Letti

Servizio di: Azzurra Lorenzetto, architetto

Dalle grotte dell’uomo di Neanderthal ai ginecei assiro – babilonesi dai cubicola dei romani fino alle ricche stanze rinascimentali la storia del luogo più intimo e privato della casa passa inevitabilmente attraverso il letto. Importante, immenso, arioso si avvolge oggi in veli impalpabili. Una visione onirica del riposo che rivaluta l’antico baldacchino.

Sempre in movimento, nella frenesia delle nostre città, in treno, al lavoro, in palestra. Correre, correre, correre … è ormai il nostro modus vivendi. Un modo per sentirsi vivi ed attivi . . . ma a volte la stanchezza ci prende e ci fa desiderare di essere altrove . . . nella morbidezza del nostro letto! Considerato sin dall’antichità un luogo sacro, dove si rigenerano corpo e mente, protettivo come un nido, è l’alcova in cui si ritorna ad uno stato primordiale, in cui ci si spoglia dai vestiti, dai ruoli e dagli status per restare solo se stessi. Ma al di là delle connotazioni psicologiche il letto, e con esso l’area del riposo, ci rivelano l’evoluzione dei costumi e della morale nel succedersi delle varie epoche.

Nelle foto: “Edward II”. Letto doppio a baldacchino in massello di merbau con testiera e struttura in acciaio inox satinato e rivestimento in corda intrecciata. Progetto di Antonia Astori. Driade
“Marrakech”. Letto a baldacchino disponibile con legno e drappeggi in differenti colori e finiture per creare l’atmosfera desiderata. Design Leonardo Dainelli by EGOzeroventiquattro

Nel medioevo non vi era una stanza dedicata al sonno e dormire consisteva nel distendersi, neppure su un “letto”, ma su di una struttura spesso in paglia o legno nella stanza principale. Solo successivamente con il delinearsi del pubblico e del privato comparvero, nelle case delle famiglie aristocratiche, i primi letti. Questi erano incorporati direttamente nella struttura della stanza, avvolti da pesanti tendaggi e da appositi sostegni che, al di là della privacy avevano il compito di proteggere dal freddo. La “camera da letto” comparve quando i nobili nei loro palazzi (intorno al 1500) incominciarono a dedicare alcune stanze al riposo.

Nel letto, eterna culla, prolungamento vitale del ventre materno la tradizione si mescola alla
fantasia disegnando sicuri rifugi, creando estrose zattere sulle quali riprendere fiato. Ecco allora le
rassicuranti testiere, i legni scuri e resistenti le imponenti colonne che ai quattro lati del letto,
sostengono ampi veli impalpabili. E’ una nuova dimensione del riposo che ama materiali naturali,
colori sommessi, linee essenziali. Uno stile etnochic che si esprime in modo teatrale ed
evocativo ma senza esasperazioni, citando la storia con leggerezza.

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Nelle foto: “Mantra”. Un letto a baldacchino in legno Wengè d’ispirazione Fengh Shui, disponibile in diversi tessuti e colori. Compagnia del Mobile

Un simbolo di potere e ricchezza che vede protagonisti letti in legno massicci e intarsiati e decorazioni con drappeggi e tendaggi che ne ricoprivano la struttura. Successivamente con l’importazione dei legni esotici e il problema igienico i drappeggi si fecero più leggeri e furono le strutture ad essere in primo piano. Siamo alla fine dell’800 quando si abbandona lo stile Vittoriano per privilegiare letti in ottone e ferro sino, introdotto dall’art nouveau, al bambù. Con l’avvento del design il letto si fa asciutto e minimale fino all’estremo, ispirandosi ai tatami orientali.

Nelle foto: “AC Collection”. Spirito contemporaneo per il letto: in legno con sommier tessile, appoggiato su una pedana. Design Antonio Citterio Maxalto
“Zelig” è una struttura a baldacchino smontabile, in metallo, alla quale possono essere applicati molti letti e sommier. Linea Italia

Oggi, complice una progettualità che disegna spazi ampi e ariosi dove si sovrappongono le diverse aree domestiche il letto a baldacchino ritrova la sua ragion d’essere declinato in diverse interpretazioni: romantiche, etniche, high tech. Una visione onirica e rassicurante del riposo che soddisfa la voglia di tenerezza, protezione e intimità che spesso negli open space viene a mancare.

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