Austria: la via del legno

Dalle tradizioni secolari alle nuove tecnologie. Così viene garantita in questo paese nordeuropeo la copertura dell’11% del fabbisogno energetico totale

Per la natura del suo territorio l’Austria è da sempre una terra ricca di boschi, che oggi coprono il 47% della superficie nazionale e costituiscono un enorme patrimonio naturale per il Paese, gestito ovunque con moderni criteri selvicolturali.
Ciò è il risultato di una politica previdente e di una legislazione che ha assicurato un uso sostenibile dei boschi fin dall’inizio del Novecento. Dalla metà degli anni Settanta si è determinato un considerevole risveglio dell’uso della legna anche come fonte di energia. Grazie a un affidabile sistema statistico di rilevazione, oggi si può stimare che la biomassa copra ben l’11% del bilancio energetico nazionale complessivo. Con un contributo dell’idroelettrico di analogo peso, l’Austria è attualmente in grado di coprire quasi un quarto del proprio fabbisogno energetico complessivo con fonti rinnovabili. Molti fattori hanno contribuito a questo sviluppo: gli shock petroliferi degli anni Settanta, il costo decrescente della legna dovuto allo sviluppo di una produzione boschiva molto razionale e, infine, il crescente reimpiego di biomasse residue per la produzione di calore nell’industria della lavorazione del legno e della cellulosa. Sull’onda della profonda innovazione tecnologica, a partire dagli anni Ottanta, l’uso della legna è aumentato fortemente anche nel settore del
riscaldamento domestico.

Questione di rendimento
In Austria il rinnovato interesse all’uso energetico del legno (mai comunque completamente abbandonato dal dopoguerra grazie a un forte radicamento socio-culturale) è stato attivamente supportato da uno sforzo organico di ricerca a livello industriale e istituzionale per migliorare la tecnologia per l’utilizzo di un combustibile “difficile”, com’è in effetti la legna e, più in generale, per migliorare la valorizzazione energetica della biomassa sotto tutti gli aspetti. Il risultato di questi sforzi è stato un rapido e intenso sviluppo tecnologico e quindi l’immissione sul mercato di una generazione completamente
nuova di caldaie, basate sulla tecnologia della gassificazione. La conversione della legna avviene in un processo a due fasi: essiccazione del combustibile, pirolisi e gassificazione nella prima fase e combustione dei gas ad altissima temperatura in una camera di combustione specificatamente progettata nella seconda fase, con attento controllo dell’immissione di aria comburente primaria e secondaria. Queste caldaie sono caratterizzate da elevatissima efficienza e ben maggiore praticità d’uso, soprattutto nel caso di impiego di un’alimentazione completamente automatica. Quest’ultima è realizzata con la “fluidizzazione” del combustibile legnoso, in forma di cippato e di pellet. Con ciò si sono superati proprio i due principali punti di debolezza nella competizione del legno-energia con il riscaldamento a gasolio e gas naturale. Efficienze passate nell’ultimo decennio dal 60 al 90%, quindi del tutto comparabili con quelle delle migliori
caldaie a combustibili convenzionali oggi presenti sul mercato, hanno ancor più rafforzato la tradizionale economicità di esercizio degli impianti a legna. Gli elevati livelli di controllo della combustione hanno comportato anche un drastico abbattimento di tutte le emissioni inquinanti, scese di più di due ordini di grandezza. Probabilmente in nessun altro comparto delle energie rinnovabili si è realizzato un così risolutivo miglioramento tecnologico (in un arco temporale
relativamente limitato, di quindici anni) come quello avvenuto nelle tecnologie per gli usi termici della biomassa a piccola e media scala.

Dalle Kachelöfen in poi
La crescita della bioenergia in Austria è stata attentamente stimolata anche con le classiche politiche “lato domanda”, con finanziamenti e contributi, progetti pilota, supporti informativi per il grande pubblico e i gruppi-obiettivo professionali,
con una forte azione diretta e promozionale da parte delle agenzie energetiche territoriali. Oggi si può stimare in quasi 3.000 MW la potenza termica a biomassa complessivamente installata in Austria (un Paese, va ricordato, di soli 8
milioni di abitanti, meno della Lombardia) con circa:
– 400 impianti di taglia superiore a 1 MW in applicazioni industriali (50) e di teleriscaldamento civile (350), alimentati a corteccia, segatura e altri sfridi di lavorazione dell’industria forestale e dell’industria di seconda lavorazione del legno;
– 3.000 impianti nella fascia intermedia 100 kW
– 1 MW, a servizio anche di mini-reti di teleriscaldamento;
– 30mila caldaie di piccola taglia a cippato e pellet, sempre quindi ad alimentazione automatica.
A questi grandi numeri vanno aggiunti almeno mezzo milione di Kachelöfen (le tradizionali stufe rivestite in maiolica, caratterizzate, com’è noto, da una forte inerzia termica) e di caldaie a legna da ardere di nuova generazione ed elevata
efficienza, ancorché a caricamento manuale.

Un’industria innovativa
Il capillare impiego di biomasse legnose per gli usi termici a bassa temperatura a tutte le taglie impiantistiche, civili e industriali, e i “grandi numeri” della bioenergia nei bilanci energetici regionali e nazionale, fanno dell’Austria n’eccezionale
“storia di successo” nella ricerca e sviluppo di nuove tecnologie energetiche, nella creazione di un vero e proprio nuovo comparto industriale specializzato (oggi fra i leader mondiali) nell’apertura di nuovi mercati interni e internazionali per l’energia rinnovabile. La disamina delle condizioni istituzionali e di policy, nonché socio-culturali ed economiche, che hanno favorito in Austria una diffusione così a larga scala delle moderne tecnologie di valorizzazione energetica delle biomasse legnose può essere così riassunta:
– un lungimirante impegno in ricerca e sviluppo nelle tecnologie di combustione del legno, con la fondamentale caratteristica di continuità nel tempo, che ha consentito il raggiungimento di significativi risultati tecnico-scientifici;
– la creazione di efficaci canali di trasferimento tecnologico “in continuo” dal mondo della ricerca a quello della produzione per lo sviluppo e l’industrializzazione di soluzioni tecnologiche innovative e veri e propri prodotti nuovi, come le caldaie ad alimentazione automatica nel settore civile;
– un forte impegno di normazione, standardizzazione e labelling;
– la realizzazione da parte delle autorità pubbliche di sistematici piani d’azione territoriali per l’incentivazione diretta di impianti domestici e di teleriscaldamento;
– l’impiego di efficaci strumenti di diffusione dell’informazione sulle nuove tecnologie e applicazioni.
Questo organico complesso di politiche proattive sia sul lato dell’offerta che su quello della domanda, implementate dalle autorità centrali e ancor più da quelle di regioni storicamente leader come l’Alta Austria e la Stiria, si è combinato con un market pull spontaneo, generato cioè da una elevatissima sensibilità dei consumatori verso modelli energetici alternativi.
Sul “tronco” del mai abbandonato comparto produttivo per l’uso domestico della legna, si è innestato un vero e proprio nuovo comparto industriale nazionale (con una trentina di aziende), specializzato e ad alto contenuto tecnologico innovativo. In termini macroeconomici, per l’Austria tutto ciò ha comportato una fortissima capacità di penetrazione, diretta o tramite joint ventures e accordi di licenza, in tutti gli importanti mercati dell’Europa centrale.

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