Case di montagna

A La Salle, in Valle d’Aosta, l’architetto Andrea Vecchi ha costruito un rustico con i volumi di una villetta anni ‘60. Un passaggio forte: dalla poetica brutalista allo spirito contadino.

Progetto: Andrea Vecchi, architetto
Foto: Athos Lecce
Intervista di: Walter Pagliero

Il committente aveva acquistato sopra a La Salle, in Valle d’Aosta, una villetta che voleva trasformare in una casa contadina “à l’ancienne”. “La costruzione era degli anni sessanta e in tutt’altro stile-ci spiega l’architetto Andrea Vecchi- andava dunque ricostruita secondo le tecniche e i materiali tradizionali. Vicino a quella casa c’erano dei rustici originari abbastanza belli e li abbiamo presi come modello; subito dopo è seguita un’attenta ricerca degli esecutori, che dovevano disporre di vecchi materiali di recupero e conoscere le tecniche di costruzione originali; li abbiamo trovati mentre ricostruivano delle baite nella valle.

Si trattava dei fratelli Pierino e Bruno Barailler di La Thuile, maestri di sci d’inverno e artigiani restauratori fuori stagione, nonché recuperatori dei materiali provenienti dalle demolizioni della zona. Nella villetta acquistata, cui eravamo vincolati solo per i volumi, non c’erano materiali da recuperare in quanto era stata costruita in tutt’altro modo, e nemmeno la forma si poteva conservare, in quanto la si preferiva più simile alle baite circostanti. Il tetto era fortemente asimmetrico, con una falda che arrivava quasi fino a terra: come prima cosa, per compensare i volumi, l’ho fatto diventare simmetrico.” A questo punto vorrei spezzare una lancia a favore dell’architetto della costruzione precedente: il tetto asimmetrico non era una banale stravaganza, ma faceva parte di una poetica, quella dell’architettura “brutalista” degli anni ’60, che puntava su materiali lasciati brutalmente grezzi (in questo caso il cemento a vista e il tetto in lamiera di rame) e su forme desunte dall’avanguardia storica.

“Poteva essere originale, ma di quella originalità il proprietario non se ne faceva nulla e anch’io come fruitore visivo non l’avrei mai apprezzata. Il brutalismo è stato un movimento interessante, ma penso che vada visto nel suo contesto. Il brutalismo, che è nato in Inghilterra, messo su una collina di La Salle non era apprezzabile. Questi posti di vacanza, se non c’è un po’ di autocontrollo, rischiano di diventare facilmente Disneyland”.

Io la vedo più come una testimonianza storica. Il giudizio poteva essere diverso negli anni ’60, quando i giovani vestivano e pensavano in un altro modo e non avevano il timore di rivoluzionare troppo le cose…

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Questo cambiamento di punti di vista mi ricorda l’ostracismo dato allo stile liberty negli anni ’30, quando era diventato talmente intollerabile che i suoi mobili vennero in gran parte distrutti.
“Certo, anche in architettura si alternano le mode; adesso si apprezzano soprattutto le case rustiche con muri in pietra eseguiti a secco. Questa impresa artigiana che ha avuto l’incarico dei lavori ha iniziato a cercare le pietre, i materiali per il tetto, a eseguire i mobilio secondo modelli contadini tradizionali. Gradualmente hanno demolito tutto e ricostruito al suo posto una casa in pietra con struttura in legno e il tetto in “lose”, la locale pietra a spacco. L’orditura di travi del tetto, col trave maestro e le altre chiamate chevron, è tutta in larice, mentre l’assito è in legno di pino.
Anche le grondaie sono fatte con un tronco di larice scavato e rivestito all’interno in rame per aumentarne la durata. I pavimenti sono in vecchie tavole di larice spazzolato e trattato a cera. Il soppalco è stato fatto solo su una parte, in modo da lasciare uno spazio aperto che dà respiro alla zona living e permette alla luce della vetrata di espandersi liberamente. Anche se limitato, questo soppalco riesce a contenere una camera da letto e un bagno.”

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