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FERRUCCIO ZORZI UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO – PRESIDE DELLA I FACOLTÀ DI ARCHITETTURA |
Negli ultimi decenni i processi di inurbamento hanno comportato modificazioni dell’assetto delle città di gran lunga più consistenti di quanto non fosse avvenuto nei secoli passati. Non sempre tali processi hanno avuto conseguenze positive: basti pensare alla povertà presente nelle favelas brasiliane o ai livelli di inquinamento delle grandi conurbazioni cinesi. Anche nei Paesi economicamente più evoluti, le dinamiche connesse alla crescita urbana e le caratteristiche proprie dei mercati immobiliari non si sono sempre tradotte in vantaggi per la società: è sufficiente pensare ai recenti effetti della crisi statunitense connessa al meccanismo di finanziamento dei mutui, per rendersene conto. È tuttavia innegabile che iniziative, guidate o spontanee, di riqualificazione di parti di città possano avere risvolti positivi, per le ricadute sui sistemi sociali ed economici, anche se la loro permanenza temporale non è sempre costante: la velocità delle trasformazioni e la loro capacità di indurre effetti di valorizzazione duraturi dipendono infatti da troppi fattori, diversi da Paese a Paese, per trarne delle generalizzazioni. Per restare alla realtà italiana, da un certo numero di anni stanno prevalendo forme di intervento tendenti a raccordare trasformazioni urbane e miglioramento delle condizioni di vita e di fruizione delle città e del territorio, in relazione al superamento della dimensione solo quantitativa dell’attività edilizia, in presenza di una domanda più attenta agli aspetti qualitativi della residenza e dell’ambiente. I vari programmi complessi di intervento, pubblico e misto, residenziale o infrastrutturale, cui si è assistito negli ultimi anni, si inseriscono tendenzialmente in questa prospettiva. La possibilità che i risultati siano concretamente positivi va analizzata tenendo conto di una distinzione fondamentale tra convenienze di natura principalmente finanziaria – riconducibili sostanzialmente ai soli promotori dell’operazione – e vantaggi di natura più generalmente “economica” – riscontrabili per la generalità dei soggetti coinvolti. Le prime sono state alla base di realizzazioni talvolta per lo meno discutibili, se non decisamente dannose, ma risultano indispensabili quando nei processi si vogliano coinvolgere capitali privati. I secondi sono necessariamente da perseguire, quando l’obiettivo sia quello del miglioramento generale della qualità della vita e quindi del contesto sociale, economico, estetico. La verifica ex post degli impatti conseguenti ai processi di trasformazione permette di verificare il grado di raggiungimento degli obiettivi previsti e, in qualche caso, di correggere, almeno sul piano della gestione, gli eventuali impatti negativi. Quel che sembra più rilevante, nell’ottica di conseguire effettivi vantaggi “economici”, è però la valutazione ex ante dei piani e dei progetti, che consente di prevedere, per quanto possibile, il quadro delle convenienze conseguente alla loro realizzazione. Le tecniche – quantitative, come le analisi costi-ricavi e costi-benefici, o qualitative e quanti-qualitative, come i modelli multicriteria – esistono e sono in qualche caso previste anche dalla strumentazione legislativa e normativa vigente. L’importate è coniugare la cultura dell’architettura e dell’urbanistica – della buona architettura e della buona urbanistica – con la cultura della valutazione, se si ritiene importante non solo il risultato formale, ma soprattutto quello duraturo e sostanziale.
In recent decades the urbanization processes have led to more substantial attitude changes in cities than those that occurred in past centuries. These processes have not always had positive consequences: just think of the poverty present in Brazilian favelas or the levels of pollution in major Chinese urban sprawls. In economically advanced countries as well, the dynamics related to urban growth and to the characteristics inherent to housing markets not always have become beneficial for society: to get an idea, it’s sufficient to think of the recent effects of the U.S. crisis linked to loan financing mechanisms. It’s undeniable, however, that driven or spontaneous initiatives to renew parts of the city may have positive aspects, because of their effects on social and economic systems, even though their temporal permanence is not always constant: the speed of transformations and their ability to induce long-lasting development effects depend on too many different factors, from country to country, to be able to generalize. Remaining in Italy, for some years forms of intervention aimed towards the reconciliation of urban transformations and improvement of living and fruition conditions in cities and in their surrounding territory have prevailed, in relation to the exceeding amount of building activity, in the presence of a more attentive demand of the quality aspects in residences and in the environment. The various “complex intervention” programs, public or mixed, residential or infrastructural, which have been witnessed in recent years, tend to fit in this perspective. The possibility to accomplish positive results should be analyzed being aware of the fundamental distinction between primarily financial conveniences- related solely to the promoters of the operation – and more generally “economic” ones –which can be found thanks to all of the involved subjects. The first type of conveniences led to disputable and sometimes harmful achievements, but they’re indispensable in conveying private capitals; the second must be pursued when the objective is improving the general quality of lifestyle and of the social, economic and aesthetic context. The ex post impacts resulting from the transformation processes allow to verify in what degree the objectives have been reached and, in some cases, to correct, in terms of management, any negative impacts. What seems most relevant in achieving real “cheap” benefits is, however, the ex ante plan and project evaluation, which allows to anticipate, if possible, the conveniences implied in their implementation. The quantitative techniques, lik
e the cost-revenue and cost-benefit analysis, or the qualitative ones, like multi-criteria models , exist and are in some cases provided by the legislative and regulatory instrumentations. The important thing is to combine the culture of architecture and urbanism – of good architecture and good urban planning – with the culture of evaluation, if not only the formal outcome is considered important, but especially the durable and the substantial one.
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