La casa come ritratto di memorie

Appartamento a Milano per una famiglia con il culto della personalità.

Apartment in Milan for a family with a strong identity

Progetto: dell’arch. Maria Dimita
Testo: Walter Pagliero
Foto: Athos Lecce

Project: Architect Maria Dimita
Text: Walter Pagliero
Photo: Athos Lecce

Seguendo la sua formazione romana, ama progettare case molto accoglienti per chi le abita e per chi vi viene ospitato.

Following her vocational training in Rome, Architect Dimita enjoys designing welcoming homes for occupants and guests alike.

L’architetto Maria Dimita è nata a Santeramo in Colle in provincia di Bari, mentre ha vissuto e studiato a Roma, dove si è laureata in architettura a Valle Giulia dopo il periodo della contestazione. Da sposata si trasferisce a Milano, dove
vive e lavora dal ‘79. Prima opera all’interno di un grosso gruppo, poi si dedica alla libera professione e, nei ritagli
di tempo, ha un’esperienza nel campo della moda per realizzare un sogno dell’adolescenza. Iniziato come hobby si è rivelato un lavoro di successo ma troppo impegnativo per essere seguito insieme alle molteplici altre occupazioni.

Nelle foto: Nel salotto: Divani e poltrone con tessuti personalizzati. Cinova Tavolini in cristallo e ottone. Seguso
Tavolo ovale. Cappellini Sedie in paglia di Vienna. Thonet Lampade in ferro e ottone. Filca

Photos: in the living room, sofas and armchairs with personalised fabrics, Cinova. Crystal and brass tables, Seguso.
Oval table, Cappellini. Vienna cane chairs, Thonet. Iron and brass lamps, Filca.

Ha poi studiato a fondo le problematiche del cantiere, ma l‘attività che più ama è stata quella dell’interior design.

Le chiedo quindi qual è il suo modo di operare quando progetta un interno.
La mia maniera di intendere l’arredamento è sempre molto legata all’architettura: penso che ogni spazio abbia insito in sé il tipo di soluzione arredativa, indipendentemente da chi lo va ad abitare. I muri, gli spazi e soprattutto la luce supportano un discorso e delle potenzialità precise. I miei interni sono come vestiti su misura: fatti per quel cliente, uno diverso dall’altro e senza elementi ripetuti. Io progetto l’arredamento nello stesso tempo in cui ristrutturo gli spazi e posiziono le funzioni. Così nel progetto per il cliente sono già presenti i mobili principali: questo lo aiuta a farsi un’idea più precisa e a rendersi conto delle dimensioni.

Architect Maria Dimita was born in Santeramo in Colle, in the province of Bari. She lived and studied in Rome, where she graduated in architecture at Valle Giulia following the period of the student protests. After marrying, she moved to Milan, where she has been living and working since 1979. She began her career working for a large group; later she dedicated herself to freelance work and, during her free time, gained experience in fashion to fulfil a childhood dream. What started as a hobby turned out to be a successful job, but it was too demanding to be done together with her many other occupations. She then studied in depth the problems inherent to building sites, but the occupation she enjoyed most was interior design.

Che spazio lascia al committente? Moltissimo. Per esempio: di solito cerco che l’arredamento non diventi kitsch, ma in un caso particolare, dove c’era una certa dose di autoironia, proprio il kitsch è diventato l’elemento caratterizzante. Se trovo inadeguata una scelta del cliente, gli propongo diverse altre alternative nella speranza di trovarne una su cui siamo concordi. Spesso i lavori più importanti mi sono stati affidati dopo una cattiva esperienza con un altro architetto: il cliente non riusciva a sentire quella casa, pensata da un altro, come la sua. Io sono avvantaggiata dal fatto che, da donna, sto molto attenta che non manchino i necessari ambienti per la gestione della casa, e per quanto riguarda gli oggetti legati al gusto personale, cerco di selezionare quelli che mi propongono, ma senza esclusioni radicali. Di solito la scelta del pezzo più importante, come il quadro protagonista di un ambiente, me lo concedono.

How do you go about designing an interior?
My way of seeing furnishings is always closely connected to the architecture. I believe every space has an inherent furnishing solution, no matter who will be living in it. Walls, spaces, and above all lights convey very specific potentialities. My interiors are like tailor-made clothes: made for that client, unique, and without repeated features. I design interiors at the same time that I renovate spaces and position functional areas. This means that customers are given a plan with key furniture items already present, which helps them visualise and understand sizes more precisely.

Facendo una casa-ritratto, mette in ombra i difetti del soggetto? Sul piano del gusto si deve mediare, ma avendo io in mente soprattutto le attitudini del cliente, le sue abitudini, queste vengono rispettate senza pregiudizi.

Nelle foto: Pavimento e piano lavabo in piastrelle di Vietri. De Maio Mobile lavabo in opaline su disegno
arch. Dimita. Ueffe Cucina in multistrato rosso con piano di granito su disegno arch. Dimita. Ueffe

Photos: Vietri tile floor and washbasin
top. De Maio Mobile opaline washbasin designed by
Architect Dimita. Red multi-ply Ueffe Cucina with granite top designed by Architect Dimita. Ueffe.

What leeway do you give to the customer?
Very much. For instance, I usually try to make sure the furniture does not look kitsch, but in one particular case, where there was some degree of self-parody, kitsch became the characterising feature. If I consider the choice of the client to be inappropriate, I propose various other alternatives in the hope of finding something we can agree on. Often the biggest jobs have been given to me following a bad experience with another architect: the client was unable to feel that house, designed by another, as being his or her own. As a woman, I have the advantage of being very careful that the rooms necessary for the running of the house are all present. And with regards objects of personal taste, I try to select the ones I am offered, without radical exclusions. Usually, they let me choose the most important piece, such as the main picture of a room.

L’Italia ha diverse anime, in particolare quelle regionali. Tiene conto della provenienza geografica dei suoi clienti? Proprio perché tengo conto delle ‘memorie’ del cliente, talvolta ottengo risultati che i miei colleghi potrebbero criticare. Di solito l’architetto tende a realizzare interni secondo il proprio gusto, spesso d’avanguardia, con elementi che rendono riconoscibile la sua “mano”, facendo progetti che non si discostano troppo gli uni dagli altri. Io invece
ho un metodo di lavoro più teso all’interpretazione della personalità del cliente, per cui le mie case risultano sempre diverse. Fare sempre le stesse cose mi annoia, preferisco inventare ogni volta qualcosa di nuovo. Quanto alle mie radici e alle mie memorie, alcuni colleghi dicono che i miei interni sono più romani che milanesi. Sono d’accordo con loro, e sono felice di aver portato la mia centro-meridionalità a Milano. Infatti mi piace la casa molto accogliente, per i colori e le forme ma anche per la sua disponibilità verso la gente: dev’essere pronta ad accogliere senza imbarazzo tutte le persone che passano per la casa (che al Sud sono più numerose che al Nord). Quando c’è la possibilità mi viene spontaneo riempire gli ambienti con situazioni comode anche per chi è di passaggio. Inoltre occorre prevedere l’evoluzione che avrà l’appartamento negli anni, e se si tratta di giovani coppie m’informo se vogliono avere figli, se
hanno i genitori lontani, e cerco di prevedere tutti i potenziali sviluppi. Perché la casa, a mio parere, deve durare nel tempo e dare una giusta identità alla famiglia.”

By making a portrait home, do you hide the defects of the subject?
With regards taste one has to strike a balance, but given that I have the tastes of the client in mind, these are respected without prejudice.

Italy is a country of many identities, especially regional. Do you take into account where your customers come from?
Precisely because I take into account the customer’s ‘memories’, I sometimes obtain results that my colleagues could criticise. Architects usually design interiors according to their own tastes, often avant-garde, using tell-tale features, and making projects that are not altogether different from each other. My method is geared more towards an interpretation of the customer’s personality, and so my homes are always different. Always doing the same things bores me. I prefer to invent something new each time. As for my roots and memories, some colleagues say my interiors are more Roman than Milanese. I agree with them, and I am pleased to have brought my central-southern influence to Milan. I like a welcoming home, its colours and forms, but also its openness to others: it needs to be ready to welcome without embarrassment all the people who pass through the house (more in the South than in the North). Whenever there is the possibility, I automatically try to fill rooms with comfortable areas even for those just passing through. It is also important to foresee how the apartment will evolve over the years; if the clients are a young couple, I find out if they want children, if their parents live far away, and I try to envisage all possible future developments. This is because the house, in my opinion, needs to last over time and give the right identity to the family.

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