Progetti
Dopo il restauro del Castello, il complesso monumentale di Donnafugata si può giovare anche dei recenti lavori di restauro del Parco.
Uno straordinario museo all’aperto di circa 8 ettari, una cornice paesaggistica, frutto della raffinata cultura eclettica del Barone Corrado Arezzo che nella seconda metà dell’800 ha reso questo luogo fra i più affascinanti del meridione; non a caso, Tomasi di Lampedusa lo scelse come toponimo per ambientare ampia parte del suo straordinario romanzo Il Gattopardo. Dopo anni d’incuria e di abbandono questi primi interventi sull’assetto vegetale: 1. Recupero di tutti gli alberi esistenti attraverso potature calibrate; 2. Ricostituzione fedele del parterre realizzato da Lestrade agli inizi del ‘900 e del giardinetto delle palme; 3. Realizzazione dell’impianto di irrigazione 4. Restauro dei vialetti principali e demolizione di alcune superfetazioni; 5. Recupero dei Ficus macrophylla.
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Biagio Guccione Socio AIAPP. Docente di Architettura del Paesaggio presso l’ Università degli Studi di Firenze. Impegnato da anni a promuovere l’ architettura del paesaggio in Italia in tutti i settori attraverso la didattica, la ricerca e l’ attività professionale. Foto a sinistra.
Giacometto Nicastro Già presidente dell’ Ordine degli Architetti di Ragusa. Lavora nell’ ambito del recupero e del restauro. Recentemente ha eseguito importanti intervenenti di restauro (Chiesa Madonna del Rosario – Pozzallo, Chiesa S. Maria Gesù – Avola). Foto a destra.
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Tre grandi zone omogenee caratterizzano questo parco: l’orto-frutteto, i giardini formali e i giardini informali. I recenti lavori di restauro hanno interessato queste aree in modo diverso. Nell’orto-frutteto è stato ripristinato l’agrumeto con la piantagione di 100 unità di mandarini, secondo l’orditura presente nel rilievo del 1985 e la foto aerea del 1955. In quest’ area è stata demolita una costruzione realizzata in tempi recenti che veniva utilizzata a serra e anche a stalla per i cavalli e che ostruiva la vista verso il mare, proprio alla fine del viale del tramonto. nL’area del giardino delle delizie o formale che circonda il Castello è stata privilegiata in questi primi lavori di restauro per non far scomparire del tutto il suo disegno compromesso pesantemente negli anni recenti. Il giardinetto delle palme è tornato ad esser leggibile con il suo elegante impianto geometrico (come nelle foto storiche e nel rilievo del 1985): una superficie di forma quadrata, ai vertici della quale sono disposte quattro Phoenix canariensis,.
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Il Parterre Luogo della memoria, alla data di inizio lavori ridotto ad un grumo inestricabile di cespugli, senza disegno e senza qualità alcuna, era il simbolo del degrado del parco. Si trova in prossimità del Castello, lungo la facciata nord. Dell’originario disegno d’inizio secolo, formato da stelle e mezze lune, non restava più nulla, ed anche la superficie iniziale si era ridotta, limitandosi a due sole aiuole di forma rettangolare. Si è scelto di ricostituire il parterre di rosmarino come si presentava nelle foto dell’inizio del secolo e del quale è stato possibile ricostruire fedelmente il disegno attraverso un fotomontaggio accurato di molte foto dell’epoca a nostra disposizione. Nel giardino informale gli interventi sono stati limitati. All’interno della maglia regolare di viali ( detti: del tramonto, delle Casuarine, e della Coffee-house ) che si intersecano tra loro, si possono individuare delle aree dal carattere informale, non solo per la presenza di diversi elementi architettonici (coffee-house, tempietto, grotte, cenotafi ), ma anche per la distribuzione della vegetazione (dove domina il Rhus tripartita e viminalis ) e la forma irregolare della viabilità.
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Nel giardino inglese così definito per gli evidenti richiami al giardino paesaggistico "all’inglese", che comprende le grotte e il tempietto che sovrasta la collinetta, è bastata la potatura di alcune unità vegetali. Un particolare accanimento terapeutico ha caratterizzato il recupero dei Ficus macrophylla, simbolo del parco. Infatti un antico privilegio concesso a Donnafugata, consentiva di utilizzare le foglie dei Ficus come cartoline, che la locale sede Postale regolarmente accettava ed inviava. Si tratta di esemplari centenari, piantati fitti ed esposti ai venti provenienti da ovest carichi di sabbia e salsedine. Queste, in grandi linee, le prime operazioni eseguite per restituire il parco di Donnafugata al suo originario splendore.
(*) Progettisti: Biagio Guccione e Giacometto Nicastro, coord. sic. V. Tumino, rup: G. Cascone. Consulenti: G. Cicero, A. Miceli, E. De Sena, T. Turco, F.M. Raimondo, P. Mazzola, C. Dazzi, M.G. Carfì, Impresa: Cosiam s.r.l., resp. impr. M.G. Lo Vetere, G. Berrafato.
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