Creare una casa da un antico fienile

Interventi di ristrutturazione in Valle Imagna

Questa casa, sola e stagliata su un verde pendio di montagna, comunica al visitatore uno spirito di vita dedito alla natura e lontano dalle densità logoranti dei centri urbani. E’ così che la videro la prima volta gli attuali proprietari e subito capirono, in accordo con l’architetto, che avrebbero dovuto preservarne ad ogni costo l’integrità per goderne i benefici che così francamente prometteva.

Ristrutturazione e fotografie: arch. Stefano Ravasio

Questa costruzione nasceva in origine come fienile e ricovero per il bestiame dei pastori della Valle Imagna a Brumano, uno tra i paesi più piccoli d’Italia con solo 85 abitanti, in provincia di Bergamo. Una tipologia architettonica tipica e diffusa in questa valle, con il tetto a falde spioventi in pesanti piode, la grande apertura in facciata per lo scarico del fieno, la costruzione in pietra appena rinzaffata con una malta rustica e tradizionale quasi a non voler coprire completamente la bellezza della pietra naturale. L’intervento di ridestinazione in casa d’abitazione richiedeva operazioni pericolosamente invasive, ma da subito il progettista decise di limitarle al necessario, di utilizzare materiali di recupero e, quando fosse stato impossibile, prodotti artigianali dal chiaro spirito rustico.

La casa ristrutturata vista dal pendio a valle. Si nota il mantenimento del
coronamento di facciata in pietre originali di Berbenno e i muri in pietra a vista
rinzaffati con malta rustica tradizionale.

Il primo passo era garantire condizioni abitative ed igieniche salubri: a tal fine il progetto ha previsto la rimozione di parte del terrapieno dalla facciata principale per areare i muri in pietra e per realizzare un piccolo terrazzamento, indispensabile anche per il deposito dei materiali; si è proceduto quindi alla creazione di un vespaio al piano terra e di una intercapedine d’aria sulla parete a monte. La pavimentazione del piano di campagna, sia all’interno che all’esterno, è stata realizzata con grosse lastre di pietra naturale provenienti dalle cave di Berbenno, trasportate in loco con teleferica. Il solaio che crea il piano della zona notte all’altezza del finestrone è stato ottenuto con travi e listoni grezzi di recupero e impostato ad una quota poco più alta del precedente e deteriorato assito del fienile, in modo da
mantenere inalterate le altezze ridotte tipiche delle case di montagna. Un terzo livello soppalcato in legno è stato progettato sfruttando come appoggio la grossa trave centrale della capriata, lasciata integra e completamente a vista per godere dei suggestivi spioventi del tetto.

Nelle foto: il fienile prima della ristrutturazione.
La casa vista dal sentiero a monte.

Valle Imagna

La Valle Imagna, nelle Prealpi Bergamasche, è aperta sulla fascia collinare prossima alla pianura e presenta contorni ben definibili sia per la morfologia fisica, sia per i segni dell’intervento umano. Come altri ambienti prealpini ha vissuto i problemi della crescita e della conservazione della sua identità. La valle, come quasi tutte le Valli bergamasche, era terra di emigranti, i quali al loro ritorno hanno voluto avere la propria autentica dimora.

Fortunatamente gli interventi edilizi non sono stati invasivi, il turismo si è sviluppato rimanendo rispettoso del contesto locale ed in molti luoghi la natura è rimasta inalterata, ospitando attività secolari di pastorizia e allevamento. Accanto a centri che hanno sviluppato una loro vocazione al turismo, si sono costituite attività industriali e commerciali che hanno fortemente limitato il fenomeno dell’emigrazione. La valle è riuscita così a mantenere un equilibrio tra il proprio sistema ambientale e le trasformazioni degli ultimi cinquant’anni.

Il piano terra ha accolto una cucina in muratura, decorata con semplici rombi di marmo bianco tra listelli grezzi di ardesia e con antine, mensole e armadietti di legno non trattato, realizzati su disegno. Il lavabo e i ripiani sono tutti in marmo bianco recuperati in vecchi cantieri. La parete interna verso valle, con una piccola nuova finestra, è stata lasciata con la pietra a vista per mantenere lo spirito dell’antico ricovero e ad essa si è addossata una panca in muratura che ospita i commensali del lungo tavolo di legno. Mentre su tutte le pareti l’architetto ha mantenuto vivo lo spirito del luogo esponendo oggetti di vecchi lavori locali (i collari di legno per gli animali, le trappole per le faine, paioli in rame, ciotole in legno), nel disegno del camino ha optato per un segno lievemente colto con l’adozione di due
pilastrini circolari in acciaio imbullonati sul basamento rivestito di ardesia a sorreggere, con un dettaglio ironicamente industriale, una grossa trave di legno che porta la cappa intonacata grigia. Accanto al camino, e unica fonte di riscaldamento insieme a quest’ultimo, una vecchia stufa a legna per potenziare l’indispensabile apporto di calore.

L’orditura del tetto

Nella zona di Brumano i tetti delle antiche abitazioni e i fienili sono generalmente a due spioventi e in alcuni casi anche a quattro, con pendenze marcate fino a 60°. La struttura portante principale è costituita da un sistema di capriate semplici con i puntoni spesso realizzati congiungendo due tronchi con staffe di ferro. Il monaco è assente e larigidità del telaio è ottenuta con una grossa catena tenuta tra i puntoni e da una minore verso il vertice della capriata. La trave di colmo e una mediana portano la struttura secondaria degli arcarecci.È nel manto di copertura che si rivela la tipicità di queste costruzioni. Sugli arcarecci sono fissati a distanza ravvicinata travetti orizzontali e nell’incavo tra arcareccio e travettoè gettato un riempimento di malta sul quale si incolla la lastra di pietra posata orizzontalmente.

Le piode (pietre) sono di pietra di cava di Berbenno ed hanno uno spessore che supera talvolta gli 8 centimetri. La stesura orizzontale sfrutta poco la superficie della lastra, che in ampia parte è occupata dalla pietra superiore, e nello stesso tempo implica che i muri perimetrali siano fatti proseguire oltre l’inserimento delle travi del tetto per offrire una superficie di appoggio alle lastre più basse, che si trovano a sporgere dal filo del muro. Quest’ultima soluzione, congiunta al fatto che i puntoni e gli arcarecci rimangono annegati nella testa del muro, comporta l’assenza della gronda, la cui funzione è assolta in parte dall’ultima lastra del manto. L’intervento di ristrutturazione, nell’impossibilità di mantenere il manto originale per la condizione delle pietre in larga parte irrecuperabili, ha adottato lastre di recupero, ma ha previsto il mantenimento delle piode originali in facciata, isolandole dal tetto mediante un cordolo di contenimento del manto impermeabile della nuova copertura posto nella mezzaria dell’ampio muro perimetrale.

Nelle foto: la sezione con il rifacimento della soletta e il prospetto laterale.

Il collegamento col piano superiore è consentito da una scala col piè d’oca d’invito in grossi lastroni a spacco di pietra naturale e i gradini successivi in legno, a sancire in quest’ unione anomala l’incontro dei due materiali che danno nuova voce alla casa e che sin dalla sua fondazione ne hanno costituito l’anima. Tutti gli infissi, prima assenti, sono stati realizzati su disegno tradizionale e mantenuti senza trattamento e con vetro semplice. Alla base del grande finestrone del primo livello il progettista ha aperto nella soletta un ampio taglio di luce con una spessa lastra di vetro calpestabile, necessario peraltro per aumentare il soleggiamento altrimenti ridotto del piano terra.

Nelle foto: Una vista della facciata principale con il terrazzamento in parte lastricato con pietra di Berbenno e in parte
lasciato a prato.
L’intervento di rimozione del pendio per liberare parte della facciata e la pianta del piano terra con la realizzazione
della scala e della controparete areante.

Un intervento nel rispetto dell’impianto originale

Tipiche costruzioni di montagna

I nuclei delle antiche abitazioni della Valle Imagna rivelano una molteplice varietà di forme. È evidente una stretta corrispondenza tra il tipo di materiale presente in loco e la conseguente diffusione di un modo di costruire. Il rapporto tra geologia e paesaggio costruito è tanto più stretto quanto più isolati o disagevoli sono i luoghi. A causa dell’isolamento durato fino all’ottocento, nelle zone più interne la dipendenza è stata assoluta e si è ricorso allo stesso tipo di pietra non solo per le murature, ma anche per i tetti. La tipologia delle strutture e il loro rapporto con il contesto presentano ricorrenze significative. Nella zona di Brumano e della vicina Fuipiano le contrade erano destinate alla residenza e al lavoro di persone addette alla silvicoltura, alla raccolta del fieno e all’allevamento e la regola che disciplinava la disposizione degli edifici era quella dell’esposizione al sole e della facile comunicazione con i terreni circostanti e il prato. La struttura interna della dimora unitaria vede al piano terreno la stalla, la cucina, una eventuale altra stanza di soggiorno invernale, un altro locale che serve da ripostiglio o per la conservazione del latte o la cantina.
Al primo piano il fienile e la camera da letto e ad un terzo livello il solaio. Il tetto è un elemento
distintivo della costruzione, con le falde a forte pendenza (fino a 60°) e le piode di spessore fino
a 8 centimetri disposte orizzontalmente a gradinata a gravare sui muri interamente in pietra
spessi fino a 70 centimetri. Caratteristica la scarsa presenza delle gronde. Le scale comunemente
sono interne; i primi gradini sono in pietra, gli altri in legno.

Ai fienili si entra direttamente, dove il pendio lo permette, o salendo una scaletta di pochi gradini di calcare; altrimenti si usano le solite scale a pioli. Le aperture (porte e finestre) nelle costruzioni più antiche sono ad arco, specialmente dove si cava la pietra in blocchi più grandi; generalmente, però, e per i secoli più recenti, sono ad architrave. Le finestre sono normalmente piccole e al pianterreno quasi sempre protette da inferriate. In molti casi i contorni sono di legno. L’ingresso del fienile ha una forma molto particolare che si incontra, tra l’altro, anche su tutto il versante della Val Brembana prealpina e in Val San Martino: vano rettangolare, chiuso da due m
uretti nella parte bassa. Numerose le stalle sparse sui prati. Esse sono di piccole dimensioni, con struttura molto semplice: pianta rettangolare, stalla al piano terra e fienile al piano superiore, con botola per il fieno e accesso su lato diverso da quello dell’ingresso della stalla. Possiamo annoverare tra le costruzioni rurali anche gli“essiccatoi” per le castagne. Sia le costruzioni sparse, sia le case aggregate in contrade, costruite con pietra locale riducibile a strati regolari, presentano una varietà di tessuti murari in relazione con il diverso spessore dei materiali: così, dove affiora il calcare troviamo costruzioni a tessuto compatto, a grana grossa; dove invece dominano gli scisti abbiamo tessuti più minuti.
Lo stesso effetto si riscontra negli altri manufatti minori, primi fra tutti i muri di sostegno, che si adattano ancor più delle altre costruzioni alle qualità del materiale reperibile in loco. I muri degli edifici sono generalmente di pietra a vista. Molto usate le lastre di pietra a strato sottile e contorno irregolare per i pavimenti degli interni, sia a piano terra, sia ai piani superiori; in questi ultimi le pietre sono posate sopra spessi impiantiti di legno. (“Valle Imagna”, ed. Bolis – Bergamo)

La rinascita da un’antica storia

Nelle foto: il camino con i pilastri circolari in ferro e l’architrave ottenuta con una trave di legno di recupero.
La parete in pietra lasciata a vista e la scala in pietra e legno.
Il taglio in vetro calpestabile nella soletta.

Pietra di Berbenno

Pietra sedimentaria calcarea antigeliva di notevole durezza, è estratta nelle due cave di Ravagna e di Valsella presso Berbenno e Ponte Giurino. All’estrazione presenta una colorazione nera che nel tempo tende ad un grigio chiaro. Dopo l’estrazione non viene segata, ma tranciata, per questo presenta sempre il tipico aspetto della pietra a spacco. E’ la pietra locale prevalentemente utilizzata in tutta la Valle Imagna, ma è diffusa anche in Val Brembana, Seriana e nella zona dell’alto lecchese. E’ adatta per opere esterne quali lastricature, muri di contenimento, manti di copertura, cordoli, opere ornamentali, rivestimenti esterni, ma potrebbe essere proposta, previa levigatura, in interni, con un colore grigio scuro e una tessitura ad opus incertum di notevole interesse.

Particolari difficoltà si sono presentate nella copertura: le piode originarie, in larga parte ammalorate e friabili, erano posate a secco con ampi interstizi per garantire l’areazione del fienile e non garantivano un’adeguata protezione dalle perturbazioni della montagna. Si è così dovuto procedere alla stesura di un nuovo manto di copertura adottando lastre di ardesia posate nel modo tradizionale di queste valli, ma, progettando due cordoli di contenimento laterali piombati, sono state mantenute le piode di coronamento originali del tetto, le quali sulle facciate disegnano il profilo unico e tipico di queste costruzioni. Le facciate esterne sono rimaste intatte, fatte salve alcune operazioni di ritocco e pulitura e le rettifiche delle aperture per il collocamento degli infissi. Il pendio a prato circostante non è stato toccato al di fuori del terrazzamento davanti alla facciata principale, comunque mantenuto nelle dimensioni strettamente necessarie alla permanenza all’aperto.

 
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