Diverse armonie tra i poli liturgici


Il disegno architettonico della chiesa non può mai prescindere dall’organizzazione del suo spazio liturgico. Le tre soluzioni che illustriamo nelle pagine seguenti sono tutte frutto di attente riflessioni maturate nell’ambito di ambienti culturali ed ecclesiali differenti. Realizzazioni dal carattere marcato che introduciamo con il commento del Rev. Dr. Prof. Manlio Sodi.

Quanti "poli" nell’aula ecclesiale?

Può sembrare una domanda che rinvia a una risposta scontata, pensando principalmente a uno o al massimo due "poli". Di fatto l’interrogativo intende provocare una riflessione che non sempre risulta scontata, sia nel profilo teorico, sia nei risvolti pratici della progettazione. E una rivista come "CHIESA OGGI architettura e comunicazione", che intende declinare il rapporto tra architettura e comunicazione, offre un confronto perché la scelta architettonica interpreti e favorisca quella comunicazione che solo si attua attraverso il culto celebrato in uno spazio ben determinato. In un simile contesto di comunicazione – umana e soprattutto divina – il condizionamento dei linguaggi attivati è determinante nel facilitare o nell’ostacolare sia la forma sia il contenuto del dialogo che si intesse tra un’assemblea celebrante e la Trinità Ss.ma.

Rev. Prof. Dr. Manlio Sodi

In questa linea, l’attenzione ai codici linguistici chiamati a interagire passa attraverso il significato che si intende dare alla loro logica spaziale e di collocazione nell’ambito di una struttura finalizzata in modo esclusivo a far sì che quel luogo permetta la realizzazione del paradigma di ogni autentica comunicazione quale si attua, appunto, nella liturgia. Nella storia dell’edificio destinato al culto l’altare, con la sua posizione di assoluta centralità, è sempre stato il punto di essenziale riferimento architettonico, in vista di un altrettanto imprescindibile riferimento per il compimento dell’azione liturgica e della partecipazione a essa. Non sempre si può dire la stessa cosa per l’ambone. La storia di questo "polo" celebrativo, la sua evoluzione, la sua collocazione, la sua scomparsa, la sua trasformazione e spostamento nel pulpito, e oggi il suo ritorno alla funzione e significato originari, è quanto mai emblematica nella sua eloquenza. La riforma liturgica auspicata e voluta dal Concilio Vaticano II ha comportato una riattivazione della logica distribuzione dei "poli" in vista di una partecipazione alla liturgia non più considerata come azione esclusivamente "clericale" ma deliberatamente "assembleare", e per sottolineare il valore delle due mense! In questo movimento di volumi e di spazi in cui la liturgia è chiamata a dialogare costantemente con l’arte e l’architettura (oltre che con la musica, il suono e vari altri codici espressivi…), l’attenzione ai vari "poli" cui deve convergere l’assemblea va rispettata e rimotivata ad alcune condizioni non precostituite, ma dipendenti da prospettive di teologia liturgica.

Photo courtesy by Eamon Hedderman
© 1968-2008 Monastero di Bose – photorchiv

Meritano di essere ricordate, per comprendere meglio i tre esempi offerti come dibattito: – La Parola al centro. Ogni assemblea è riunita perché convocata da una Parola; da qui il ruolo essenziale dell’" altare della Parola", primo polo di attenzione: un luogo da cui si propone un annuncio e un approfondimento, perché si compia il "sacrificio di lode" nel cuore del fedele.
– L’altare simbolo del sacrificio. L’annuncio della Parola si compie nei linguaggi simbolici del sacrificio, tesi ad esprimere il sacrificio interiore e vitale del credente; e la mensa eucaristica, secondo polo di attenzione, costituisce il richiamo concreto a ciò che si compie sull’altare della vita del credente.
– Lo spazio dell’assemblea. La disposizione dei fedeli in atteggiamento di ascolto, di lode, di adorazione e di invocazione, costituisce il terzo polo di attenzione, anche se potrebbe essere considerato come primo!
Una riflessione sullo spazio destinato al culto deve necessariamente tener presenti anche altri poli come l’aula penitenziale, il tabernacolo per la reposizione, il luogo per la conservazione degli oli sacri, la cappella feriale…
Sono elementi che dialogano con l’insieme del progetto iconografico per un’armonia di linee, di colori, di giochi architettonici in vista di un’armonia ineffabile qual è quella dello spirito che si nutre dei santi misteri. I tre esempi su cui si posa l’occhio e si apre il confronto sono la risultante di altrettante situazioni assembleari e soprattutto ecclesiali. Denotano una visione ecclesiologica che riflette scelte teologiche, mentre le rilancia come messaggio per chiunque
vi si lasci immergere.
– La parrocchiale di Garniga nell’evidenziare i vari poli garantisce una partecipazione ai diversi momenti della celebrazione in modo tale che l’assemblea si sente accolta in un movimento spirituale e vitale in cui, anche
se l’avvio è dato dalla scelta della collocazione laterale dell’ambone e del cero pasquale, l’assemblea viene avvolta
come da un vortice – iconizzato dalla disposizione circolare dei punti luce sopra l’altare – che trova nella centralità dell’altare e nella croce astile, che sembra raccordare i due "poli" fondamentali, il punto di arrivo e insieme il punto da cui ripartire per tornare alla vita. L’immagine dellanavis è saldamente radicata, e può offrire una partecipazione piena dell’assemblea che, in tal modo, si sente come afferrat
a per essere essa stessa trasformata in "parola di Dio"! La collocazione e la struttura del tabernacolo, della sede del celebrante, del fonte battesimale, e dell’acquasantiera
contribuiscono ad accentuare questo dinamismo.

A destra, dall’alto: le piante della parrocchiale di Garniga, della Holy Family Church a Belfast e
della chiesa del Monastero di Bose. Tre esempi di disposizioni liturgiche per tre contesti diversi.
Pagina a lato, da sinistra: vista verso l’altare nella parrocchiale di Garniga, l’ingresso all’aula liturgica
irlandese e vista verso l’ingresso nella chiesa di Bose.

– La parrocchiale irlandese si colloca in uno spazio ovale difficilmente gestibile sotto l’aspetto celebrativo. La
duplicità pur assiale dei poli (ambone e altare) sembra ben assorbita in unità dalla disposizione dei fedeli. Resta problematico il "guardarsi in faccia" dei fedeli; cosa che può creare più disagio che apporto positivo.
Per tradizione, la disposizione dei fedeli è orientata verso un punto costituito soprattutto dall’altare e dalla croce; e non per timore di guardare il fratello, ma per prendere dallo sguardo intenso sul crocefisso e sugli altri elementi della simbolica iconografica la forza per guardare il fratello nelle strade della vita.
La cura somma degli elementi iconografici sembra quasi scomparire e non invece arricchire l’esperienza di fede celebrata di un’assemblea versus Dominum.
– La chiesa del Monastero di Bose, nella sua radicale semplicità, pone l’orante – sia assorto in preghiera personale,
sia avvolto nella corale lode monastica – in un insieme di elementi che rinviano principalmente al sacrificium laudis. Da qui il luogo della Parola, al centro, tra l’assemblea e i due cori monastici, e la mensa per il sacrificio.
Qui il polo dell’annuncio viene a costituire – a differenza dell’altare – il punto di convergenza tra l’atteggiamento
stabile del monaco orante e quello di chi si unisce momentaneamente al ritmo della comunità.
Ottima soluzione in contesto monastico, a cui contribuisce anche il movimento delle luci (e delle ombre); certamente non funzionale qualora lo stesso spazio fosse destinato a un servizio parrocchiale. Tre esempi di disposizione di "poli".
A quale condizione può darsi una discussione critica?
A condizione che si identifichi la scelta ecclesiologica di partenza e soprattutto… di arrivo.
Anche l’edificio contribuisce in modo determinante a scrivere una pagina di ecclesiologia nel cuore e nella vita del fedele quando lo spazio parla con la dinamica eloquente delle sue forme, e tali forme si confondono con i linguaggi di una celebrazione che avvolge la vita dei credenti con la simbolica dell’arte che, oggi come in passato, riesce ad iconizzare il mistero qualora essa sia frutto di un atteggiamento orante e spirituale dell’artista architetto che si confronta assiduamente con i libri liturgici.

Rev. Prof. Manlio Sodi, SDB
Liturgista, Università Pontificia Salesiana

Biografia

Manlio Sodi

Nato a Sinalunga (Siena) il 22 gennaio 1944.

Risiede a Roma presso la Università Pontificia Salesiana dove lavora come professore ordinario. Nella Facoltà di Teologia – di cui è stato Decano-Preside dal 1999 al 2005 – è titolare della cattedra di Liturgia, Sacramentaria e Omiletica.
Ha conseguito la Licenza in Teologia presso l’Università Pontificia Salesiana (1973); la Licenza in Liturgia presso l’“Anselmianum” (1975); e il Dottorato in Liturgia presso lo stesso “Anselmianum” (1978).

Ha diretto e realizzato la collana “Monumenta Liturgica Concilii Tridentini” (6 volumi; 1997-2005). Attualmente dirige e coordina: a) la collana “Monumenta Studia Instrumenta Liturgica” (dal vol. 7° in poi, dal 2000), edita dalla Libreria Editrice Vaticana (= Lev), Città del Vaticano; b) la collana “Monumenta Liturgica Piana” (dal 2007 in poi), edita dalla Libreria Editrice Vaticana; c) la collana “Quaderni di Rivista Liturgica” (dal 2000), edita dal Messaggero, Padova; d) la collana “La persona al centro” (dal 2007 in poi), edita dall’Oasi Città Aperta, Troina (Enna).

Ha collaborato con varie “voci” ai seguenti Dizionari: Dizionario di Catechetica (Elle Di Ci, Leumann 1986), Dizionario di pastorale giovanile (Elle Di Ci, Leumann 1989, 21992), Dizionario di Scienze dell’Educazione (Elle Di Ci, Sei, Las, Leumann – Torino – Roma 1997), Dizionario di Teologia della Pace (Dehoniane, Bologna 1997), Dizionario di Spiritualità biblico-patristica (Borla, Roma 1996), Dizionario di Mistica (Lev, Città del Vaticano 1998), Dizionario di Liturgia (San Paolo, Cinisello B. 1984, 22001), Dizionario di Teologia del Sangue di Cristo (Lev, Città del Vaticano 2007), e soprattutto alla direzione e redazione del Dizionario di Omiletica (Elle Di Ci – Velar, Leumann – Bergamo 1998; ristampa 2002).

Dal 1984 al 1999 è stato Consultore della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti. Dal 1994 è Consultore dell’Ufficio Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice. Dal 1999 è Membro Ordinario della Pontificia Accademia di Teologia. Dal 2002 è Socio Ordinario della Pontificia Accademia Mariana Internationalis.

Dal 1978 è membro del Consiglio di redazione di «Rivista Liturgica» (fondata nel 1914), e dal 1997 ne è anche Direttore www.rivistaliturgica.it).

In qualità di Consulente liturgico collabora con Studi di architetti per la costruzione di nuove chiese o per il loro adeguamento secondo quanto stabilito dalla riforma liturgica voluta dal Concilio Ecumenico Vaticano II:

1. Chiesa parrocchiale “S. Maria della Speranza”, Roma (Studio Valle; progetto ed esecuzione);

2. Chiesa parrocchiale “Ss. Ippolito e Cassiano”, Laterina-Arezzo (Studio Sampaolo; adeguamento del presbiterio);

3. Tempio Don Bosco a Cinecittà, Roma
(adeguamento del presbiterio);

4. Duomo di Pienza-Siena (Studio Bianconcini; adeguamento del presbiterio);

5. Chiesa parrocchiale “S. Pietro ad Mensulas”, Pieve di Sinalunga-Siena (Studio Bianconcini; adeguamento del presbiterio; progetto ed esecuzione);

6. Chiesa parrocchiale “Ss. Cirillo e Metodio”, Dragoncello-Roma (Studio Sampaolo; progetto);

7. Chiesa parrocchiale “Martiri di Selva Candida”, Roma (Studio Barbera; concorso-progetto);

8. Chiesa parrocchiale “Regina pacis”, Vibo Valentia (Studio Rossiello; progetto);

9. Tempio-Duomo, Rione Terra, Pozzuoli, Napoli (Studio Bozzoni;

10. Concorso progettazione del restauro); Duomo di Urbino (Studio Bianconcini;

11. Adeguamento del presbiterio; progetto ed esecuzione);

12. Chiesa abbaziale dell’Abbadia San Salvatore – Siena (Studio Bianconcini;

13. Ambone: progetto ed esecuzione); Chiesa parrocchiale di Montefollonico – Siena (Studio Bianconcini; adeguamento del presbiterio;

14. Cappella dello Studentato teologico internazionale di Ratisbonne, Gerusalemme (Studio Bianconcini; adeguamento del presbiterio e ristrutturazione);

15. Duomo di Albano, Roma (Studio Bianconcini;

16. Adeguamento del presbiterio) – Chiesa parrocchiale “San Marciano Vescovo, in Cervinara (Avellino) (arredo degli interni).

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