Sulle colline di Los Angeles, due vasche-canali a margine del terrazzamento superiore del giardino Testi: Leonardo Servadio Gli allineamenti si adagiano sulle isoipse aggiungendovi la loro realtà di artifizio dal sapore vagamente meccanico. L’edificio in fondo nasce da una mano che ha imparato a progettare seguendo lo stato dell’arte definito dal razionalismo lecorbusieriano, in cui vige il canto dei volumi e il respiro delle finestre a nastro entro la stereometria essenziale di cornici dal biancore astratto nella sua purezza.
La scenografia notturna pone in evidenza la “trasparenza” dell’edificio sullo sfondo della città che si stende più in
Vista dalla pedana del loggiato che definisce il fondale del giardino. Il bordo vasca è in doghe lignee e lo sfioro a cascata lungo tutto il margine verso valle. Una pedana in pietra circonda il focolare aperto. Sia questa vasca, sia Ed ecco dunque l’acqua come opportunità di esercitarsi con libertà nelle bracciate, ma anche come confine tra pendio e giardino pianeggiante: l’aspetto funzionale-sportivo unito a quello estetico grazie a una variazione dimensionale. La duplice piscina lineare non ingombra il giardino, ma ne accompagna la planimetria e offre l’occasione per evidenziarvi luoghi nuovi e originali: il braciere, anch’esso lineare coi suoi bagliori scenografici nella notte, o il pergolato che completa il bordo vasca al margine del lotto.
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