E’ stato tra i miti emersi negli anni ‘70, quando il suo nome si impose alle cronache internazionali come autore, insieme con Richard Rogers, del Beaubourg. Il mito non riguardava solo Renzo Piano, allora giovane architetto baciato dalla gloria, ma anche il suo studio, collocato come un nido d’aquila sulle alture di Genova: tanto magnifico quanto lontano, quasi irraggiungibile.
A contatto col cielo, sul declivio scosceso di rocce abitato dall’aspra, irruente vegetazione mediterranea, nella prospettiva lontana del Tirreno.
Uno studio di architettura che può apparire un po’ simile alle serre di fiori che stanno abbarbicate sui pendii vicino a San Remo: ma qui, nel Renzo Piano Building Workshop, tutto è più misurato e la struttura che posa leggera sul terreno, col suo insieme di trasparenze da cui quasi riceve un tono di provvisorietà, misurate come sono dalle intelaiature lignee, l’immagine rivela la natura affatto diversa dell’insieme.Fucina di pensiero, crogiuolo di creatività, condensato di idee… definizioni di questo tipo forse potrebbero attagliarsi all’importanza che ha acquisito il lavoro dell’Arch. Renzo Piano nel mondo, ma sarebbero lungi dal descrivere il sito, che ha qualcosa di recondito e di magico, di seletto e di intimo, pur nella ricchezza delle aperture e nella facilità di interrelazione con la natura del luogo.
È nota la passione di Renzo Piano per il mare, da buon genovese ha dichiarato che se non si fosse impegnato nella progettazione architettonica si sarebbe dedicato a costruire barche e ad andare per mare. Dal suo studio questo navigare appare a portata di mano – e non a caso la pubblicazione che vi si cura, si chiama “Giornale di Bordo”.
In tale situazione, l’ascensore che conduce dal mare allo studio è un raccordo tanto fisico, quanto simbolico.E la sua cabina totalmente trasparente, abitata da poltroncine apribili come quelle da spiaggia (o da “regista” come si suol dire) gli danno un’aria vacanziera.
Fanno da completamento, o da prodromo, a un’atmosfera giocosa, per nulla in contrasto con la serietà dell’impegno professionale.
Il lavoro dell’architetto infatti implica la ricerca di un’espressione particolare di libertà, qualcosa che Piano ha sempre interpretato nelle sue opere col gusto della leggerezza, con voluti o impliciti richiami marinareschi.
L’architettura è ben radicata nel terreno, ma è votata ad aprire lo spazio di mondi ulteriori: protegge ma non deve opprimere. La cifra della transizione, l’idea di quel che sta al di là del limite, non le è estranea.
L’ascensore inclinato, che si muove tra le onde e il colle superando i tipici terrazzamenti degli Appennini liguri, reca anche questo messaggio.RPBW Renzo Piano Building Workshop a Punta Nave (Genova)
Progetto e realizzazione: Maspero Elevatori
Impianto: ascensore inclinato ad assetto variabile da 40° a 20°
Portata: 640 Kg
Capienza: n. 8 persone
Corsa totale: 125 m circa
Velocità: 1,6 m/s controllata elettronicamente