La bioarchitettura

Tratto da:
Cucina bella e buona N°74
Progettare da vera terrestre: "rendere sana la cucina con la bioarchitettura"
 

Incontrare Emilia Costa é sempre piacevole e stimolante.Si inizia a parlare di bioarchitettura e delle tematiche del vivere sano e improvvisamente tutto diventa talmente interessante da volersi intrattenere giornate intere intorno a questi argomenti.Questa volta la nostra attenzione si rivolge all’ambiente della cucina,fulcro della nostra casa e concepita come parte integrante di un ecosistema locale.

Emilia Costa ha dedicato la sua vita professionale a progettare secondo natura. Dopo essere stata allieva nel corso di “Biologia ed ecologia applicata all’edilizia” organizzato dall’Istituto di Baubiologie di Monaco di Baviera. Consegue il dottorato di ricerca con una tesi su l’Architettura ed ecologia e successivamente inizia una collaborazione con la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano dove insegna Tecnologia, puntando sulle biocostruzioni e sui prodotti ecologici per l’edilizia. Dal 1987 interviene a numerosi seminari e convegni sulla bioarchitettura in tutta Italia (Pesaro, Ragusa, Bologna, Milano…) e all’estero (Berlino, Stoccolma, Helsinki e Madrid). Contemporaneamente all’attività didattica si dedica a quella progettuale. Ha lavorato alla ristrutturazione di un villaggio rurale vicino a Siena e al recupero di 2 edifici realizzati in auto costruzione a Lucca. Consulente urbanistica e architettonica al Comune di Modena per la progettazione di un quartiere ecologico nella frazione di Cognento, ha all’attivo numerose pubblicazioni sui temi della Bioarchitettura e collabora con “Guida Verde” come responsabile scientifico.
Cosa significa per lei oggi fare Bioarchitettura?
Significa progettare da vera “terrestre”, sapendo quali linee progettuali seguire nel costruire uno spazio stimolante e rigenerante per chi lo utilizzerà. Scegliere prodotti e materiali che non inquinano o distruggono l’ambiente, ricorrere a tutte le risorse climatiche (sole, vento, pioggia) per produrre energia e ridurre così i consumi energetici ed infine impegnarsi a non produrre rifiuti o detriti che non siano riutilizzabili o riciclabili.
Si parla molto di edilizia ecologica, ma quali sono i veri requisiti perché una casa sia considerata sana?
Una casa é sana quando aprendo la porta ci accoglie, ci incuriosisce, ci protegge. Sono sentimenti che ognuno rappresenta in modo personale: chi con un openspace, chi suddividendo gli spazi, chi valutando cosa si vede dalla finestra…etc. La casa rispecchia le nostre indecisioni, il tempo che dedichiamo a noi stessi, gli imbrogli e le bugie che ci raccontiamo. Tecnicamente una casa é sana quando non ha umidità sui muri e regge bene lo sbalzo termico caldo/freddo, facendoci risparmiare nei consumi energetici; è sana quando non siamo disturbati dai rumori, perché é ben insonorizzata, quando gode di una buona illuminazione naturale senza eccessi di riverbero, quando é costruita e finita con materiali che “invecchiano bene” e che diventano più belli con il passare del tempo e soprattutto non rila-sciano nell’aria sostanze tossiche. Per finire una casa sana ha un campo elettromagnetico favorevole alla “bioenergia” del corpo. Che ruolo ha oggi la cucina all’interno di una casa ecologica? La zona destinata alla cottura dei cibi é il luogo della casa che ha subito più trasformazioni nel tempo. Pressocché inesistente all’epoca dei romani, fino al medioevo la maggior parte della gente acquistava cibi già cucinati e da consumare immediatamente. Anche in tempi più recenti i vasellami e le pentole erano rari in casa e fino alla fine dell’ottocento venivano lasciati in eredità, solo mezzo secolo fa rompere una delle stoviglie era considerata, dai più, una sventura. Oggi mentre si pensa ad una grande cucina tradizionale, di fatto si acquistano cibi già pronti, dall’insalata lavata e tagliata, a quelli da cuocere in pochi minuti o già caldi da consumare subito. Questo perché non riusciamo a ripetere il rito della cottura quotidiana. Paradossalmente siamo tornati, per motivi diversi, nella stessa condizione del passato ed ha ripreso forma l’antica divisione del lavoro tra chi consuma e chi prepara il cibo. Nel frattempo le nostre cucine sono piene di pentole ed elettrodomestici – come frul-latori, spremiagrumi, robot, tostapane – la cui obsolescenza é rapidissima: quando appaiono sul mercato sono un reale aiuto ma in pochi anni finiscono in cantina perché sorpassati dalla vendita di succhi e cibi già pronti. Cucinare cibi laboriosi è un’occasione di festa e di raro raccoglimento della famiglia. Si continuano ad produrre e acquistare grandi cucine ma é probabile che lo stesso cambiamento che abbiamo vissuto quando é sparita la divisione tra pranzo e soggiorno o quando é comparso l’ufficio in casa per cui i tavoli e gli armadi sono diventati polivalenti, succederà anche per i mobili della cucina: perderanno il loro linguaggio tipologico per diventare oggetti ergonomici dai mille usi. Cambiano i modi di cottura, ci si avvia verso il saluto della fiamma libera a favore della costosa elettricità e nel frattempo cambiano anche i sapori della cottura: chi non conosce la qualità del cibo cotto sulla legna o in una bella pentola di pietra rispetto alle altre moderne forme di cottura? Perché non avere una bella cucina-serra dove poter piantare le erbe profumate, avere a portata di mano pomodori, zucchine e altre verdure fresche?
Gli odori in cucina costituiscono un problema che ancora oggi anche la tecnologia più recente non sem-pre é riuscita a risolvere. Qual’é il segreto di una la casa sana?
L’odore dei cibi é sicuramente un altro problema da affrontare: in molti appartamenti gli odori ristagnano per giorni, chi non si scusa per il “buon profumo” di fritto o di cavolfiore nell’aria? Pochi relazionano questo problema con i materiali edili e le rifiniture dei mobili che si hanno; Solo in una casa naturale, fatta di materiali igroscopici e traspiranti (legno naturale o trattato a cera, malta di calce alle pareti, mobili tradizionali) o nelle vecchie baite in legno e nelle case di terra cruda tutti gli odori spariscono e si tra-sformano. Quindi sia chi desidera una cucina tradizionale sia chi vuole cucinare in soggiorno ha nelle mani una potente carta da giocare: TUTTO ECOLOGICO!

CUCINIAMO CON IL SOLE
Utilizzare l’energia solare sta diventando un metodo alternativo e competitivo rispetto a quelli tradizionali. L’applicazione più diffusa é il riscaldamento dell’acqua attraverso i pannelli solari. Ma perché non pensare ad una cottura dei cibi attraverso il sole? Questo é quello che propone Gianni Crovatto, ex progettista dell’IBM, attraverso l’impiego del suo forno solare. Esponendo il forno al sole e sfruttando “l’effetto serra” si procede alla cottura dei cibi con ottimi risultati: raggiunge una potenza di 1,5 Kw con cui si possono cuocere ben 6 kg di pane! I vantaggi economici non sono eccezionali, perché la costruzione di un forno solare é ancora costosa e complessa, ma cucinare con l’energia del sole significa non consumare combustibile, non inquinare e non produrre fumo e cenere. Per chi vuole approfondire le conoscenze sui forni solari segnaliamo questi siti internet: www.solarcooking.org www.digilander.iol.it/giannicrovato

LA DIGITAL HOUSE : un nuovo alfabeto in casa La nostra casa cambia e si trasforma in un dialogo tra noi e gli elettrodomestici. L’era digitale entra nelle nostre abitazioni e l’elettrodomestico si trasforma in un amico e alleato che gestisce i propri consumi e si rende accessibile al controllo a distanza. Nella Digital House ogni gesto quotidiano diventa l’espressione di una vita più agevole, più confortevole, più libera dai vincoli dello spazio e del tempo. La gestione della nostra casa migliora e con una serie di componenti per il controllo multiambiente ( ripetitore ad infrarossi, preamplifi-catore audio/video multizona, una tastiera interamente programmabile che controlla il sistema A/V, il teleallarme via telefono, fax o e-mail ) ogni stanza entra a far parte di un sistema altamente tecnologico e “intelligente”.

UNA CUCINA PER PARLARE
Cucina, luogo per preparare il cibo o luogo di conversazione? Fin dall’infanzia la ricordiamo come l’ambiente dove i grandi scherzavano e discutevano preparando il cibo e parlando di cose vere, mentre le discussioni di circostanza le riservavano al salotto. Drammi e racconti felici erano gli ingredienti della mia cucina da piccolo: mia sorella hippy, la tata ex partigiana, mia nonna grande cuoca e la mamma le ho conosciute proprio qui. Insomma, mille sapori e mille ricordi che oggi ci servono per realizzare la nostra cucina, come centro della casa o come angolo di cottura rapida: slow o fast food rimane l’importanza di averne una veramente funzionale e bella.

A cura di Stefano Cappello con Emilia Costa

 

   
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