La programmazione della retrospettiva su Gaetano Pesce, organizzata dalla Byblos Art Gallery per settembre, e una mostra sul “mobile scultura” di Valerio Gaeti, promossa dalla Fondazione Aldo Morelato ci offrono lo spunto per affrontare oggi un tema centrale all’interno del dibattito culturale: la produzione seriale può diventare arte? Il confine è diventato labile. Sarà opportuno considerare cos’è arte oggi o forse che questo tempo non indugia più in Nelle foto: “Big Red Vase”, in resina, 1991, Gaetano Pesce. L’unicità non è più presupposto discriminante, nell’epoca della serialità industriale diversificata dove ogni oggetto non è una copia ma un originale. Il “mobile- scultura” piuttosto che qualsiasi altro complemento non è più un pezzo d’arredo e nemmeno solo una scultura. Assolve ad un dovere morale kantiano intramontabile, questo sì. Il tempo è materia primaria e componente fondamentale della sua arte. La ricerca e la tensione verso il nuovo è condizione inevitabile dell’essere. Da ciò deduce la vita, da ciò il futuro, ed il futuro trascende il presente nell’interpretazione artistica. V.G.
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