Innovazione

È in atto una “rivoluzione creativa” che imprime una nuova identità ai corpi radianti trasformandoli in elementi d’arredo significativi. Il classico termosifone (bianco su parete bianca per confondersi e uniformarsi ad essa) lascia il passo a strutture scultoree che contribuiscono a valorizzare ambienti domestici sempre più dinamici e personalizzati. Una testimonianza della forza espressiva dei giovani designer italiani.

Servizio di: Barbara Olivieri, architetto

Può sembrare un paragone ardito ma il ruolo dei radiatori di “ultima generazione” può essere visto come la reinterpretazione delle stufe o dei camini di un tempo che, oltre ad assolvere alla funzione di riscaldamento, rappresentavano dei veri e propri elementi d’arredo. Al contrario, negli anni passati, i termosifoni sono stati via via considerati principalmente per la loro funzione, venendo di conseguenza posizionati in luoghi sempre più nascosti, non dovevano fare altro che assolvere al loro compito.

Questo, combinato allo sviluppo di nuove tecnologie, portò anche alla nascita dei pannelli radianti (ritornati di recente sul mercato, completamente riformulati a seguito dei problemi che presentavano di produzione di polvere e di “disagio” sul sistema circolatorio), che possono ancora oggi essere visti come l’estremizzazione del concetto del riscaldare senza mostrare l’elemento scaldante. Negli ultimi tempi invece si è assistito alla nascita di un nuovo orientamento che vede l’affermazione del radiatore come elemento d’arredo: riemergendo dai vani angusti in cui era stato relegato, riappropriandosi dello spazio e assumendo una nuova identità.

Nell’immagine “Miss Hot”. Uno scalda – accappatoio dove la funzione è
completamente camuffata diventando un oggetto ludico di design. Tubes

Prime “avanguardie” di questa inversione di tendenza sono stati gli scaldasalviette che, in funzione del compito ad essi assegnato, sono stati i primi esperimenti di design sull’elemento scaldante. Infatti la ricerca nel campo della termotecnica ha fatto sì che alcune aziende del settore abbiano investito energie e risorse nello studio della coesistenza di design e funzione, trasformando i caloriferi e ridefinendo il loro ruolo, esasperando il concetto “industrial” (tubi che ricordano le “pipe line” degli impianti industriali) oppure proponendosi come elementi decorativi.

Addirittura, in alcuni casi, il calorifero si trasforma e diventa esso stesso struttura dell’edificio, senza per questo perdere in prestazioni e resa, oppure assumendo forme che ricordano installazioni d’arte contemporanea. In
sostanza si può affermare che in questi radiatori di nuova generazione il calore si trasforma accogliendo ed integrando a sé altre finalità di tipo “squisitamente” estetico e architettonico; valenze, fino a poco tempo fa, impensabili.

I corpi radianti emergono dallo sfondo diventando protagonisti dell’ambiente

Nelle foto: Nell’architettura contemporanea i radiatori sono spesso a vista e questo li obbliga ad arricchirsi di nuovi contenuti. Le qualità di un prodotto di riscaldamento non possono più essere solo tecniche ma la loro forza è nell’equilibrio tra funzione ed estetica. Nella collezione “Elements” i radiatori, liberati dal peso gravitazionale di valvole e collettori si sono lasciati plasmare dalla progettualità dei designers. Nell’immagine il modello “Add – on”. Tubes
Esposti al London Design Museum e al Philadelphia Museum of Modern Art i radiatori “Zanzibar” rappresentano
lo spirito d’avanguardia che da sempre contraddistingue il Regno Unito. Come non ricordare le minigonne di Mary Quant? Bisque

Nelle foto: In “Ciussai” (ceci n’est pas un tube pour arroser le jardin) l’identità funzionale del termosifone è completamente assorbita dal suo valore estetico confermando ancora una volta la capacità dei designers di
dare “valore aggiunto” ai prodotti industriali. (La frase scritta tra parentesi richiama la presentazione fatta per la “Collection005” ispirata alla tela di Magritte Ceci n’est pas une pipe). Ad Hoc
In “Stradivari” il corpo scaldante diventa installazione d’arte ispirandosi, come indica il nome, al mondo della musica, visualizzando con pieni e vuoti l’idea di uno spartito musicale. Cordivari

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