Casa oggi modi di vivere

La modernità delle grandi ville californiane degli anni ‘30 e ’40 si manifesta attraverso un linguaggio formale caratteristico: un incastro di parallelepipedi, quasi un gioco di scatole, fatto di pareti e soffitti piatti, tutti intonacati di bianco, con grandi vetrate alte quanto un piano.

Nel libro “Pacific Houses” di Cynthia Reschke, edito da Harper Collins di New York e distribuito in Italia da Di Baio
Editore, vengono descritte con molte foto a colori una ventina di ville moderne, dislocate in varie nazioni, con due cose
in comune: sono molto belle e hanno davanti a sé la vista sconfinata dell’Oceano Pacifico. Tra queste abbiamo scelto, per entrare nel discorso, due ville della California: una che si potrebbe definire storica in località Pacific Palisades (nel suo nucleo centrale risale al 1949) e l’altra, recentissima, in una zona di grandi ville a Belmont. La prima ha una nascita illustre in quanto opera dell’architetto Richard Neutra, che è stato il principale interprete americano della nuova architettura nata in Europa negli anni ‘20 in origine definita “razionalista” e poi col nome di “international style”. Nella sua trasposizione nello spirito del luogo, Richard Neutra conservò l’impianto rigorosamente geometrico e razionale delle architetture di Gropius e del Bauhaus, ma lo dilatò in dimensioni e in articolazioni tipicamente californiane. Entrò talmente nello spirito del luogo e nelle aspirazioni dei suoi clienti della West Coast, che ancor oggi la sua influenza nei nuovi progetti di ville sul Pacifico è innegabile e carica di esiti positivi, anche se il linguaggio dell’architettura è notevolmente cambiato.

Nelle foto: Alcuni disegni del progetto originale di questa villa dovuti alla mano del maestro del razionalismo Richard Neutra, dove risulta evidente come la complessa articolazione volumetrica sia studiata al fine di ottenere una
sua magistrale collocazione nell’ambiente.

Grandi ville californiane affacciate sull’oceano

La nobile semplicità degli interni è legata all’invenzione delle pareti completamente vetrate, dove i grandi vetri scorrevoli partono dal pavimento e arrivano senza interruzioni al soffitto. Tale semplice manufatto (in quei tempi molto costoso) regala all’architettura l’aspetto trasparente e luminoso di un cristallo di quarzo o di un diamante dal taglio squadrato. Una diretta conseguenza è il fluire trasparente dello spazio interno in quello esterno e viceversa, passando attraverso spazi protetti intermedi come i terrazzi muniti di pensilina.

Si tratta di un’architettura adatta a zone dal clima mite (e la California lo è), dove ci si deve difendere più dal sole con grandi sporgenze del tetto piatto che dal freddo (qui infatti bastano piccoli radiatori inseriti nel pavimento). I pochi mobili che arredano la villa risalgono agli anni ‘50 e seguono gli stessi criteri di trasparenza, funzionalità e rigore geometrico. Unico limite (o grande pregio) di questa architettura è l’impiego di vasti spazi quasi illimitati.

Questa villa californiana che sorge sulle verdi colline di Belmont è un parallelepipedo rigato che ricorda l’architettura
messicana pueblo. Le finestre asimmetriche conferiscono un tono di sofisticata modernità, così come lo sbalzo che stacca il primo piano dal piano terra. L’intonaco blu violaceo la vuole invece assimilare all’architettura spontanea della
zona dovuta all’immigrazione messicana.

Come si può già capire da questi esempi, tra le ville presentate nel libro intitolato“Pacific Houses” di Cynthia Reschke, distribuito in Italia daDi Baio Editore, spiccano in modo particolare quelle della California che hanno il pregio, per noi italiani, di avere una sensibilità molto vicina a quella europea, più equilibrata e confortevole di quella giapponese o
sudamericana.

In Edicola

In questa struttura assai moderna l’interno è volutamente sobrio e il mobilio, scelto tra pezzi di design vintage, ha i colori primari della tradizione razionalista. La posizione panoramica della villa porta a valorizzare al massimo la lunga
parete finestrata; quindi niente tende e un colore neutro dell’intonaco (un beige chiaro) per inquadrare con luminosità il paesaggio.

Negli interni domina un minimalismo molto colorato

Dietro il divano fa da sfondo un alto setto murario dietro cui si nasconde parzialmente una libreria. Molto riuscito il blocco cucina con sgabelli per cocktails e rapidi spuntini: un gioco d’incastri con parallelepipedi grigi e piani d’appoggio (tra cui un poggiapiedi) in marmo nero.

Condividi

Utilizziamo i cookie per offrirti la migliore esperienza sul nostro sito web.
Puoi scoprire di più su quali cookie stiamo utilizzando o come disattivarli nella pagine(cookie)(technical cookies) (statistics cookies)(profiling cookies)