La Cultura della Casa

Mi suggeriscono questa pubblicazione l’incontro a Milano tra i Presidenti degli Ordini degli Architetti, e la stima e l’amicizia che mi legano a tanti colleghi, e in particolare a Massimo Gallione, Presidente del CNAPPC.
Con Gjlla Giani, mia compagna di studi al Politecnico di Milano, poi sposa e collega, bella, leale, generosa, curiosa e piena di energia, dopo un periodo di attività professionale ricca di successi, abbiamo scelto di misurarci nel campo della Comunicazione col tema fondamentale della qualità dell’Architettura, nel più ampio contesto della qualità del vivere. Il “Trattato di architettura” del Filarete ci ha accompagnato lungo tutto il nostro percorso, sempre presente nei nostri pensieri: e quante volte l’abbiamo citato! Ecco dunque perché abbiamo deciso di riproporlo ora, con un brevissimo apparato illustrativo e qualche nota di contorno per evidenziarne ancora la freschezza e la suggestività.
L’immagine ardita ma sempre attualissima (formulata 600 anni fa: cioè, per dirla in termini generazionali, “22 nonni fa”) che vede nell’ “utero” dell’Architetto il concepimento del soggetto progettuale e che riconosce nel “DNA” – diremmo oggi – del committente il dono della vita, descrive in modo fantasioso, ma non privo di realismo, la genesi del prodotto architettonico: l’abbiamo sempre considerata una corretta espressione di un processo virtuoso.È questo il motivo per il quale abbiamo scelto di collocare in tante “nicchie” ben  specializzate e definite i nostri prodotti editoriali e abbiamo rifiutato l’approccio generalista, ben più diffuso, per rivolgerci, dalle pagine delle molteplici testate pubblicate da Di Baio Editore , a quello che ci è sempre parso essere il vero centro, il ganglio vitale della genesi dell’architettura: il dialogo tra progettista, committente e fruitore.
Nell’edizione di “nicchia” c’è la risposta alle esigenze particolari del committente, che è il nostro lettore principale: c’è la ricerca della risposta alle sue necessità.
Ma nelle nostre edizioni di “nicchia” c’è contemporaneamente l’idea, la realizzazione, la proposta del professionista architetto che nei servizi fotografici e nelle interviste non solo acquista visibilità, ma diventa anche un testimone che si muove sul terreno della risposta e del suggerimento rivolto al lettore-committente.
L’Architettura, quella con la “A” maiuscola, si esprime in modo ben specifico e specializzato (di “nicchia”, appunto) ma manifesta ovunque, nei linguaggi e nelle dimensioni consone col singolo sito, lo stesso impegno e gli stessi livelli qualitativi: si tratti della “casa di campagna” quale quella notissima “sulla cascata” concepita da F.L. Wright, del grattacielo di Gio Ponti, o della “chiesa sull’Autostrada” di Michelucci. Ovunque, dove c’è qualità, si ravvisa una risposta adeguata alle domande poste dal vivere quotidiano, attraverso un dono che non è solo rivolto al singolo, ma diventa automaticamente anche un bene prezioso per la società: quello del valore estetico. Solo nella bellezza infatti si ritrova, vive, partecipa, si costruisce una convivenza di armonia e di pace. “La bellezza salverà il mondo”, la frase di Dostoevskij è abusata, ma non cessa di essere vera: purché la si ricerchi ovunque, dalla città alla piazza, dalla strada al singolo palazzo, dal luogo pubblico al più piccolo rifugio privato. Anche questa è una lezione che il Filarete, tra gli altri, da autentico uomo del Rinascimento, ha voluto lasciarci.

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