Diretto da: Carlo Chenis Periodico allegato a Chiesa Oggi architettura e comunicazione
Presentiamo alcuni di questi elaborati, che paiono particolarmente significativi. Nel complesso seguono diverse interpretazioni che indagano variamente le possibilità insite nella pianta centrale e in quella longitudinale. Le lezioni svolte nell’ambito del Laboratorio hanno mirato a creare una sinergia interdisciplinare, così da fornire agli studenti una visione a tutto campo dei fattori che dovrebbero concorrere alla progettazione di un edificio di culto. Prof.Arch.Valeria Pezza Progettare una chiesa sull’acqua: alla fine di una scogliera per il ripascimento delle spiagge e all’interno del disegno più generale di riqualificazione della costa est di Napoli, fondato sulla magnifica e maltrattata topografia vesuviana. Una chiesa affacciata sul golfo: alle spalle il Vesuvio, di fronte mare e sole di mezzogiorno con i loro magici giochi di rifrazione.Un edificio piantato tra terra e acqua, come spesso succede lungo le coste, come straordinariamente appare ancora nel Castel dell’Ovo, con la sua rupe conficcata nel mare, come accadeva un tempo con la chiesa di S. Leonardo, lungo la spiaggia di Chiaja, distrutta con le opere di modernizzazione della città, in quella logica cieca e perversa che vuole che le nostre città, per diventare moderne, prendano a modello le megalopoli contemporanee -o le loro icone- trasformandosi da principi in rospi. Gli obiettivi formativi del corso erano semplici: compiere un’esperienza “intera” dal punto di vista tecnico-progettuale (cioè elaborare nel breve arco del corso un progetto definito sul tema di una chiesa a 5,00 slm) ma tramite questo esercizio, affrontato con il contributo di teologi e liturgisti, affacciarsi con occhio “interessato” sulla grande distesa delle opere architettoniche costruite o anche solo pensate nel tempo, su quella vasta materia – di cui l’edificio della chiesa è un capitolo fondamentale – che da luogo alla nostra vita e ci avverte della razionalità del lavoro umano e della potenza conoscitiva dell’architettura.
Guardare al passato e ai suoi esempi per comprendere che non è morto e, come ricorda William Faulkner, non è neanche passato: per comprendere che è solo tenuto a distanza, liquidato come superato da una cultura incapace di avvicinarlo e che sulla frattura con questa materia ha fondato la sua idea di modernità, i suoi miti del nuovo, del progresso tecnologico, del caos creativo, dell’inintelligibilità e inconfrontabilità dell’agire contemporaneo. Di questo agire la cultura architettonica, a dispetto delle sue ragioni più antiche, non è più solo spettatrice o resistente, ma parte collaborante e nel progetto della chiesa questa frattura opera con evidenza. Dell’edificio sacro, dopo il Concilio Vaticano II, è stato forse più facile parlarne che provare a farlo: con le parole si può sfuggire alla difficoltà di dare risposte, con i progetti d’architettura no.
Sono eluse questioni compositive e temi decisivi come la cupola e più in generale la copertura dell’aula e dell’altare, la facciata, il portale, l’altezza, la luce. È ignorata la definizione tipologica e spaziale, con i suoi risvolti espressivi e funzionali, il suo latente ribaltamento di senso rispetto al passato: oggi la pianta centrale, ad esempio, non è più la forma per antonomasia dell’assoluto, della perfezione del sacro, ma, specie se contaminata con la direzionalità, può efficacemente rappresentare la comunità umana raccolta intorno al sacerdote e il movimento del cammino. Affacciarsi su quel cammino, sulla sapiente e profonda opera dell’uomo per interrogare il sacro, rappresentarlo e onorarlo; costruire la propria intelligenza sull’intelligenza e intelligibilità dell’architettura, ha costituito lo scopo del corso. Arch.Valeria Pezza |