Il giardino selvaggio della baronessa

Nella seducente campagna senese

In una valle vicino a Siena c’era un podere con un rustico importante, quasi un castello, tutto da restaurare. Il terreno era un ammasso di rovi, ma la baronessa von Berlepsch, con grande tenacia, ne ha fatto un giardino quasi spontaneo pieno di verde e di fiori.

In a valley near Siena there was an estate with an important rustic, almost a castle, to be fully restored. The land was a bank of brambles, but baroness von Berlepsch, highly doggedly, has turned it into an almost spontaneous garden full of green and flowers.

Questo complesso di solide costruzioni è stato realizzato alla fine del ‘300 come casa di campagna padronale; nella sua vigorosa struttura a blocchi contrapposti rivela la solida sensibilità volumetrica dell’architettura toscana del tempo. Nel ‘400 divenne la dimora di uno dei maggiori pittori senesi del tardo gotico: Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta, autore
degli splendidi affreschi del battistero della cattedrale. Dopo una lunga parentesi di utilizzo agricolo è stata recentemente acquistata da una nobile tedesca che ne ha fatto la sua residenza stabile. Si tratta della baronessa Eva Maria Arnds, nipote di un famoso architetto tedesco di fine ‘8OO, Hans Edoard von Berlepsch, che ebbe il merito di introdurre in Germania la nuova sensibilità dei preraffaelliti inglesi che nel centro europa diede l’avvio allo stile Jugendstil (parente del Liberty italiano). Anche la nipote ha dimostrato di avere spirito creativo essendo da sempre una nota pittrice e scultrice. Trovandosi proprietaria di un podere in Toscana non ha saputo resistere alla tentazione
di cimentarsi col giardino: si è rimboccata le maniche e ha iniziato a trasformare secondo il suo gusto artistico la porzione di paesaggio di cui era diventata proprietaria. Ecco il resoconto di questa “avventura giardiniera” nelle parole
della padrona di casa.“Diciotto anni fa, quando sono venuta in possesso di questo podere, ho trovato tutt’intorno
alla casa un’intricata selva di rovi e di ortiche.

Per avere un piccolo Eden non occorre chiamare un architetto paesaggista. Se piace il cottage garden si può fare da soli: rubando in giro semi e rametti, e piantandoli dove più ci piace. Naturalmente, è ovvio, bisogna possedere una gran
volontà e il pollice verde.

Having a small Eden does not require a landscape architect. The cottage garden can be achieved alone: stealing around seeds and sticks, and planting them where we like them most. Obviously, you need a lot of will and the green thumb.

Non mi sono persa d’animo e ho deciso, lavorando giorno dopo giorno, di farne un piccolo paradiso: non un giardino formale, ma qualcosa in carattere con questo ambiente che è abbastanza selvaggio . Ho fatto quasi tutto da sola, anche se adesso non riesco a immaginarmi come. Per fortuna, essendo scultrice, avevo una forte manualità e l’abitudine di aiutarmi con gli attrezzi. Ma il lavoro era molto; non bastava ripulire, bisognava anche aggiungere nuovo terriccio, cosa che continuo a fare ancora oggi perchè la terra viene continuamente risucchiata dalle rocce sottostanti. In una parola: era una fatica da Sisifo. Per fare il progetto del giardinoè stata utile la mia professione di pittrice: organizzare forme e colori era il mio mestiere e lavorando con il verde il processo non cambiava molto. Occorre però tener conto che le piante non sono semplici oggetti decorativi, ma anche esseri viventi, e di conseguenza mutano nel tempo. Il giardino non è grande, sono appena 1.500 mq, ed è in discesa con tre livelli di terrazzamenti. Mi è stato subito chiaro che era importante lasciar libera la vista verso valle, dove scorre il fiume Merce che proprio qui forma un’isola su cui si arrampica il paese di Orgia. Essendoci tra noi e il fiume un bellissimo bosco di querce, il mio intento è stato di mettere piante alte nelle direzioni dove è meglio non vedere, e di lasciar libera la vista verso la valle e le vecchie ville disseminate sulla collina. Il terreno era pieno di grandi massi provenienti da costruzioni crollate, io li ho utilizzati per fare delle utili scalette, dei sedili murati tipo anfiteatro e dei piccoli muri di contenimento che permettono di allargare le parti piane. Tutto è stato fatto in modo che sembrasse naturale, quasi nato col luogo. Poi ho rubato qua e là dei tralci di rose e di altre piante da fiore piantandole direttamente.

Il decalogo del bravo potatore
Per non fare degli autentici massacri…
cautela con le potature!
Ecco un breve decalogo per evitare il peggio:

1) Sostenere che gli alberi ornamentali non devono mai essere potati e’ sicuramente una forzatura e una imprecisione. Ciononostante, in linea di massima, e’ vero che solitamente le piante da noi vengono potate troppo e male. Una pianta ornamentale, se messa al posto giusto, richiede interventi di potatura solo in casi molto particolari. Non e’ vero, quindi, che una pianta deve essere potata, che piu’ si pota e piu’ la si rinforza: l’emissione di molti rami vigorosi dopo una potatura drastica non e’ segno di salute, viceversa e’ sintomo di una enorme "fame" di energia (la pianta "mangia" con la fotosintesi!).
2) Dovendo contenere una pianta messa al posto sbagliato, meglio intervenire quando la pianta e’ ancora giovane, e fare molti tagli piccoli invece di pochi grandi (capitozzi): infatti cosi’ la pianta potra’ reagire meglio alle ferite e minore sara’ il rischio di infezioni di patogeni.
3) I tagli devono essere netti, sono da evitarsi assolutamente le slabbrature della corteccia.
4) E’ sempre bene evitare di lasciare moncherini di ramo. L’accorciamento va operato mediante il "taglio di ritorno", lasciando cioe’ degli apici
che consentano alla pianta una piu’
rapida ripresa .
5) Dovendo eliminare un ramo, non tagliare a filo tronco, ma rispettare il collare (ingrossamento posto all’inserzione tra tronco e ramo). Proprio li’, infatti, la pianta concentra le proprie difese naturali.
6) Su di una pianta giovane, e’ bene eliminare, in fase di potatura di formazione, le "forcelle", che in futuro potrebbero divenire punti di debolezza strutturale per la pianta.
7) Le piante caducifoglie possono essere potate sia durante la stasi autunno-invernale che in estate (potatura verde). Bisogna evitare di potare le piante quando buttano le nuove foglie (le si sottopone ad un inutile stress energetico) ed in ottobre, quando l’ambiente e’ ricco delle spore dei funghi, che potrebbero piu’ facilmente infettare le ferite.
8) Non e’ spalmando un mastice che si rimedia al danno inferto con un capitozzo maldestro, cosi’ come non si rimedia all’amputazione di un braccio con un cerotto.
9) Ricordarsi che la potatura migliore e’ quella che non si vede, e che un giardiniere ci mette piu’ tempo e professionalita’ potando correttamente che non capitozzando una pianta.
10) Soprattutto per interventi su piante di una certa dimensione, non affidarsi al primo venuto, ma assicurarsi di avere a che fare con un giardiniere professionista ed aggiornato.

This complex of solid buildings was realized at the end of the ‘300 as a country estate; in its vigorous structure in opposed blocks it shows the solid volumetric sensitivity of Tuscan architecture of the time. In the ‘400 it became the mansion of one of the main Sienese painters of the late Gothic: Lorenzo di Pietro, so-called “il Vecchietta”, author of the wonderful frescos of the cathedral baptistery. After a long parenthesis of agricultural use, it has been recently purchased by a noble German woman who made it her stable residence. She is baroness Eva Maria Arnds, nephew of a famous German architect of the late ‘800, Hans Edoard von Berlepsch, who managed to bring to Germany the new English pre- Raphael sensitivity that in center Europe gave way to the Jugendtil style (relative of the Italian Liberty). Also the nephew has provided evidence of having a creative spirit, being a famous painter and sculptress. Finding
herself owner of an Estate in Tuscany she could not help venturing into gardening: she rolled her sleeves and started transforming the portion of landscape she obtained according to her artistic taste. Here is the summary of such “gardening adventure” in the very words of the landowner. “Eighteen years ago, when I came in possession of this estate, I found all around a house an intricate forest of brambles and nettles. I did not discourage myself and I decided, working day by day, to make it a little heaven: it is not a formal garden, but something in compliance with his pretty-wild environment. I have done almost everything alone, although I cannot recall how, thinking of it. Luckily, being a sculptress, I had strong manual skills and the ability to find help in tools.

Nelle foto: due luoghi per pranzare. All’interno tra confortevoli pareti intonacate di bianco, all’esterno in un ambiente molto rustico, fatto di semplici mattoni pieni e pietre a spacco, dove è rimasto l’antico forno per il pane.
In the picture: two dining locations. Indoor, among cozy white walls, and outdoor in a rustic environment, made of simple full bricks and stones, where there is still the old oven for the bread.

There was a lot of work; it was not enough to clean, it was also necessary to add more compost, which I keep doing nowadays because earth keeps being sucked by the rocks beneath. In other words: it was a heck of a lot of work! In order to do the garden project, my profession of painter helped me: organizing shapes and colors was my job, and working with the green, the process did not change much. I needed taking into account, though, that trees are not simple decorative objects, but living beings, therefore changing in time. The garden is not big, it is only 1.500sqm, but it is sloping down with three terracing layers. It was immediately clear that it would be important to leave open the view to the valley, where the river Merce flows and forms an island that the town of Orgia climbs onto. Since there is a
marvelous oak forest between us and the river, my intent was to put high trees in the directions where it is best not to see, and open the view towards the valley and the old villas scattered on the hill. The land was full of big rocks coming from collapsed buildings, I used them to make useful stairs, walled chairs in an amphitheatre style and small containment walls allowing the enlargement of plain parts. All was conducted so that it looks natural, almost born together with the place. Then I stole here and there shoots of roses and other floral trees planting them directly, after
having pressed one end, into a very good mould where they took root, and now I have two hundred beautiful rose trees besides the pipe trees and the wisterias with their glaring blossoms.

Come per la parte costruita la ristrutturazione è stata solo parziale lasciando diroccata l’ala destra, così in giardino
non si è voluto cancellare l’opera del tempo ma si è preferito avere i vecchi alberi e gli antichi muretti smangiati
dalle intemperie.
Like for the constructed part where the restoration was only partial, leaving the right wing ruined, for the garden too the effects of time have not been canceled, leaving the old trees and the ancient walls corroded by the agents.

Where I walk, if there are flowers, I took the seeds and then I seed them; now I find myself in a lush forest of flowers. When English tourists come here, they remain enchanted, because they find the charm of some ancient gardens of their country: this is definitely not a Tuscan garden. It has a wild look, but actually all is cared. And it is an immense work, because you have to keep cutting, resizing, remodeling. It is exhausting, but funny too. To irrigate the garden we have built a big tank for rain water that collects about 400sqm of roofs.

 

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