Oggi il nostro universo mentale non è più quello trilitico delle origini e nemmeno quello “simmetrico” del Partenone, è semmai quello, disancorato da ogni riferimento alla storia e alla natura, degli “ismi” dell’avanguardia storica, dal cubismo al suprematismo, al neoplasticismo.
Poi ci sono stati movimenti più drammatici, come l’espressionismo e il destrutturalismo, e oggi ci troviamo a vivere in un fienile con pareti sghembe e tanta geometria, felici di non essere più tra volte ed archi. In questa casa – fienile ricca di virtuosismi formali, di incontri e di incastri tra superfici pure e parallelepipedi bianchi, si respira la rinuncia alle forme tradizionali.Dopo aver ammirato la coerenza formale del linguaggio architettonico (e di design) qui impiegato, salta all’occhio la disinvoltura con cui si sono tenute in vista le strutture ottocentesche del fienile: è bastato dare una mano di bianco vissuto alle pareti e al tetto a falde rifatto, per trasformarli in uno sfondo complice di questo concentrato di modernità. Del fienile originario non resta che il volume e una parete di mattoni traforata per la ventilazione del fieno (oggi tamponata). Le ragioni di queste sopravvivenze? I vincoli del comune per la volumetria, e la nostalgia del passato per il muro in mattoni traforato tipico dei fienili tradizionali.