Testo di Filippo Mangione
La canonica si offre alla modernità come struttura agrituristica di alto livello, i cui locali, un tempo abitati dai monaci, oggi accolgono e viziano, corroborano e soddisfano.
Mentre due leoni placidi sonnecchiano sul bordo a salvaguardia della vasca, tutt’attorno una siepe di bosso cinge questa terrazza naturale ricoperta d’un soffice e compatto tappeto erboso che sgomitando protende verso l’acqua, percorrendo le larghe e terrose vie di fuga tra i mattoni del bordo piscina. Volutamente grezzi ed imperfetti, fanno da cornice armonica e funzionale, assolvendo la funzione antisdrucciolo, ma soprattutto la meravigliosa sensazione VINO & OLIO Per quanto sia un millennio che le pietre della canonica passano di mano, assistendo a guerre e carestie, immobili, sempre lì, è un’altra la presenza che già dominava la valle prima ancora dell’avvento dell’uomo. La vite e l’ulivo, cui per altro persino le Sacre Scritture si affidano per la propria liturgia, proliferano attorno a Canonica a Cerreto, prima che agriturismo già qualitativo produttore di grandi vini rossi e d’un olio profumato. Estenuante e preciso il lavoro al servizio della regina indiscussa, quella vite che esige e sacrifica ginocchia e aspettative di chi pretende di farne grande vino. Due i protagonisti dell’enologia di casa.
Per incominciare, un Chianti Classico importante, mai sgraziato, che regala una certa polpa in bocca accompagnando con entusiasmo il meglio della cucina regionale, speciale di sicuro su carni al sangue e magari cotte a fuoco di legna, con l’espressione aromatica unica del vitigno sangiovese, genius loci indiscusso di toscana e gioiello invidiatoci da tutto il mondo e che in tutto il mondo si tenta di ambientare. Dopodiché risulta d’obbligo chiedere ai padroni di casa una bottiglia di Sandiavolo, a buon diritto membro di quell’elite di supertuscans, come li definirono gli americani estasiati di fronte a questi rossi toscani figli di vitigni internazionali, tra cui merlot e cabernet. Così il Sandiavolo, irriverenza enologica di merlot e sangiovese, sacro e profano assieme, al solo servizio di naso e palato e magari d’un pecorino ultra stagionato, tra struttura tonica di spina dorsale acida, e profumi invadenti di frutti e spezie, assemblati da quella vanigliatura gusto-olfattiva che l’alchemico e sapiente uso del legno sa dare quando governato da mani esperte.
Sei metri per dodici la misura della piscina, semplice ed essenziale nella forma come nei materiali. Il bordo è in pietra
La vasca diventa quindi protagonista degli esterni, per l’attrattiva innata che l’acqua riversa su ogni vivente, ma certo grazie alla congeniale disposizione dello spazio circostante. Un ambiente arioso, raccolto tra la vegetazione e completato da angoli in muratura a sostegno di un aggraziato porticato di legno, perfetto per mettere le gambe sotto ad un tavolo, per una limonata nelle ore di massima calura o per un rinfresco più sostanzioso.
Unico consiglio, insistere per un aperitivo in piscina mentre il sole scompare colorando ogni cosa, compresa l’acqua della vasca già particolare per i morbidi riflessi tendenti al verde, al posto del solito azzurro intenso, artificioso ed irriverente in una campagna dalle tinte pastello.
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