Look

L’ingresso è uno spazio sintetico, stringato, riassuntivo. L’invito ad entrare nel nostro universo domestico. Un’area che descrive l’atmosfera e lo stile della casa da valorizzare con luci, specchi, sedute, tappeti ed estrosi interventi artistici e progettuali.

Tradizionale, miniml o etno – chic l’ngresso come un invito, comunica immediatamente il tono e lo stile della casa. Spesso si tratta di un piccolo vano che si prolunga in un corridoio facendo da spartiacque tra i vari locali. Illuminazione e arredamento hanno qui un’importanza fondamentale. Luci soffuse, specchi, fioriere, appendiabiti sono i necessari alleati di questo perimetro d’accoglienza.

Un rompicapo progettuale che può risolversi nel living o conservare una sua autonomia diventando un luogo di sperimentazione per la regia di scultori che piegano l’arte a funzioni decorative sottolineando con originali interventi quest’area di passaggio. Una sintesi e un assaggio del nostro appartamento da valorizzare con fantasia. Fa da spunto questo “camminamento” – come lo definisce la padrona di casa Natalia Giorgi – che dalla porta d’entrata, sinuosamente attraverso un muro/onda, conduce ai diversi locali. «È una casa del 1936, una volta concepita con tanti piccoli corridoi come una scatola cinese – racconta la Giorgi- ora grazie a grandi portali, tutto è collegato come in un ampio monolocale».

L’unico corridoio è per l’appunto quello dell’ingresso, sulla parete del quale si trovano una cornice dello spagnolo Perejaume e la Proposizione particolare di Arcangeli. A terra una passatoia cinese di fine ‘700 e la sedia Evviva in ferro e mosaico di Ugo Marano. In alto, lo specchio Hiroshi, design Laudani e Romanelli Fiam; in basso un tappeto cinese della collezione della galleria d’arte antiquaria orientale Michail.
L’aria d’allegra accoglienza, di estroversa freschezza che aleggia in questa gallery home ricavata dai locali che ospitavano la redazione del quotidiano “Sole”( padre dell’attuale “Il Sole 24 Ore”), è immediatamente percepibile dall’ingresso in un insolito tono d’azzurro. Introduce a uno spazio davvero originale sotto il profilo architettonico e soprattutto per il modo in cui viene vissuto. Alternando colazioni con amici, mostre di giovani talenti e momenti
d’intimità, Barbara Venturini, l’eclettica proprietaria, ha importato una moda nata a New York, diffusasi solo ora anche in Europa.

Dall’antica struttura con stanze inanellate l’una nell’altra di una centrale di Milano, è nato “Slobs”, raffinato e divertente luogo d’incontro e scambio d’idee e tendenze, tra insolite creazioni artistiche e artigianali, che infonde la strana piacevole sensazione di sentirsi a casa propria. Sui pavimenti in parquet tirato a cera, dipinti all’anilina in tonalità più scure, disegni geometrici che evocano l’idea dell’antico intarsio. La pittura velata alle pareti e la tecnica spugnata sugli infissi irregolari donano un vago sapore shabby-chic. In particolare, nell’ingresso blu ci sono antiche sedie cinesi, un attaccapanni Thonet e un divanetto d’inizio 900. Nelle immagini: in alto, una sedia disegnata da Ron Arad; in basso Cartoon, paravento avvolgibile. Baleri Italia.

L’ingresso di una casa che cambia pelle ad ogni nuovo happening: si intravedono il gusto
per lo sfarzo giocoso e l’istinto ad accostare tra loro pezzi di diversa provenienza.

Qui tutto è concepito per accogliere pezzi d’arte contemporanea di grande valore.
Una scenografia riproducibile, almeno nello spirito, anche con batik, stampe o
oggetti d’artigianato. Un’immagine leggera dell’ingresso che vive su pareti e soffitto.

Spazi bianchi, arredo essenziale e pezzi d’arte contemporanea hanno trasfigurato una vecchia casa colonica appena fuori Milano nell’attuale abitazione, naturale proseguimento nel privato della galleria aperta al pubblico, di Giorgio Marconi. «Non sono un collezionista orizzontale -asserisce- che documenta tutta l’arte di un certo periodo. Seguo le
mie passioni. M’interessa l’idea primigenia di un’opera, magari schizzata in uno o più disegni che mi piacciono proprio perché documentano l’insorgere dell’ispirazione». Artefici di questo che si presenta per molti aspetti come un loft, sono oltre all’appassionato gallerista, l’artista Franco Pardi e l’architetto Alberto Gardino.

Pochi mobili, solo quelli essenziali, classici del movimento razionalista che antepongono la funzionalità alla decorazione e sono ancora, nonostante l’imperversare del minimalismo,i più “trasparenti”, dunque quelli che si prestano meglio a porre in risalto le opere d’arte esposte. Ad accoglierci nell’ingresso (foto di lato) un assemblage di Alexander Calder in primo piano, un lieve mobil di Fernandez Arman e, alla prima sbirciata sull’interno ci introcono la lamiera Concetto Spaziale e la scultura Natura di Lucio Fontana. Nelle immagini: in alto la sedia Thinking Man’s Chair da Cappellini; in basso il mobile Daril di Boffi.

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