Case di campagna

L’originale recupero di un’antica torre nel pavese

La grande fenditura che attraversa verticalmente la facciata principale della torre, provocata in un lontano passato dal crollo del camino e della relativa canna fumaria, è stata abilmente valorizzata dall’architetto per inserire, in un abile gioco di incastro, una grande vetrata che mette ancor più in evidenza la verticalità dell’edificio.

Progetto: Giancarlo Carena, architetto
Servizio di: Luisa Carrara
Foto: Athos Lecce

Un antico rustico nei dintorni di Pavia. Una torre del 1200 sapientemente recuperata con l’ausilio di moderne tecnologie. Ecco come l’architetto Giancarlo Carena, proprietario della casa, è riuscito a trasformare la grande fenditura, provocata da un crollo strutturale avvenuto nel passato, in un’occasione di progetto che ha dato vita ad una soluzione compositiva carica di personalità. A pochi chilometri da Pavia, in un tranquillo e soave angolo di campagna, si erge un antico rustico circondato tutt’intorno da un grande prato, l’ideale per vivere all’aperto e godersi il paesaggio. La casa, guardandola dall’esterno, appare articolata in due corpi: una torre centrale, risalente al 1200, e due case coloniche aggiunte nei secoli successivi; del complesso fa parte anche una piccola corte interna
dove è stato creato un giardino sul quale si affaccia un delizioso portico.

Altre piccole modifiche, come l’apertura di due finestre a nord della torre, nel ‘500, sono state apportate nel tempo.
Ma l’elemento di maggior attrazione, quello che salta subito all’occhio, è la grande fenditura che attraversa verticalmente la facciata principale della torre, provocata, in un lontano passato dal crollo del camino e della relativa canna fumaria. L’architetto ha deciso abilmente di sfruttare questa "frattura" per inserire, in un abile gioco di incastro, una grande vetrata che mette ancor più in evidenza la verticalità dell’edificio. Circondata da mattoni a vista, permette alla luce naturale di irrompere nell’ambiente interno creando un’atmosfera estremamente suggestiva. Nel contempo ne è risultata una splendida opera di recupero nonché un esempio di come sapientemente può essere riportata a nuova vita e resa attuale un’antica struttura. Internamente gli spazi sono stati divisi utilizzando degli elementi funzionali che, con l’aiuto di moderne tecnologie, hanno permesso di coniugare ingegnosamente capacità tecnica e fantasia, nel rispetto della tipologia locale e delle norme della conservazione.

Nell’area giorno spiccano i divani blu e la dormeuse fucsia “NewTone” di Massimo Iosa Ghini, Moroso.

A questo proposito è interessante notare come il progettista abbia deciso di lasciare a vista sia le antiche feritoie medievali che la balconata in ferro lungo i quattro lati che collega le due ali dell’edificio al piano superiore. La casa, dal punto di vista strutturale, si compone di due piani: al piano terra ci sono il salone di rappresentanza, la zona pranzo e la cucina, con annesso lateralmente lo studio di architettura; al piano superiore si trovano la zona notte, la biblioteca e la sala da biliardo. Gli spazi interni sono stati sfruttati secondo un criterio di grande razionalità, fondendo in modo audace stili di diverse epoche e ottenendo un risultato d’insieme insolito e davvero accattivante; sia la distribuzione dei locali che quella dei percorsi segue un principio di geometria formale. Ma l’ambiente principale dell’intero edificio è il grande "open space", lo spazio a doppia altezza che, grazie alle bianche superfici delle pareti, riflette ed amplifica la luce proveniente dalla vetrata alleggerendo tutta la struttura d’insieme. E’ proprio la vetrata l’elemento che domina su tutto, incontrastata, e costituisce il vero ed autentico fulcro emotivo della casa: oltre a permettere la comunicazione visiva tra interno ed esterno e a far superare la percezione di chiusura che altrimenti caratterizzerebbe tutto l’ambiente, dal punto di vista compositivo rappresenta un risultato di notevole valore formale. Il colore ovunque predominante è il blu, una scelta suggerita dalle siepi di lavanda che corrono lungo il lato ovest della casa: blu è il colore dell’antico soffitto a capriata, simile ad un grande cielo notturno; di blu sono dipinti gli infissi; ancora il blu ricorre negli elementi di arredo. Nel salone, il deciso contrasto tra nuovo e antico, è evidente. Se infatti una nota di calore è rappresentata dal camino del seicento, alle pareti sono presenti quadri moderni, tra i quali spicca un grande
dipinto di Francesco Saltara. In generale gli accostamenti cromatici rivelano un estremo rigore e una grande compostezza.

Nelle foto: Sedie di modernariato di Franco Albini degli anni ‘50 e salottino di famiglia; a destra, tavolo di recupero e
sedie di Philippe Starck, Kartell.

Del resto, l’uso uniforme degli stessi materiali e degli stessi colori contribuisce a far sì che la casa appaia più ampia di quanto non sia in realtà. Bisogna tener presente che nel restauro sono stati usati solo materiali vecchi. Alcune porzioni delle strutture murarie originali sono state lasciate volutamente a vista proprio per valorizzare ed evidenziare
le antichetecniche costruttive. In questo modo l’architetto ha saputo creare dei "dettagli decorativi” che riallacciano il filo storico con la tradizione. L’unico elemento fortemente "tecnologico" è la scala metallica che collega il piano inferiore a quello superiore, ove è stato creato un soggiorno, un ambiente caratterizzato da ampi divani che invitano
a passare piacevoli momenti di relax. Anche qui c’è un camino, delimitato da un lato dalla libreria e dall’altro da un grigliato di mattoni che chiude l’apertura.

In Edicola
Nell’immagine a sinistra un biliardo dei primi del ‘900; divano argentato “Bristol” disegnato da Enrico Baleri,
Baleri Italia; Lampade a sospensione, Candle. Sopra un’immagine del pranzo con le sedie di Franco Albini.

Biografia

Giancarlo Carena, architetto

Vive e lavora nel pavese. Laureato nel 68 con tesi-progetto di insediamento residenziale, seguita dall’arch. Albini. Dopo tre anni di esperienza in uno studio professionale, ha iniziato la libera professione. Ha sempre mantenuto con rigore il principio che l’architettura deve essere: funzionale, economicamente contenuta, tesa a contribuire al miglioramento della qualità della vita. Tra le sue realizzazioni: Casa del Sole – Travacò Siccomario; ristrutturazione dell’albergo Miravalle in Val d’Aosta; palazzetto dello sport di Pavia e Benevento (concorsi vinti); risanamento conservativo di alcuni edifici e cascine lombarde.

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