Nel 2013 ricorre, come ricorda S.E. Mons. Erminio De Scalzi, il XVII centenario dell’Editto di Milano Tra le differenti arti (musica, pittura, scultura, cinema…), l’architettura è quella più immediatamente radicata nella realtà, sensibile alle condizioni di necessità, inserita nelle leggi della natura: infatti un’immagine potrà essere anche frutto di fantasia assoluta, libera da qualsiasi legame e forse in questo più facilmente affratellata al mondo delle idee. Invece l’architettura dovrà sempre comporre spazi che non solo rispondano alle leggi della statica, ma che siano anche al servizio degli scopi funzionali richiesti dal committente. L’architettura ha quindi un radicamento oggettivo che la rende momento di mediazione tra la libera creazione e le condizioni limitanti.
La nostra rivista è nata, anche secondo quanto indicato da S.Em. il Card. Francesco Marchisano, con l’obiettivo di proporre una vivace documentazione su quanto avviene nell’architettura ecclesiastica, in Italia e nel mondo, così da fornire termini di confronto che alimentino il dibattito e contribuiscano alla formazione delle coscienze e delle competenze: solo così si potrà migliorare quanto viene costruito. Giuseppe Maria Jonghi Lavarini, architetto EDITTI DI COSTANTINO E DI TEODOSIO L’EDITTO DI NICOMEDIA del 311 Il 30 aprile el 311, a Nicomedia, anche a nome di Costantino e di Licinio, Galerio pubblica un editto con il quale si concede ai Cristiani, purché essi rispettino le leggi, la libertà di culto e la riedificazione delle chiese. È la prova del fallimento della politica anticristiana portata avanti con le varie ondate di persecuzioni. Cinque giorni dopo, il 5 maggio del 311, moriva Galerio. EDITTO DI MILANO del 313 Il 313 d.C. è l’anno dell’Editto di Milano, con il quale il Cristianesimo ottiene la libertà di culto. “…Quando noi, Costantino Augusto e Licinio Augusto, felicemente ci incontrammo nei pressi di Milano e discutemmo di tutto ciò che attiene al bene pubblico e alla pubblica sicurezza, questo era quello che ci sembrava di maggior giovamento alla popolazione, soprattutto che si dovessero regolare le cose concernenti il culto della divinità, e di concedere anche ai cristiani, come a tutti, la libertà di seguire la religione preferita, affinché qualsivoglia sia la divinità celeste possa esser benevola e propizia nei nostri confronti e in quelli di tutti i nostri sudditi. Ritenemmo pertanto con questa salutare decisione e corretto giudizio, che non si debba vietare a chicchessia la libera facoltà di aderire, vuoi alla fede dei cristiani, vuoi a quella religione che ciascheduno reputi la più adatta a se stesso. Così che la somma divinit&agra Perciò è opportuno che si sappia…, cosicché, abolite del tutto le precedenti disposizioni imperiali concernenti i cristiani, ora, invece, in assoluta tranquillità, tutti coloro che vogliano osservare la religione cristiana possano farlo senza alcun timore o pericolo di molestie…”. Inoltre si ordinava la restituzione ai Cristiani dei beni confiscati. In questo editto veniva riconfermato quanto era stato detto in quello del 311; in più si ordinava la restituzione ai Cristiani dei beni confiscati, e il Cristianesimo veniva messo alla pari delle altre religioni. Nell’editto, inoltre, c’era un’ implicita professione di fede monoteistica, parlando di Divinità anziché di Dèi, a questa Divinità si invocava il favore per i monarchi e per i sudditi. TEODOSIO e L’EDITTO DI TESSALONICA del 380 Teodosio fu nominato augusto nel gennaio del 379 ed elesse come sede del suo quartier generale una delle diocesi che Graziano gli aveva affidato oltre l’Oriente, e cioè Tessalònica, in Macedonia. Teodosio, il 27 febbraio del 380, emana il celebre editto di Tessaloneica, in cui ordina ai popoli a lui sottomessi di abbracciare la fede che era stata un tempo dell’apostolo Pietro, e li esorta a riconoscere la massima autorità nelle figure del papa ortodosso Dàmaso e del vescovo di Alessandria Pietro. L’editto di Tessalonica, firmato nche dagli imperatori Graziano e Valentiniano II, dichiara il Cristianesimo religione ufficiale dell’impero e proibisce i culti pagani. Contro gli eretici, egli esige da tutti i cristiani la confessione di fede conforme alle deliberazioni del concilio di Nicea. Il suo testo venne preparato dalla cancelleria di Teodosio I. Successivamente venne incluso nel codice Teodosiano da Teodosio II. «Vogliamo che tutte le nazioni che sono sotto nostro dominio, grazie alla nostra carità, rimangano fedeli a questa religione, che è stata trasmessa da Dio a Pietro apostolo, e che egli ha trasmesso personalmente ai Romani, e che ovviamente (questa religione) è mantenuta dal Papa Damaso e da Pietro, vescovo di Alessandria, persona con la santità apostolica; cioè dobbiamo credere conformemente con l’insegnamento apostolico e del Vangelo nell’unità della natura divina di Padre, Figlio e Spirito Santo, che sono uguali nella maestà e nella Santa Trinità. Ordiniamo che il nome di Cristiani Cattolici avranno coloro i quali non violino le affermazioni di questa legge. Gli altri li consideriamo come persone senza intelletto e ordiniamo di condannarli alla pena dell’infamia come eretici, e alle loro riunioni non attribuiremo il nome di chiesa; costoro devono essere condannati dalla vendetta divina prima, e poi dalle nostre pene, alle quali siamo stati autorizzati dal Giudice Celeste.» Decreti Teodosiani. Il 24 febbraio 391 l’imperatore Teodosio, detto dai cristiani "Il Grande", battezzato nel 380, emise il provvedimento legislativo "Nemo se hostiis polluat", che: – rinnovava la messa al bando di qualunque sacrificio, pubblico o privato; Il decreto del 16 giugno 391: estensione delle proibizioni Il terzo editto del 391: distruggete i templi Con il terzo editto del 391 la persecuzione s’intensificò e molti si sentirono autorizzati ad iniziare la distruzione degli edifici pagani. Il quarto editto del 392: pena di morte Il quarto editto venne emanato a Costantinopoli da Teodosio l’8 novembre del 392. – la pena di morte per chi effettuava sacrifici e pratiche divinatorie Nel 393, interpretando i Giochi Olimpici come una festa pagana, Teodosio I decise di porre fine ad una tradizione millenaria, ripresa solo nel 1896, oltre 1500 anni dopo. |