In Sabina

Servizio: Luisa Carrara
Progetto: Bruno e Katy Iadevaia
Foto: Athos Lecce
Testo: Walter Pagliero

Da un piccolo gruppo di tre case contadine (l’abitazione, la stalla e il mattatoio) si è ricavata una residenza di campagna di un certo tono. Per il giardino l’imperativo è stato: non cambiare nulla del pasaggio originario, un antico uliveto, ma limitarsi ad abbellire l’esterno della casa con vasi e piccoli cespugli di fiori come era nella tradizione delle famiglie di coltivatori-allevatori.

Siamo nell’antica Sabina, a nord di Roma, nei pressi della valle del Tevere; una terra ricca di ulivi, per ora salva dalla cementificazione perché a lungo tagliata fuori dalle aree di sviluppo. La sua vocazione agricola continua tuttora; ultimamente si è aggiunta quella per l’agriturismo che i più intraprendenti hanno già realizzato.
C’è oggi tra loro una precisa coscienza ecologica unita al gusto per una architettura rispettosa del paesaggio: è questa la principale ragione per cui, dopo aver trasformato delle case coloniche in un complesso signorile, per curare l’esterno non si è fatto ricorso alle solite piante d’alto fusto estranee all’ambiente, ma si sono messi a dimora solo ulivi con in più qualche elegante cipresso.

I MURETTI DI TUFO ROSSO
Per sdrammatizare gli scoscesi dislivelli proprio davanti a casa, si è costruito un terrapieno a due gradoni, col primo gradino che funziona da fioriera, sostenuti da muretti di tufo grossolanamente sgrezzato e assemblato con poco cemento. E’ un tufo rosso dalla tinta aranciata, molto calda, che si sposa bene con l’intonaco color albicocca delle costruzioni. Questi muri son rifiniti da una striscia di candida biacca che li chiude in alto seguendo una tradizione mediterranea.

Un’idea in più… per la serra

In alternativa ad una serra concepita come spazio d’ampliamento della casa, quindi in prossimità della casa, proponiamo piccole serre isolate che arricchiscano il giardino di luoghi di relax anche in primavera ed in autunno. A forma di piramide nei pressi di uno stagno o di uno specchio d’acqua su cui s’affaccia con una terrazza di legno e a forma di padiglione in mezzo al verde, in un giardino disegnato con pietre di pavimentazione e siepi. (R.M.)

L’importanza della pietra in un paesaggio arido

Chi pensa che si debbano fare i giardini solo con piante e prati ha una concezione molto limitata di quest’arte; qualsiasi
architetto paesaggista avrebbe molto da obiettare, perché grazie all’esperienza conosce la necessità di pausare il verde, di creargli armoniosi contrappunti con altri materiali come legno, pietra e manufatti in muratura. Anche la pavimentazione è importante per strutturare visivamente il giardino. Qui in Sabina, dove la vocazione al rustico è manifesta, anziché ricorrere allo stereotipo del giardino traboccante di verde si è preferita una stesura più “asciutta”, esattamente come l’ambiente richiede, dove ai cipressi e agli ulivi fanno da contrappunto cromatico soprattutto
le pietre.

Pietre di ogni tipo: da quelle levigate del torrente sottostante, al tufo rosso dei muri di contenimento, alla pietra di una cava locale per i muretti della zona piscina; mentre per le pavimentazioni è stato usato un cotto di recupero, chiaro e luminoso come il paesaggio circostante, composto in vari disegni decorativi. Continuando la scelta “petrosa”, hanno inserito nei muri esterni vari elementi decorativi di recupero, come il volto d’angelo e la vasca della fontana illustrati qui a fianco, ma anche le bifore che ingentiliscono le finestre della palazzina sovrastante la piscina ribattezzata “il torrino”. L’antico nome del podere, “la Preda”, fa pensare a un deterioramento nel tempo della parola “la pietra”.

Un’idea in più

Le pietre industriali si distinguono da quelle naturali a spacco per la lavorazione. Nel primo caso si tratta, infatti, di materiale lapideo lavorato in lastre di spessore variabile con superficie a vista sottoposta a processi meccanici o chimici (a spacco, bocciardata, levigata, fiammata, ecc.) e con superficie di posa levigata. Possono essere posate con malta o con colla. I vantaggi sono lo spessore estremamente ridotto e la possibilità di posa su diversi tipi di supporto. Si raccomanda l’uso di pietre angolari miste a quelle piane.Fondamentale è la preparazione della superficie di appoggio o del muro che avviene generalmente apponendo una membrana isolante e una rete o tessuto di aggrappaggiodella malta o della superficie d’intonaco cui appoggiare le pietre.

Nella posa si procede inizialmente a piazzare le pietre d’angolo di diverse misure e successivamente quelle piane. Le pietre sono successivamente trattate con un trasparente invisibile che può far risaltare l’aspetto naturale della pietra stessa. L’altezza di finitura del rivestimento in pietra sarà 10 cm al di sopra del piano di calpestio, operazione fondamentale anche per conferire un’aspetto più naturale al rivestimento lapideo stesso. Per la copertura di muretti e muri di contenimento si possono adottare lastre o copertine opportunamente sagomate per lo scolo dell’acqua piovana. (R.M.)

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