ABITARE CON L’ARTE


Tre interni caratterizzati dalla presenza di opere d’arte con cui il proprietario ha un autentico rapporto
comunicativo. Questo le rende personali e non soltanto decorative: non si tratta di semplici “quadri da
arredamento” ma di parti essenziali della casa.

Marco Carniti, regista teatrale, della sua casa milanese dice: ”Io che ho vissuto quasi sempre a Roma, qui a Milano sentivo il bisogno di avere una casa con quella luce calda che la città non era in grado di dare. Per tale motivo ho voluto un interno che avesse queste tinte dorate e solari anche nelle giornate più grige. Questa casa, dove tutto è evanescente e sembra in procinto di scomparire, mi dà una grande sensazione di rilassamento e di libertà. Non amo l’ostentazione della ricchezza e del lusso, mi bastano poche cose, anche se quelle poche le voglio belle perché sono un esteta. Non m’interessano gli oggetti preziosi come i mobili d’antiquariato o i quadri importanti; mi bastano le opere d’arte degli amici, anche se non sono quotate nelle gallerie di New York. Ma la presenza dell’arte mi è indispensabile, è una dimensione in più che si aggiunge al mio vivere quotidiano.”

Chi ha un rapporto autentico e profondo con l’arte difficilmente rinuncia ad averla sotto gli occhi in casa sua. Come neòòa casa di Marco Carniti dove l’arte "è di scena"

Sopra, un ritratto del regista Marco Carniti.
Lampade “Softlight” a nido d’ape espandibili, Molo.

Pino Casagrande, gallerista di arte minimalista.
Per lui era importante vivere in una casa con grandi superfici bianche per potervi disporre le sue opere che tendono all’assoluto e al sublime. ”Quelle che io amo sono opere il cui supporto materiale è minimo, ma in grado di comunicare sia sul piano delle idee che delle percezioni sensoriali, fino a indurre nell’osservatore attento delle vere e proprie esperienze esistenziali.”
È un mondo di idee platoniche che parla soprattutto agli iniziati, e Pino Casagrande è sempre pronto a “iniziare” chiunque voglia addentrarsi in questo cosmo rarefatto, perché sente che questo è il suo ruolo e la sua vocazione.
”Ho voluto creare una specie di “casa Guggenheim” monotematica dove vivere in mezzo alle opere, ricevendo
e ospitando gli amici. Per adattare la casa al carattere della mia collezione, nell’interno ho creato grandi spazi, arredati con pochissimi mobili minimali, molto adatti alla sua esposizione. Ma non sono il primo: molti collezionisti a Parigi, a Londra come a New York si erano comportati così in precedenza.”

In questa villa degli anni ‘30 si sono tolte tutte le cornici decorative per lasciare allo
spazio interno tutta la sua valenza geometrica dando ad ogni opera la giusta collocazione.

Il ritratto del gallerista romano Pino Casagrande.
Specchio da parete “Diamond”, Cattelan Italia.

Nell’abitazione di Natalia Giorgi gli artisti delle opere collezionate hanno collaborato anche al loro posizionamento,
curando tutto quello che le circonda. Un rapporto molto personale lega la padrona di casa sia all’architetto che ha curato la ristrutturazione, sua figlia Anna Giorgi, sia agli artisti che hanno fornito le opere per il suo completamento estetico.
“Era una casa degli anni ‘30 concepita con tanti piccoli corridoi pieni di sorprese come in una scatola cinese.
Ora, grazie alle grandi porte che arrivano fino al soffitto, tutto è collegato in continuità come se fosse un enorme
monolocale. Ho eliminato i corridoi lasciando solo un “camminamento” che partendo dall’ingresso porta, in modo sinuoso grazie a una parete ondulata, fino alla zona panoramica dove si vede il parco che circonda la casa. Qui le presenze più importanti sono le opere d’arte e la frequentazione degli artisti, assieme ai quali mi trovo molto bene perché in genere sono persone che cercano di sfuggire alla avvilente quotidianità.

Una lunga passatoia cinese di fine ‘700 percorre il lungo “camminamento” (che sarebbe
riduttivo chiamare corridoio) dove sono esposte opere di tendenza di artisti contemporanei.

Un ritratto di Natalia Giorgi nella sua casa milanese.
Lampade da terra “Coco floor” con stelo telescopico in acciaio inox progettate da Matthias Bader, &’Costa.

 

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