Loft e architettura industriale

Intervista

Il racconto del progetto di un intervento che riqualifica un’area industriale dismessa di circa 10.000 metri quadrati, posta nell’immediata cintura extra circonvallazione Nord di Milano, fatto dagli architetti Michele Bulgarelli e Guido Cigada, che ne hanno curato la realizzazione.

D: Quali sono le caratteristiche primarie di questo intervento?
R: Il progetto assume nel mantenimento di massima parte dei caratteristici edifici industriali esistenti la sua caratteristica primaria di rispetto e conservazione di tutti gli elementi che caratterizzano l’architettura industriale più
intrigante. All’interno di una nuova definizione degli spazi e dei percorsi, il progetto globale trasforma alcuni edifici esistenti, ne insedia altri di nuova progettazione, ad altri ne aggiunge o toglie porzioni importanti, il tutto senza
un’ apparente struttura compositiva di continuità, ma coerente con un linguaggio "funzionalista", seppur mediato, caratteristico degli insediamenti industriali. Il risultato permette di realizzare nuove unità immobiliari ad alta
connotazione tipologica, dotate di caratteristiche difficilmente reperibili nella media della banale e standard produzione immobiliare corrente. Unità che in lingua anglosassone vengono definite "loft", ovvero spazi ex-produttivi
riconvertiti a nuovi usi e a produzioni soft legate per lo più ad attività creative.

D: Quali obiettivi sono stati perseguiti in questo progetto?
R: Per i promotori e i progettisti dell’iniziativa la qualità del progetto è caratteristica indispensabile e sempre più vincente, in un mercato selettivo e di nicchia quale sta diventando anche il settore immobiliare, dove per qualità
non si intende solo la dotazione di finiture ad alto standing, il che sarebbe scontato, ma la realizzazione di spazi dotati di personalità, e ampiamente personalizzabili sulle esigenze dei singoli utenti, per soddisfare il bisogno di
distinguersi anche nell’abitare che l’utente tipo di spazi come questi ricerca. Così le grandi altezze interne, le vetrate a
sheed, l’uso del ferro per i serramenti, i materiali grezzi (cemento, mattone, ferro) diventano protagonisti di nuove realtà insediative sempre più ricercate in particolare dalle nuove professioni e dalle moderne dinamiche del lavoro e,
in parte, anche dell’abitare.

D: Com’è articolato il progetto?
R: Il progetto si articola in cinque corpi di fabbrica con caratteristiche d’ intervento differente. Vi sono due corpi che hanno mantenuto integralmente le loro caratteristiche più significative (sheed, altezze, materiali strutturali etc.),
e in cui si sono creati grandi cortili interni e patii atti a migliorarne le caratteristiche di aeroilluminazione non solo zenitale. Le parti diventate scoperte hanno permesso una traslazione di s.l.p. ridistribuendo la superficie su
nuovi livelli interni a quote diverse, anche a più livelli, data l’altezza nelle singole unità. Altri corpi sono stati ricostruiti ex-novo in tutto o in parte, con forti citazioni morfologiche che ripropongono, anche nel nuovo, doppie altezze
e ambienti scenografici di grande impatto.

Dal momento che il progetto descritto nell’intervista non è ancora stato completamente ultimato, e non sono quindi disponibili fotografie dello stato attuale del complesso, per illustrarlo vengono utilizzati dei rendering realizzati dallo studio Bulgarelli & Cigada, che hanno curato tutte le fasi della progettazione. Lo spirito del progetto è quello di lasciare il massimo livello di personalizzazione degli interni, consegnando le unità dotate di un solo servizio igienico con finiture “basic” e di tutte le parti strutturali ( soppalchi, scale, etc. ) ma mancanti di impiantistica e finiture oltre che di ripartizioni interne, se non indispensabili.
I fabbricati vengono interamente finiti nelle parti comuni e nelle dotazioni esterne (serramenti, copertura, adduzioni impianti etc. ) ma si lascia ai nuovi acquirenti la possibilità di intervenire nello spazio, ognuno con la propria creatività funzionale e formale. Questo livello “rustico” di consegna e vendita degli spazi permette il massimo contenimento dei costi in modo da proporre sul mercato un valore di vendita.

Altri ancora si sono elevati in verticale riproponendo caratteristiche rilevabili nella più semplice ma efficace archeologia industriale di inizio secolo: elementi di citazione certo , ma in un linguaggio nuovo sempre coerente con le preesistenze rimaste. Oltre all’intervento sui fabbricati esistenti e alle nuove edificazioni il progetto non ha potuto esimersi dalla realizzazione di un piano interrato di boxes e altri utilizzando la q.ta 0.00 nel palazzo fronte strada, in quanto si è completamente rinunciato alla presenza, seppur ammissibile urbanisticamente, di locali commerciali su strada che però avrebbero snaturato la caratteristica del nuovo "borgo" che si è voluto dare all’intervento. Viene creata una nuova viabilità interna, con nuove aree comuni a verde e una illuminazione notturna scenografica seppur moderata che garantirà un’ immagine di forte personalità dei luoghi anche nelle ore notturne.

D: Qual è lo stato d’animo con il quale un progettista si pone di fronte ad un intervento di questi tipo?
R: L’intervento di recupero di aree ex-industrialicome questa scoraggia gli operatori più tradizionali perché possono trovare diverse problematiche non sempre di facile soluzione. Inoltre hanno per lo più un approccio progettuale
che poco o nulla si ritrova nella filosofia di intervento qui applicata. Infatti la volontà di un progettista finalizzata al recupero e al mantenimento delle caratteristiche industriali dei fabbricati non viene recepito positivamente da molti operatori che preferiscono dedicarsi a realizzazioni più standardizzate, o procedere con totali demolizioni e ricostruzioni di anonime palazzine residenziali, che nulla mantengono nella memoria dei luoghi, ne propongono spazi
particolari e di impatto come invece un buon recupero riesce a fare. Vi possono essere anche problematiche di tipo ambientale , urbanistico, sociale che, se presenti contemporaneamente, rendono l’intervento difficile sotto il profilo
commerciale.

Alcuni corpi di fabbrica sono stati ricostruiti exnovo in tutto o in parte, con forti citazioni morfologiche che ripropongono, anche nel nuovo, doppie altezze ed
ambienti scenografici di grande impatto, come nel rendering qui sopra.

Nel caso specifico, invece, queste ex-officine si trovano in un’ area della città in forte trasformazione, ormai definibile come semi-centrale, ben dotata di servizi, in un contesto adiacente ormai sostanzialmente residenziale o soft-produttivo , con nuove presenze trendy nel settore della ristorazione dei locali notturni, tutti elementi che riqualificano l’ambiente urbano circostante e lo rendono utilizzabile ventiquattro ore. Il progetto, che, si sviluppa quasi per intero all’interno di un’ area poco visibile dalla strada, crea di fatto un nuovo “borgo", dove si insediano nuove realtà produttive rivolte per lo più ad ambienti ad alto sviluppo creativo (cinema, fashion, architettura, web design etc. ), che hanno un’ utenza che non gradisce l’inserimento in contesti totalmente industriali, ma preferisce ambienti misti dove
trovare tutto quanto offre la città.

D: Un commento conclusivo…?
R: Questo progetto di recupero è un altro tassello di quell’onda di nuova generazione di progettisti e imprenditori, spesso anche sotto un’ unica figura, che ritiene vincente conservare e trasformare, anziché sostituire, quegli immobili "che hanno qualcosa da dire", oggetti di forte impatto visivo , particolari, magari poco funzionali, ma con una storia e una presenza tangibile nel territorio. E crediamo di esserci riusciti perfettamente!

Nelle foto:… I rendering mostrano alcuni esempi di finiture esterne ed interne del complesso, che esemplificano possibili soluzioni da realizzare nell’arredamento delle singole unità abitative. Pur essendo stati ipotizzati in queste simulazioni dei progetti esecutivi che fanno ricorso ad elementi di arredo definibili “di design”, come la lampada Arco di Castiglioni qui a fianco, la scelta dei progettisti Bulgarelli e Cigada è stata quella di consegnare gli appartamenti privi di molte finiture interne, per lasciare ai singoli proprietari la possibilità di arredarsi gli spazi seguendo i propri gusti.

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