Materiali naturali e vetrate per vivere a contatto con la natura


Una ristrutturazione all’insegna della luce e della trasparenza

Un libro tratta il tema delicato della trasformazione degli edifici rurali

Una pubblicazione belga in lingua francese dal titolo “Restaurare e Rinnovare”, edita ad Enghien dall’editore Beta-Plus, affronta un tema, molto sentito in Europa: il restauro “autentico” di un complesso rurale. Gli esempi illustrati sono molti e le costruzioni in mattoni a vista sono la maggioranza; ma non si escludono altre tipologie, perché in Belgio la casa al centro di una tenuta spesso è più vicina alla villa antica padronale che al rustico italiano. La parola
francese che la indica è “ferme”, da tradurre col termine italiano di “fattoria” che ha un significato più ampio della semplice cascina. Ragione per cui in Belgio spesso si assiste alla trasformazione di un complesso rustico in una residenza di stampo aristocratico, con mobili antichi di gran pregio e nulla che ricordi un passato contadino. L’ossessione che noi italiani spesso abbiamo per l’aspetto rustico e patinato degli interni, in Belgio non c’è proprio, perché prevale il concetto francese di ripulire l’antico per farlo sembrare nuovo come al momento in cui è stato fatto. Il loro concetto di “rustico” risulta così molto diverso dal nostro e si limita alla presenza di listoni di legno dall’aria nuovissima, come pavimenti, e di mobili in legno dalle forme semplici che sembrano appena usciti dalla fabbrica.
Nell’esempio che qui riportiamo si può cogliere benissimo tale aspetto: si tratta di una vecchia fattoria di forma quadrata, radicalmente ristrutturata, che ha subìto una profonda trasformazione in casa moderna, e oggi non ha più nessun sapore d’antico anche se la fattoria in origine era stata costruita più di cent’anni fa.

La pergola e il forno a legna sono fatti con i vecchi materiali

A sinistra: la zona pranzo trattata a veranda ha mobili in legno massello di semplicità monacale.
Sotto: un dettaglio della zona notte dove si vede un armadio dalle ante dipinte a fiori violetti su fondo celeste, una presenza curiosa che vuole collegarsi allo spirito del giardino.
In questa pagina: uno scorcio del salotto con comode poltrone squadrate ricoperte di lino grigio (un materiale
ritenuto rustico), con alle finestre tende di lino bianco.

Che si tratti di una fattoria del Nord Europa lo si intuisce dall’inclinazione dei tetti, ad angolo più acuto rispetto a quella abituale in Italia, per via del maggior strato di neve da sopportare in inverno. In questo spazio, che acquista una configurazione più “gotica”, è stata collocata la cucina con annesso tavolo con sgabelli per la prima colazione. La parte vetrata è stata ampliata a dismisura per avere il massimo della luce (siamo al Nord e la luminosità è quasi sempre scarsa). I mobili sono ordinati in modo rigorosamente ortogonale, noi diremmo “come soldatini”, abituati come siamo a oggetti e a disposizioni meno bloccate. Nella pagina a destra vi sono immagini della zona notte che a una sensibilità mediterranea ricordano l’interno di una moderna chiesa luterana, dove il rigore delle forme sembra dire: qui la trasgressione, di qualsiasi tipo, non è ammessa. I volumi sono cristallini, mentre i mobili sono materici. Gli armadi sfoggiano un legno pregiato con una suggestiva venatura flou; la testiera del letto è un morbido capitonné tessile che cattura la luce sfumandola in vari toni di marrone. La zona pranzo e la zona notte hanno la stessa cifra stilistica
nell’arredo e la stessa spazialità nella struttura.

NEL TRIANGOLO DEL MOVIMENTO MODERNO
Il fatto che il Movimento Moderno in architettura, quello del razionalismo e del funzionalismo, sia nato nel triangolo mitteleuropeo di Paesi Bassi, Francia e Germania la dice lunga sull’humus culturale che l’ha generato. E’ facile pensare che sia stata la clarté francese, unita al rigorismo della chiesa riformata tedesca e olandese, a dare una base comportamentale al nuovo modo d’intendere l’architettura. Dopo il grido partito da Vienna: “L’ornamento è un delitto!”, il testimone passò a Rietveld, a Le Corbusier e a Gropius che rinnovarono alla base il linguaggio architettonico utilizzando sia l’eredità dei movimenti artistici d’avanguardia, come il cubismo, sia la bellezza dei
manufatti tecnologici di allora, come gli aerei bianchi pubblicati come esempio da seguire su Esprit Nouveau. Le bianche architetture con grandi vetrate che invasero l’Occidente nei successivi Anni ’30 furono il frutto di quella precoce maturazione in circoli ristretti. E tali idee, con relativo vocabolario di forme, sono un modo di operare ben
radicato in Belgio, una nazione che è geograficamente al centro del triangolo del Movimento Moderno.

Bagni squadrati e minimali con una presenza strategica del legno

Che si tratti di bagni razionali e rigorosi salta subito all’occhio, e il contrasto con i bagni che siamo solitiscegliere per le nostre case rustiche è evidente.
Qui il massimo della presenza “rustica” è dato dal legno massello delle cassettiere e del guscio della v
asca; le pareti e i pavimenti sono rigorosamente bianchi e non vi è ombra di piccoli mobili, solo le lampade interrompono la pura geometria dello spazio, ma si tratta di semplici faretti. I lavabi a tronco di cono, in coppia, sono poggiati su semplici
sgabelli bianchi e si stagliano sul pannello di legno massiccio (lo stesso dei mobili) che chiude la parete di fondo. Due specchi, rotondi, riflettono la grande luce che domina il bagno. In tutto lo straordinario nitore, un solo capello caduto sul pavimento bianco potrebbe costituire un evento drammatico.
C’è in questi bagni un’atmosfera da “casalinghe disperate” in piena crisi ossessiva, quando rifiutano i loro figli perché sono disordinati.
Ma non andrebbero interpretati con spirito mediterraneo, perché non si tratta di una fattoria siciliana.
Il bello di questi ambienti è il comfort che danno a chi fa rientro dalla campagna sporco di fango e si ritrova in mezzo a una “macchina da abitare” che lo riporta a uno stato di assoluta pulizia, anche psicologica. Il legno massello che interrompe il nitore delle pareti del soffitto e del pavimento è un legno particolarmente pregiato, con venature
morbide e soffuse che gli danno un aspetto morbido.
La ruvidezza dei materiali da noi impiegati nella ristrutturazione dei rustici (come il cotto, le travi di recupero o il legno con nodi vistosi) qui non sono concepibili. Qui è l’idea astratta e geometrica che conta, e quando si impiega un materiale tipicamente rustico come il legno, lo si sceglie edulcorato, sotto tono, ingentilito. I caloriferi, con la loro
rozzezza paleoindustriale, non sono bene accetti e vengono nascosti da griglie a elementi longitudinali.
La continuità formale con la camera da letto, grazie alla semplicità minimalista, è perfetta; anche il letto è un simbolo di pulizia, e chi vi entra è sicuramente pulito, forse sterilizzato. Il volume che plasma il tutto è il parallelepipedo, le stanze sono delle scatole che s’incastrano una nell’altra e anche i mobili hanno quella forma. Si tratta senza dubbio
di un interno “moderno”, ma gli mancano, rispetto ai modelli degli Anni ‘20 e ‘30, il gusto dell’incastro e l’alternanza di forme curve e squadrate.

I SERVIZI IGIENICI IN FATTORIA
Il primo cambiamento da porre in atto in una fattoria che risale a prima delle due guerre mondiali riguarda il bagno con gli annessi servizi. Troppo tempo è passato e le abitudini igieniche sono cambiate, anche se ci si lava adesso come allora con gli stessi strumenti: doccia, vasca, lavandini e bidet.
Ma è lo spirito con cui lo si fa che è mutato.
Oggi il bagno non deve essere angusto, ma ampio, per risultare un luogo perfetto per rilassarsi. La vasca e la doccia devono avere l’idromassaggio, perché il bagno deve risultare umanizzato e massaggiare chi vi entra.
Fuori la realtà è sempre più aggressiva, la gente ha iniziato ad avere paura e, almeno quando sta in bagno, l’uomo moderno ama sentirsi protetto e coccolato. Il bagno tenderà sempre più ad essere l’equivalente del grembo
materno, protettivo e nutriente, dove ascoltare il rumore delle acque primordiali.

 

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