Il Concerto delle Campane di San Carlo è composto di cinque elementi, di peso e note diverse, tali da poter riprodurre varie melodie. È stato realizzato nell’antica Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone nel 2005.
La quarta campana, offerta da don Dante Gemmiti in ricordo della sua azione pastorale dal 1969, pesa kg 250 ed ha un diametro di 70 cm cui corrisponde la nota musicale DO. Reca scolpita l’immagine di San Giovanni Battista, con la scritta Ecce Crucem Domini fugite partes adversae (Ecco la Croce del Signore fuggite suoi avversari). SAN CARLO BORROMEO Figlio di Gilberto II Borromeo e Margherita Medici di Marignano, sorella di papa Pio IV, crebbe nella nobile e possidente famiglia Borromeo. Tra i racconti aneddotici della prima giovinezza si narra che durante l’occupazione spagnola della Rocca di Arona, proprietà dei Borromeo, egli partecipò in prima persona alla difesa. All’età di circa 12 anni, suo zio, Giulio Cesare Borromeo, gli affidò un’abbazia (cioè l’ufficio e la dignità di abate), il reddito della quale fu da lui devoluto interamente per la carità verso i poveri. Studiò diritto canonico e civile a Pavia. Nel 1554 morì suo padre. Pur avendo un fratello maggiore, il conte Federico Borromeo, gli fu richiesto dai parenti prossimi di prendere il controllo degli impegnativi affari di famiglia. Solo dopo un certo periodo poté quindi riprendere i suoi studi, laureandosi nel 1559. A Pavia creò nel 1564 una struttura residenziale molto attrezzata per ospitare studenti universitari di scarse condizioni economiche ma con elevati livelli di preparazione e attitudine allo studio; istituto che da lui prese il nome di Almo Collegio Borromeo. Questa istituzione rappresenta il più antico e prestigioso collegio storico di Pavia e tra i più antichi d’Italia. A Roma Successivamente fu nominato arcivescovo di Milano. In conformità ai desideri del papa, visse in modo cònsono al suo elevato grado sociale, caratterizzandosi però per la sua temperanza e la sua umiltà che non furono mai tralasciate. Ritorno a Milano Negli anni del suo episcopato, dal 1565 al 1584, si dedicò alla diocesi milanese costruendo e rinnovando chiese (i santuari di Rho Si impegnò in opere assistenziali in occasione di una durissima carestia nel 1570 e, soprattutto nel periodo della terribile peste del 1576-1577, detta anche "peste di San Carlo". Nella diocesi impose regole severe, come la separazione di uomini e donne nelle chiese e la repressione degli adulteri; inoltre pretese la sottomissione alle regole vescovili di religiosi e laici organizzando anche una milizia privata (e armata) ai suoi diretti ordini con funzioni di polizia, il che ovviamente lo portò a scontrarsi con le legittime autorità preposte al mantenimento dell’ordine civico. In questo scontro non esitò a ricorrere anche alle scomuniche, pur di prevalere sulle autorità secolari. Ciò gli valse numerose critiche ed accuse di eccessivo rigorismo da parte delle autorità civili milanesi. La soppressione degli Umiliati I quattro responsabili dell’attentato alla sua vita furono arrestati e giustiziati secondo le leggi in vigore. I beni dell’ordine soppresso, furono quindi devoluti ad altri ordini ed in particolare i possedimenti a Brera furono dati ai Gesuiti e furono finanziate opere religiose come le costruzioni del collegio Elvetico e della chiesa di San Fedele. Rei confessi,sotto tortura,Gerolamo Donato,detto Farina,i Prevosti, Girolamo di Cristoforo di Vercelli,Lorenzo da Caravaggio condannati a morte:Bartolomeo da Verona,delatore,condannato a 5 anni di carcere: autori della congiura.[ Giovanni F.Carlo Bescapè,"Vita di S.Carlo Borromeo,Ingolstadii,I592,rist.Milano,I965,pagg.I99-2II.]. Nonostante le Diete di Ilanz del 1524 e del 1526 avessero proclamato la libertà di culto nella Repubblica delle Tre Leghe in Svizzera, il Borromeo combatté il protestantesimo nelle valli svizzere, imponendo rigidamente i dettami del Concilio di Trento. LO SCUROLO lo "Scurolo di San Carlo" sotto l’altare del Duomo di Milano, che dal XVII secolo accoglie le spoglie del santo arcivescovo milanese. Morì il 3 novembre 1584 a Milano lasciando il suo patrimonio ai poveri. Fu proclamato beato nel 1602 e fu canonizzato il 1º novembre del 1610; la ricorrenza cade il giorno dopo la sua morte, il 4 novembre. Fino a qualche decennio fa, questo giorno era anche una festa nazionale italiana, in quanto cade anche la ricorrenza della vittoria nella prima guerra mondiale. Nel processo di canonizzazione i contemporanei dettero l’appellativo di "Castissimo" a Carlo Borromeo per la sua tenacia nella virtù della castità e della verginità consacrata. In gioventù aveva gettato a terra un suo vecchio servitore reo di avergli fatto accomodare una donna nel suo letto pensando di fargli cosa gradita, e non immaginando la sensibilità religiosa del giovane signore. San Carlo rimase terribilmente sconvolto anche imbattendosi nella moglie del Barbarossa, la bionda e bella Leobissa, dai Milanesi per scherno effigiata nuda nella pietra e in atto di radersi come usavano le prostitute. Essa aveva da secoli partecipato con la sua familiare immobile presenza, a tutto lo scorrere della vita cittadina. Nel vederla incombente a gambe larghe sul suo troppo santo capo dall’arco di Porta Tosa, il santo si sentì oltremodo beffato e annichilito. Nulla infatti più delle femmine, anche se del tutto vestite, o riprodotte addirittura nude, anche se nel freddo marmo, odiava mortalmente «il Castissimo, in tutta la sua vita non volendo parlar mai con donna alcuna, anche se gli fosse stretta parente» (Padre Grattarola). Il Sancarlone
Viene ricordato da una gigantesca statua ad Arona chiamata il Sancarlone, che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere il culmine di un Sacro Monte a lui dedicato, ma mai completato. Tale opera, alta 23 metri, in lamina di rame fissata con rivetti, su un’anima in muratura (al cui interno è possibile accedere), ha ispirato la tecnica di costruzione della Statua della libertà.
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