Le montagne del passato

L’educazione tradizionale giapponese insegna a ritenere fondamentale e sacro il principio dell’adattamento verso la natura. E con essa lo sviluppo costruttivo in base alle condizioni ambientali, soprattutto climatiche e sismiche. Ritroviamo questa unione (casa-natura) anche nelle nostre case Walser, dove il paesaggio viene preso a prestito mescolandosi fra le abitazioni caratteristiche da cui si gode un ampio paesaggio.

Servizio di: Paolo Rosso, architetto

Le montagne del passato, sia in Oriente che in Occidente, erano territori di spiritualità dominati da abbazie e templi, abitati da monaci ed eremiti che con la pastorizia, hanno permesso la colonizzazione ad alte quote da parte di contadini medioevali. Dalla pastorizia all’allevamento di bachi da seta, alla coltivazione del riso, solo una forte differenza di
spiritualità divide questi popoli, accomunati da una tipologia di casa rurale così simile da farli sembrare vicini di casa. L’educazione tradizionale giapponese, insegna a ritenere fondamentale e sacro il principio dell’adattamento verso la natura. Il bisogno di stabilire una relazione con essa e lo sviluppo costruttivo in base alle condizioni ambientali, soprattutto climatiche e sismiche, si riflettono anche nella struttura della casa. La parola Katei che in giapponese significa “casa”, è composta dagli ideogrammi “Ka” e “Tei”, i quali designano rispettivamente “casa” e “giardino”, ci indica l’unione indissolubile fra questi due elementi nella cultura nipponica. Sicuramente ritroviamo questa unione (casa-natura) anche nelle nostre case Walser in Valsesia, dove il paesaggio viene preso a prestito (shakkei, termine giapponese) mescolandosi fra le abitazioni caratteristiche da cui si gode un ampio paesaggio.

La tecnica utilizzata per la costruzione della casa Walser (sopra e a destra) e dell’abitazione nipponica (a sinistra,
una fattoria giapponese, chiamata Minka) è quella a Blockbau, vale a dire un modulo cubico ottenuto attraverso
l’incastro delle travi; questa struttura poggia sul basamento in muratura e sempre a questa si connette la struttura del loggiato pure basato sull’incastro a Blockbau. Il basamento è realizzato con pietre locali di varie dimensioni.

Ordine, misura, armonia, elementi che appartengono a case tipiche delle nostre Alpi, ci inducono a pensare al tempio e all’architettura greca. I materiali usati nell’architettura tradizionale giapponese sono: il legno di cedro non trattato, un tetto leggermente convesso, composto di vari strati di corteccia di cipresso che fa da protezione e isolamento nelle varie stagioni, carta e paglia (tatami= paglia pressata) come isolamento termico, il tutto assemblato senza l’ausilio di chiodi.
Al fine di ridurre l’umidità e far circolare l’aria, le abitazioni non erano edificate direttamente sul suolo ma sopraelevate, uno sfruttamento ottimale della brezza per rinfrescare la casa. Grazie al suo bassissimo coefficiente di espansione,
il legno di cedro non subisce ritiri, rigonfiamenti o deformazioni eccessive, anche quando è soggetto a cambiamenti di temperatura o umidità ed è un ottimo isolante. Ha un colore particolarmente attraente, con le sue calde e intense sfumature ramate in forma grezza e deodora naturalmente l’ambiente, emanando un sottile aroma che rievoca i nostri sensi. Il suo profumo ha anche la capacità di non piacere alle tarme.

LA PAGLIA DI RISO PRESSATA è un materiale da costruzione dalle eccezionali proprietà, in particolare per quanto riguarda l’isolamento termico, ha una bassa capacità di combustione, perché la compattezza del materiale ostacola la circolazione dell’ossigeno necessario ad alimentare il fuoco ha un alto contenuto in silice, quindi ha una decomposizione
molto lenta inoltre contiene pochissimi nutrienti, non è quindi gradita alle termiti. La corteccia di cipresso non si deteriora facilmente, come una guaina protegge il legno, allo stesso modo viene usata come tetto nelle case.
Il legno, unitamente alla pietra, sia in Oriente che in Occidente, è stato uno dei primi materiali a cui l’architettura si è rivolta ed era anche l’unico che poteva indifferentemente essere impiegato a compressione, a trazione e soprattutto a flessione. La casa Walser è costruita prevalentemente in legno, la pietra è utilizzata per il basamento e per le
piode del tetto: il rapporto pietra – legno è sicuramente risolto felicemente sia sotto il profilo funzionale che estetico.

Nelle foto: una tipica casa Walser costruita con il sistema “a incastro” chiamato Blockbau;
Un tipico villaggio nipponico: è costruito con legno di cedro non trattato, un tetto leggermente convesso, composto di vari strati di corteccia di cipresso, carta e paglia (tatami= paglia pres
sata) come isolamento termico, il tutto assemblato senza l’ausilio di chiodi.
Tetto in corteccia di cipresso.
I due villaggi a confronto: sopra il villaggio Walser, a sinistra quello giapponese.

“…Ricordarsi che davanti ai camini è bene apporre uno spazio di circa un metro
di larghezza pavimentato in pietra o in cotto…”

IL LEGNO IMPIEGATO È IL LARICE soprattutto nelle travi, (per le sue capacità di resistenza) e l’abete nei tavolati; il terriccio e il muschio sono utilizzati come tamponamento fra trave e trave laddove necessita un isolamento termico. Altri materiali, quali il vetro per le finestre, il ferro per le serrature e i cardini, il rame, dovevano essere importati perché
assenti sul territorio locale. La tecnica utilizzata per la costruzione della casa Walser e dell’abitazione giapponese è quella a Blockbau, vale a dire un modulo cubico ottenuto attraverso l’incastro delle travi; questa struttura poggia sul basamento in muratura e sempre a questa si connette la struttura del loggiato pure basato sull’incastro a Blockbau. Il basamento è realizzato con pietre locali di varie dimensioni; sia nella casa tradizionale giapponese che nella casa tradizionale Walser, i materiali usati avevano la stessa importanza funzionale. Queste due tradizioni costruttive hanno lasciato un segno per l’impiego dei materiali naturali e delle tecniche costruttive, oggi si parla di bio-architettura,
architettura ecologica, ma soprattutto le montagne del passato hanno insegnato la straordinaria spiritualità nell’arte di viverle (katei, shakkei ecc.) rispettando l’armonia delle forme proprie senza modificarle a nostro volere, basti pensare che le case sorgevano nell’area su cui venivano tagliati gli alberi, e una volta deteriorate venivano restituite alla terra nativa.

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