I raccordi verticali del Multiplex Certosa a Milano
Progetto Arch. Giancarlo Marzorati con D. Mutti Testo Loredana Santandrea
Milano è una città di flussi. Il suo centro storico si è allargato in modo concentrico nel corso dei secoli: quel che era periferia solo una trentina di anni or sono, oggi è considerato parte della zona più “intima” della città. E la periferia si è spostata nei comuni della cerchia, là dove un tempo c’erano prati e campi coltivati. Così Milano è diventata luogo di flussi: la sua popolazione raddoppia durante le ore diurne, per via dei “commuter” che arrivano dai centri vicini. L’UCI Cinema Certosa è ubicato in uno dei posti più importanti per i raccordi tra la città e le sue propaggini esterne, le decine di cittadine e paesi che sono diventati luoghi di residenza. Il simbolo di questo edificio, dedicato al tempo libero, è una piramide di cristallo posta prossima al curvone del viadotto che convoglia il traffico dalla città verso la tangenziale ovest e le autostrade per Varese, Malpensa, Sesto Calende, Torino. Uno degli snodi autostradali più densi. La piramide a sviluppo verticale rende visibile il complesso multicinema a chi arriva in città, e trasforma lo sviluppo orizzontale dell’edificio in un gesto di slancio verso il cielo: ma in modo non monumentale, bensì leggero, adatto al tenore del luogo in cui l’architettura è un fatto essenzialmente funzionale. L’edificio contiene tante sale cinematografiche e consente agli imponenti flussi di pubblico di passare ordinatamente attraverso spazi comuni per dirigersi alle diverse sale di proiezione. In tale ambiente, dominato dalle grandi dimensioni e dalla serialità costruttiva, le possibilità di espressione architettonica (intesa come libero gesto creativo che aggiunga un valore estetico al fabbricato) sono limitate.

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I due ascensori sono avvolti a spirale da due scale in ferro, contraddistinte da due colori diversi, che hanno funzione strutturale e salgono nelle parti laterali mentre si interrompono in ballatoi nelle parti frontali.

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I raccordi verticali sono tra i pochi elementi che porgono il destro per suggerire immagini che alludano al campo della libertà espressiva, eludendo la semplice oggettiva necessità funzionale. Il progettista ha colto l’opportunità di elaborare i pochi registri disponibili, per compiere un’opera che comunichi un senso di gradevolezza estetica a chi varca la soglia del multicinema. Nell’impianto rettangolare dell’edificio si allineano sei sale, di diversa dimensione ma tutte caratterizzate da platee che scendono verso lo schermo, con accessi principali al livello alto. Nel grande volume della hall, in cui si assommano i cartelloni pubblicitari delle proiezioni correnti e future, alternati ai punti di ristoro, ai distributori automatici, alle biglietterie, vi sono due luoghi fondamentali: due complessi scala-ascensore, posti da parti opposte rispetto alla sala maggiore, baricentro del complesso. Sono quasi due torrioni interni che si arrampicano verso le finestrature aperte nella parte alta delle pareti. I vani-ascensore appaiono come pilastri smaterializzati entro cui scorrono le cabine. Alcuni metallici piedritti ne accompagnano lo sviluppo verticale, segnandone gli spigoli e dando consistenza alla completa trasparenza dei cristalli che si pongono a diaframma tra vano corsa e atrio. Ma più ancora di tali elementi trasparenti, i raccordi verticali sono individuati dalle scale elicoidali che, con andamento eguale per entrambi, li avvolgono come in un abbraccio protettivo. La scala è la struttura portante del vano (e in nessun altro luogo il termine risulta appropriato quanto lo è qui: “vano” infatti significa propriamente “vuoto”). In questo caso il vuoto in cui si muovono le cabine è rappresentato dallo spazio attorno al quale si avvolgono le rampe metalliche. Queste salgono con pendenza minima, interrotta da brevi ballatoi: privilegiano l’ampiezza dei gradini rispetto all’altezza, così che muoversi a piedi non appare scomodo, ma riposante.

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Dall’alto: la pianta del livello superiore: si notano le posizioni dei due ascensori circondati dal viluppo delle scale; poste in linea e divergenti dalla zona mediana, le due scale mobili. La planimetria dell’area al livello terra: si notano i parcheggi antistanti. Prospetto laterale. Pagina a lato, dall’alto: rendering della piramide; la facciata dal parcheggio; rendering dell’edificio nel contesto: segnate dai fari delle auto in corsa, si notano le corsie del viadotto autostradale.

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Del resto, la corsa degli ascensori è piuttosto breve. Se gli ascensori stanno ai lati della hall, la parte mediana di questa appare come una piazza aperta tra due ali: due scale mobili che dal livello basso si dipartono con andamento divergente, come grandi, eleganti scalee che formano una composizione plasti
ca. Due ali che stabiliscono una continuità visiva tra il livello alto e quello basso e inquadrano una zona centrale nella quale – in alto – sta l’accesso alla sala principale. Nell’economia del luogo, sono queste scale gli elementi in maggiore evidenza, che con immediatezza accolgono il visitatore.
Lo sbarco al livello alto di una delle due scale mobili (quella che si trova a destra di chi accede all’edificio). Le due scale mobili segnano un varco nella soletta, che diventa un balcone interno sull’atrio. In basso: vista dell’altra scala mobile, al livello basso.
Caratteristiche tecniche
Multiplex Certosa a Milano Scale mobili:: n. 2 impianti OTIS mod. 506 NCE Progettista impianto: D. Mutti Portata: 9000 persone/ora Velocità: 0,50 m/s Gradino: 1000 mm Inclinazione: 35° Dislivello: 3950 mm Sistemazione singola Balaustre in cristallo Cassone in cristallo con illuminazione interna blu (che rende visibili i meccanismi di movimento della scala) Avviamento con fotocellula Frecce di segnalazione del senso di marcia agli sbarchi
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