Energie sostenibili in Germania


Un programma federale lanciato all’inizio degli anni Novanta ha diffuso la cultura delle energie sostenibili. Ha coinvolto più di 700 congregazioni evangeliche e parrocchie cattoliche che sono state tra le prime a dotarsi di impianti fotovoltaici. Su tale spinta l’industria tedesca è diventata la più importante produttrice di questi impianti nel mondo.

In Germania si è già concretata la rivoluzione “verde”: le energie morbide, “alternative” hanno dato vita a un nuovo tipo di ciclo industriale in cui la produzione di energia riduce o addirittura elimina la produzione di residui, e le chiese sono al centro di questo processo di trasformazione culturale e industriale.
All’inizio del 2007 l’energia elettrica generata tramite pannelli fotovoltaici si aggirava attorno al 3% del fabbisogno
nazionale.
Ancora una percentuale molto piccola, ma “è significativo che si sia arrivati a questo livello nel giro di pochi anni e sulla base di una tecnologia totalmente nuova” spiega Holger Haldenwang, docente di macroeconomia all’Università di Regensburg e consulente della Camera di Commercio Italo Germanica.
“In Germania è cominciato un processo di trasformazione importante. Il 55% dell’energia fotovoltaica di tutto il mondo è prodotta in questo paese e attorno a questa tecnologia è sorta una nuova industria, che soltanto dieci anni fa non esisteva”.
A parte rarissime eccezioni, a produrre gli impianti solari, in particolare fotovoltaici, negli anni ‘90 erano alcune piccole imprese artigianali con pochi addetti.
Il boom si è consolidato con la Legge sull’Energia Rinnovabile (EEG) approvata nel 2000, che ha stabilito un sistema di incentivi consistenti nell’erogazione di un contributo statale di 43 centesimi per kWh prodotto con sistemi fotovoltaici e 7 centesimi per kWh prodotto con sistemi eolici. Tale contributo è garantito per 20 anni.
I denari per questo sistema di incentivazione non provengono dal bilancio statale, ma da un aumento (peraltro minimo) della tassazione sulle fonti energetiche inquinanti: in questo modo, incentivazione delle energie rinnovabili e disincentivazione delle altre forme di energia si equilibrano in un ciclo virtuoso.
Va ricordato che i pannelli solari termici consistono in elementi che assorbendo le radiazioni solari riscaldano l’acqua, e hanno un costo relativamente contenuto, mentre i pannelli fotovoltaici, che trasformano la luce in energia elettrica, hanno un costo di produzione ancora elevato e senza le sovvenzioni non sarebbero economicamente convenienti.
Il livello di partenza per i contratti incentivati diminuisce di anno in anno: “Chi ha aderito subito al programma
– spiega ancora Haldenwang – riceve 43 centesimi per kWh per vent’anni. Chi ha aderito in seguito riceve una cifra minore, sui 39 centesimi, e chi aderirà in futuro riceverà una cifra ancora minore. Certamente per ora questi sistemi di produzione non potranno sostituire in toto gli altri sistemi, ma già contribuiscono in modo determinante a ridurre l’inquinamento atmosferico nelle città. E comunque è partita una rivoluzione industriale e culturale”.
Alla quale hanno contribuito in modo determinante le Chiese, cattolica e protestante, che hanno diffuso informazioni sulle possibilità di utilizzo tecnico e sui vantaggi dell’energia solare.
Nel 1990 si costituì in Germania la Deutsche Bundesstiftung Umwelt (DBU, Fondazione Federale per l’Ambiente) che dall’anno successivo ha avuto a disposizione un bilancio per la diffusione delle energie alternative. Uno degli obiettivi di tale Fondazione è ridurre l’emissione di anidride carbonica del 21% entro il 2012. Per ottenere questo risultato, una delle prime iniziative intraprese è stata il programma “Kirchengemainden fuer die Sonnenenergie” (Comunità ecclesiastiche per l’energia solare). Il principio alla base di tale programma è stato di diffondere informazioni sull’energia solare tramite i centri comunitari (al proposito, tra l’altro è stato attivato il sito www.kirchendaecher.de). Successivamente il programma ha sostenuto l’installazione di impianti solari, sia termici, sia fotovoltaici, su chiese e altri centri comunitari, così che i cittadini che a vario titolo vi entrano in contatto possano anche toccare con mano
l’efficacia di tali strumenti.

La facciata fotovoltaica disegna una croce: la chiesa
evangelica di Herten-Disteln in Nordrhein-Westfalen.

In un primo tempo, nelle chiese, nelle scuole, negli asili, ecc., è stato distribuito materiale informativo.
In un secondo tempo sono stati erogati fondi per incentivare l’applicazione di queste installazioni su chiese e altri centri comunitari. Quindi nel 2000 la legge EEG ha diffuso a vasto raggio la possibilità di dotarsi di pannelli solari.
In questo modo prima è nata una cultura del “solare” attraverso le chiese e i centri comunitari, quindi si è favorita
l’espansione di tali strumentazioni tra i privati cittadini. Le chiese sono state il “rompighiaccio” che ha consentito l’affermazione dell’energia solare.
Così la Germania oggi è diventata non solo il principale produttore di energia elettrica tramite fotovoltaico,
ma anche il principale produttore ed esportatore di sistemi fotovoltaici.
“Dagli anni ‘90 ad oggi sono sorte una cinquantina di aziende produttrici di pannelli fotovoltaici – riferisce Haldenwang – che in certi casi hanno raddoppiato la loro attività ogni anno, arrivando da poche unità ad alcune migliaia di impiegati ciascuna, con bilanci che si possono aggirare su diversi milioni di euro all’anno l’una”. Alla fine del 2006 il settore fotovoltaico generava 3.000 MW di potenza. “E prosegue la ricerca tecnologica. Già sono utilizzabili pannelli
trasparenti, applicabili alle finestre e alle vetrate.
Quando avranno raggiunto un prezzo compatibile col mercato, potremo avere pannelli fotovoltaici non solo sui tetti e sulle facciate, ma su tutte le vetrature.
Altri pannelli sono quelli leggeri, a foglio sottile, plastici, adattabili a ogni forma”. Che potranno ess
ere applicati senza impatto visibile anche su edifici storici vincolati. In una dichiarazione del giugno 2007, la Chiesa evangelica in Germania (EKD) scrive: “Le chiese possono generare energia tramite piccoli sistemi che attingono alle fonti di energia rinnovabile.
Questo è il frutto del programma Energia solare sui tetti delle chiese sostenuto dalla Deutsche Bundesstiftung Umwelt. Oltre 900 congregazioni vi hanno preso parte. L’impegno verso le fonti di energia rinnovabile fa sì che si dia maggior valore all’uso dell’energia e che la si usi in modo responsabile.
La produzione di energia sostenibile è un vantaggio per tutta la comunità”.

Leonardo Servadio

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