Sotto l’occhio del cielo


ARCHITETTURA CHIESA DI GESÙ SALVATORE AVENA DI IONADI (VIBOVALENTIA)

Nel centro geografico della Diocesi, l’edificio si presenta come una gemma di universo, completa e conclusa. La pianta ellittica dà origine al proprio interno a una cupola emisferica che sorge al di sopra del luogo della celebrazione.

Appare un po’ come un igloo, un po’ come una tenda del pellegrino e, secondo quest’ultima immagine, ricorda il nomade che vaga su una terra che potrebbe essere un deserto su cui riversare fatica e impegno per renderlo fertile.
L’edificio, ellittico in pianta, raccoglie molte diverse suggestioni: le due torri che affiancano l’ingresso trovano un riscontro negli ieratici templi nordafricani – e il biancore delle superfici esterne rimemora quei contesti assolati – mentre il lastricato irregolare dell’ampio sagrato sembra riprendere le immagini della terra spaccata dal sole cocente.
La chiesa sorge felicemente singola, evidenziata dallo spazio libero attorno, autosussistente nella sua completezza: conclusa nel suo profilo avvolgente.
La cupola è immagine della volta celeste e, in quanto tale, ha una forma definitiva, resta come una gemma dell’universo che si contempla dall’interno, mentre dall’esterno se ne pregusta lo spazio che si dilata isotropicamente.
Qui la collocazione delle due torri impone una direzionalità e valorizza l’accesso, preceduto da un’ampia scalinata. Così il complesso torri-cupola diventa una composizione di masse e volumi rappresentativi della facciata. E il portale non ha bisogno di ulteriore dotazione di magniloquenza: resta come l’elemento evidente nel contesto, il varco cui fanno da sentinella e presidio le due presenze simmetriche che lo affiancano.
E il morbido stondarsi delle pareti in coincidenza con l’apertura addolcisce e rende accogliente quella che potrebbe essere una architettura da fortilizio.
Inoltre, in questo modo, il giustapporsi di volumi stondati e di superfici piane, unite al sopraelevarsi sullo zoccolo della base, stabilisce la complessità del sito. La chiesa è evidente e separata, ma allo stesso tempo accessibile e aperta.
La semplice nitidezza del disegno la inserisce con logica inalterata tra le architetture vernacolari del Meridione,
sorte dalla lunga tradizione che le conforma quali difesa dal calore solare, mentre ancora non si perde il ricordo delle torri di guardia che punteggiavano la costa a difesa dalle incursioni dei pirati.
La chiesa è sempre luogo che assume su di sé la storia di una civiltà e si pone come punto di riferimento.
E l’architettura di questa chiesa non è gridata né esuberante, né manifesta una ricerca esasperata.
Si pone con pacatezza, come continuazione di un discorso che viene dal tempo passato e che appartiene senza riserve al sito. E non risponde a convenzione di sorta.
D’altro canto all’idea generale non sembra corrispondere una soluzione definita nel dettaglio.
Per esempio il raccordo tra torri e volume risulta un poco faticoso.

Una vista dalla pavimentazione del sagrato, che con la sua trama
irregolare ricorda la terra crepata dal calore del sole. I due campanili
inquadrano l’entrata. Pagina a lato, la prospettiva verso l’abitato.

È difficile il passaggio dalle superfici piane a quelle arrotondate.
Ma anche l’espediente non è estraneo alla tradizione…
Così, seppure appena costruita, la chiesa già risulta onusta di quelle piccole discrasie che di solito danno conto di un percorso lungo, e di sovrapposizioni accumulatesi nel tempo. Così, alla forte logicità della pianta, corrisponde in alzato un accostarsi di soluzioni che aggiungono eterogeneità alla coerenza.
Sull’asse ingresso-altare si innestano due volumi sovrapposti.
Il volume esterno, ellittico, accoglie l’ingresso e due camminamenti laterali che da questo si dipartono e che in alzato si leggono come una fasciatura che digrada in altezza, dalle torri verso la parte absidale.
Il volume interno semisferico accoglie la chiesa vera e propria, l’aula in cui si allineano i banchi lungo i raggi che si dipartono dall’altare.
La struttura stellare della cupola si raccoglie ad evidenziare l’oculo sommitale, la “chiave” della volta.
La trama strutturale in cemento a vista resta così evidente e diviene, secondo la migliore tradizione edificatoria, emblema di sé stessa, ornamento dello spazio, misura delle sue dimensioni.
Sul fondo, uno sfondato apre una parete bianca su cui si staglia una scultura di Cristo con le braccia alzate, gesto in cui si unisce la crocifissione e la resurrezione.
La centralità dell’assemblea resta incisa dalla luce che spiove dall’apertura sommitale centrale, mentre la centralità dell’altare resta evidenziata dal fatto che vi convergono i vari settori dell’assemblea, oltre che dal complesso formato dalla scultura arborea su cui si eleva l’immagine di Cristo. Si sente lo stacco tra i vari momenti, ma si sente anche l’intento di riconciliarli assieme.
A volte si vedono edifici in cui l’aspetto esteriore è inteso come maschera, come copertura.

A sinistra, dall’alto: prospetto laterale e piante della chiesa e degli ambienti sottostanti.
Pagina a lato, in senso orario: vista laterale; camminamento interno perimetrale (con le possenti strutture di sostegno sagomate); particolare scalinata e portale strombato; l’aula sottostante la chiesa.

Chiesa di Gesù Salvatore a Vena di Ionadi (Vibo Valentia)

Progetto e d.l.: Arch. Vincenzo Carone con Arch. S. Monteleone, Arch. P. Vartuli, Arch. U. Staropoli
Calcolo strutture: Ing. Nazzareno Fialà
Panche: Caloi Industria, Susegana (Treviso)
Impianti riscaldamento: Valsir, Vestone (Brescia)
Opere scultoree: Michele Zappino, Milano Dati dimensionali: 2387 mq superficie costruita, 1500 mq pareti rivestite

Qui vi è invece una coincidenza tra apparato strutturale e manifestazione formale.
La trama di linee geodetiche che costituiscono la cupola è in evidenza all’interno, e questo, lungi dal disturbare,
aggiunge significato alla composizione.
La cupola semisferica che ospita l’assemblea si eleva in un ritmo di linee spezzate che si aprono alla luce. E, oltre i pilastri su cui poggia la cupola, ecco il passaggio perimetrale: questo aggiunge dinamicità all’ambiente che in tal modo resta unico ma articolato. Sfruttando il leggero declivio del terreno, sotto la chiesa si apre un livello basso che resta
libero alla luce tranne che in coincidenza col fronte principale. Qui, attorno all’ambiente centrale si allineano aule per catechismo e altri servizi parrocchiali.
La canonica sporge accanto alla parte absidale, un poco sulla destra rispetto all’asse principale della chiesa.
Il prospetto laterale si manifesta come un susseguirsi di porzioni di spirale in leggera ascesa. La variazione cromatica delle superfici evidenzia la differenza di quota e di ingombro.

(L.S.)

Dall’alto: sezione trasversale; vista dell’aula verso
l’altare: si noti l’oculo che sovrasta l’assemblea.

ARREDI Quando l’assemblea abbraccia l’altare

La forma a cupola della chiesa di Gesù Salvatore ripropone con linguaggio contemporaneo una tipologia antica, che si è identificata con le costruzioni storiche a pianta centrale e con l’incrocio tra transetto e navata: ovvero, come l’elemento che sovrasta il cuore del luogo di culto. Per mantenere la massima coerenza tra architettura e arredo,
le panche prescelte sono di forma curva.
Si tratta del modello “Ecclesia” di Caloi Industria.
Tali panche hanno fiancate realizzate in 5 pezzi, per alleggerire le linee e consentire giochi di luce.
I tagli concentrici dei fianchi si sposano con lo sviluppo curvo dei banchi, con raggi variabili per garantirne
gli allineamenti.
L’essenza prescelta è il rovere di Slavonia: il colorito è chiaro e la sua rinomata solidità e compattezza garantisce la durata nel tempo.
Il legno è stato stagionato all’aperto per anni, secondo la prassi consolidata del produttore. Tale operazione infatti offre al legno proprietà organolettiche completamente differenti e garantisce una maggiore durata, rispetto ai sistemi di essicazione a forno, che eliminano l’umidità ma non compattano le fibre.
Data la rilevanza delle panche nella chiesa di oggi, la loro forma e qualità intrinseche sono di primaria importanza nella definizione dello spazio di culto.

S. Em. Card. Tarcisio Bertone benedice l’altare.
In basso: le panche Caloi a profilo curvo concentrico.

 

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