Mirabili scorci a Matera. Le case scavate nella roccia


Progetto: Giuseppe e Michele Andrisani, architetti
Località: Matera
Art Director e Testo: Claudia Avolio
Foto: Athos Lecce

Una bellissima corte di impianto cinquecentesco; all’interno una splendida abitazione recentemente ristrutturata; fuori, l’affascinante scenario dei Sassi di Matera fatto di chiese e abitazioni scavate nel tufo. In questa residenza affacciata sui tetti della città, il camino caratterizza, con la sua presenza, diversi ambienti; al piano terra (foto nella pagina qui, a fianco), l’atmosfera calda e conviviale della cucina continua e si rafforza attorno al camino in tufo a cui è dedicato un intero ambiente.

IL COMIGNOLO Il comignolo in tufo è uno degli elementi formali che caratterizzano le abitazioni dei Sassi di Matera. Le diverse tipologie sono ricorrenti, ma sistematicamente applicate dagli artigiani locali, secondo criteri regolamentati dall’Ufficio Sassi del Comune di Matera. La facile lavorabilità del tufo ha sempre consentito l’uso di blocchi squadrati, infatti i comignoli sono realizzati sempre in conci di tufo regolari. L’intervento di ristrutturazione di questa dimora cinquecentesca ha trasformato, quelle che in origine erano diverse abitazioni distribuite su più livelli, in un’unica residenza che si sviluppa in altezza. La scelta di abitare in verticale, che non nasconde ovvie scomodità, è ripagata quando si raggiunge la terrazza, da cui si gode un panorama da incanto.

IL TERRAZZO Dal piano primo dell’abitazione si accede, sfruttando sia le scale interne che i caratteristici camminamenti esterni, che si sviluppano lungo i tetti ed i terrazzamenti, alla suggestiva terrazza affacciata sul centro storico. Una scenografica vasca idromassaggio per esterni domina questo ambiente dedicato al ricevimento e al benessere. I toni caldi del legno di teak della struttura della vasca e degli arredi rendono lo spazio accogliente e vivibile, creando una continuità tra interno ed esterno. Tutt’intorno, a fare da cornice, un singolare alternarsi di costruito e parti in cui la roccia affiora nuda insieme alla vegetazione.

Le particolari condizioni orografiche e geomorfologiche del territorio sono all’origine dei quartieri più antichi della città di Matera: i Sassi. Il territorio materano è caratterizzato, infatti, da due scoscese valli carsiche, le gravine, che sono valloni scavati nel tempo dai torrenti. Con scarsa vegetazione, ma ricche di anfratti e di caverne, le gravine rappresentavano un ricovero ideale sia per i pastori che per i monaci e gli eremiti. Dal XIII secolo in avanti, queste valli si sono via via popolate sino a fondersi, tra il Quattrocento ed il Seicento con la civitas, conferendo alla città l’aspetto che ha attualmente, quello, cioè di una città millenaria in cui si fondono eredità contadine e raffinate esigenze civili, culturali e religiose. Oggi i Sassi, dopo un lungo periodo di abbandono, contano più di duemila case abitate che testimoniano come, in un simile contesto conservativo, sia possibile usare un linguaggio moderno ma adeguato a quello originale. Si ringrazia l’APT Regione Basilicata e il suo Presidente Mario Trufelli per la collaborazione.

Un grande camino in conci di tufo regolari armonizza lo spazio del relax,
fatto di morbide tonalità rubate a magiche atmosfere lontane.

“La ricchezza della storia si fonde, in questa dimora, con la calda atmosfera
di una casa vissuta esaltandone il carattere colto e ricercato ”

Nelle foto: 1. La corte cinquecentesca fa da ingresso ai diversi livelli dell’abitazione.
2. Un grande ambiente con volta a botte in tufo, affacciato sulla corte interna, ospita la cucina al centro della quale domina il grande tavolo rustico corredato da moderne sedie in alluminio. Una struttura, realizzata in conci di tufo, sostiene il piano di lavoro, in acciaio come la cappa e la lampada.
3. Nel grande soggiorno sempre voltato a botte e diviso in due ambienti da una doppia arcata in tufo di nuova realizzazione, arredi esotici incontrano l’essenzialità del gusto moderno; numerosi pezzi di pregio, antichi e moderni, convivono in un continuo e perfetto gioco di equilibrismo tra passato e presente.

Costruire in tufo

Emergono, all’esterno come all’interno dell’abitazione, le parti in tufo ripristinate che appaiono più chiare, rispetto a quelle più scure preesistenti. La calcarenite, questo particolare tipo di tufo locale, che è all’origine degli insediamenti dei Sassi, tenero e facilmente scavabile, ha da sempre fornito materiale da costruzione. I dettagli degli elementi formali, comignoli, cornici, aperture, capitelli, dimostrano come tutto sia costruito con la stessa essenziale trattazione della pietra. Permeabile e facilmente eroso, il tufo si apre facilmente all’acqua che lo penetra, infatti la messa in opera di camini come di intonaci prevede sempre l’uso di una vernice che preservi dall’umido. Il pregio di questo versatile materiale, è quello di mantenere una temperatura costante: le case, infatti, si mantengono fresche in estate e confortevoli in inverno.

APPROFONDIMENTI

Sassi di Matera costituiscono il centro storico della città di Matera.
Il Sasso "Caveoso"’ ed il Sasso "Barisano", insieme al rione "Civita", formano un complesso nucleo urbano, ogg
i così denominato

Patrimonio dell’Umanità
I Sassi di Matera sono stati iscritti nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO nel 1993.

Sono stati il primo sito iscritto dell’Italia meridionale. L’iscrizione è stata motivata dal fatto che essi rappresentano un ecosistema urbano straordinario, capace di perpetuare dal più lontano passato preistorico i modi di abitare delle caverne fino alla modernità. I Sassi di Matera costituiscono un esempio eccezionale di accurata utilizzazione nel tempo delle risorse della natura: acqua, suolo, energia.

Descrizione
La "città della pietra", centro storico di Matera scavato a ridosso del burrone, è abitata in realtà almeno dal Neolitico: alcuni tra i reperti trovati risalgono a 10mila anni fa, e molte delle case che scendono in profondità nel calcare dolce e spesso (calcarenite) della gravina, sono state vissute senza interruzione dall’età del bronzo (a parte lo sfollamento forzato negli anni cinquanta). La prima definizione di "Sasso" come rione pietroso abitato risale ad un documento del 1204.

Paesaggio di grande valenza culturale

I Sassi sono davvero un "paesaggio culturale", per citare la definizione con cui sono stati accolti nel Patrimonio mondiale dell’Unesco.

Il Sasso Barisano, girato a nord-ovest sull’orlo della rupe, se si prende come riferimento la Civita, fulcro della città vecchia, è il più ricco di portali scolpiti e fregi che ne nascondono il cuore sotterraneo. Il Sasso Caveoso, che guarda invece a sud, è disposto come un anfiteatro romano, con le case-grotte che scendono a gradoni, e prende forse il nome dalle cave e dai teatri classici. Al centro la Civita, sperone roccioso che separa i due Sassi, sulla cui sommità si trova la Cattedrale. Ed infine di fronte, sul versante opposto della Gravina di Matera, l’altopiano della Murgia che funge da quinta naturale a tale scenario, con le numerose chiese rupestri sparse lungo i pendii delle gravine protette dall’istituzione del Parco archeologico storico-naturale delle Chiese rupestri del Materano, detto anche Parco della Murgia Materana. Un paesaggio in parte invisibile e vertiginoso, perché va in apnea in dedali di gallerie dentro la pietra giallo paglierino del dorso della collina, per secoli difesa naturale e ventre protettivo di una città che sembra uscita dal mistero di una fiaba orientale. "Grotte naturali, architetture ipogee, cisterne, enormi recinti trincerati, masserie, chiese e palazzi, si succedono e coesistono, scavati e costruiti nel tufo delle gravine" scrive Pietro Laureano nel suo libro Giardini di pietra.

Testimonianza dell’architetto Laureano

Laureano, architetto ed esperto dell’Unesco per le zone aride e per la civiltà islamica, è stato uno dei primi a ristrutturare ed abitare una casa nel Sasso Barisano. Molti lo hanno seguito, dopo gli anni dell’abbandono. Oggi, da una grotta di tufo millenaria, dirige un ufficio del Comitato delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione, e sta lanciando una banca dati sulle conoscenze tradizionali. Facciate rinascimentali e barocche si aprono su cisterne dell’VIII secolo, trasformate in abitazioni. Chiese bizantine nascondono pozzi dedicati al culto di Mitra. Alcuni ipogei sono stati scavati a più riprese fino agli anni cinquanta, altri murati e dimenticati, nascosti nei fianchi della collina. Il Palombaro lungo, l’immenso serbatoio d’acqua sotto piazza Vittorio Veneto, ha delle sezioni costruite tremila anni fa, mentre le più recenti sono del 1700. I Sassi, la città popolare, insieme alla Civita aristocratica e medievale eretta su un’antica acropoli, sono in effetti un palinsesto pieno di sorprese, anche se sembrano immobili e compatti, chiusi nella pietra nuda a tratti appena corretta da una mano di calce.

CARLO LEVI

"Arrivai a Matera verso le undici del mattino. Avevo letto nella guida che è una città pittoresca, che merita di essere visitata, che c’è un museo di arte antica e delle curiose abitazioni trogloditiche. Ma quando uscii dalla stazione, un edificio moderno e piuttosto lussuoso, e mi guardai attorno, cercai invano con gli occhi la città. La città non c’era. Allontanatami ancora un poco dalla stazione, arrivai a una strada, che da un solo Iato era fiancheggiata da vecchie case, e dall’altro costeggiava un precipizio. In quel precipizio è Matera".

La descrizione di Carlo Levi in Cristo si è fermato a Eboli evoca uno spalancare d’occhi. Alla sorella, che fa da voce narrante, i Sassi appaiono come due mezzi imbuti separati da uno sperone di roccia, la Civita, e la chiesa bianca di Santa Maria de Idris, "che pareva ficcata nella terra". I due mezzi imbuti sono i Sassi, e per Levi hanno la forma "con cui, a scuola, immaginavamo l’Inferno di Dante". Levi, spedito al confino in Lucania dal regime fascista, visita i Sassi quando sono all’apice di un collasso demografico che era iniziato quattro secoli prima. Gli abitanti erano aumentati in maniera esponenziale e la pastorizia era in declino: sulle case nella roccia erano stati sopraelevati più piani, erano spariti gli orti e i giardini pensili, e le cisterne erano state riadattate a monolocali in cui intere famiglie convivevano con muli e pecore.

Ma quelli che allo scrittore in esilio erano sembrati i gironi dell’Alighieri, in realtà facevano parte di un sistema complesso ed efficiente. La pianta dell’antica Matera vista dall’alto, si presenta come un’omega greca. Piazza del Sedile, nella Civita, appare in equilibrio tra il Caveoso e il Barisano. Si scende nei Sassi per delle arcate, che sembrano dei passaggi occulti. Le calate erano affiancate da canali d’irrigazione che rifornivano cisterne a goccia, in alcune case ci sono fino a sette cisterne. Orti e giardini pensili si affacciavano dai tetti. I tetti a volte servivano da cimiteri: i vivi sottoterra, i defunti in superficie. I vicinati, costituiti da un insieme di abitazioni che affacciano su uno stesso spiazzo, spesso con il pozzo al centro, erano il modello della vita sociale, della solidarietà e della collaborazione dei Sassi. Il pozzo comune dove si lavavano i panni, il forno dove si impastava il pane facevano del vicinato la cellula fondamentale dell’organizzazione comunitaria. Nelle case, la luce arriva dall’alto come in una casbah nordafricana, e la temperatura è costante a 15 gradi, con la massa termica del
tufo marino che funziona da climatizzatore. Se i raggi del sole d’estate, perpendicolari e roventi, rimangono fuori, d’inverno, obliqui, scivolano sul fondo delle grotte.

Questo degradare e sovrapporsi di case e casette, è solo apparentemente caotico, perché poi risulta costruito con molti accorgimenti. Ma la discesa nei Sassi è una sorpresa continua. Tra viottoli e gradini si arriva in formidabili complessi monastici scavati nella roccia, Cenobi benedettini e laure bizantine, in cui le celle di monaci si stringono intorno a una chiesa sotterranea.

Intorno all’anno 1000, Matera si riempì di monaci basiliani, che portarono le esperienze religiose e artistiche dei confratelli delle chiese rupestri dell’Anatolia e della Siria. La pietra dei Sassi si apre in conventi straordinari come la Madonna della Virtù, San Nicola dei Greci, Santa Lucia alle Malve.

Difficile distinguere le influenze: si trovano iconostasi ortodosse in chiese a pianta latina. Gli affreschi sono meno rigidi di quelli degli anacoreti dell’Asia minore, le madonne meno regine e più popolane, cosa che deve essere piaciuta a Pier Paolo Pasolini, quando girò Il Vangelo secondo Matteo. A fare raffronti, la struttura dei Sassi ricorda la splendida Mistrà in Laconia, "la città ad alveare", che sopravvisse dieci anni in libertà dopo la caduta di Bisanzio. È una struttura dovuta al sistema della raccolta delle acque tipica dei centri bizantini – sostiene Laureano – che ritroviamo in altri insediamenti rupestri in Puglia e Basilicata, da Massafra a Gravina in Puglia. È allo studio dell’Unesco un progetto per far entrare anche questi luoghi nella lista dei Patrimoni dell’umanità: un parco di "paesaggi culturali" di cui i Sassi di Matera saranno l’epicentro.

La Passione di Cristo, Mel Gibson, mentre percorreva le rampe e i passaggi che s’inoltrano labirintici nei Sassi di Matera, alla ricerca degli angoli giusti per installare i set delle riprese per il suo La Passione di Cristo, perse – parole sue – la testa. Per un australiano, cresciuto come attore e regista al sole di Hollywood, le ombre delle case che dopo l’ingresso diventano grotte, "quei blocchi di pietra, le parti della città antiche di 2000 anni", erano estranee alla modernità e quindi perfette per ambientare il film sugli ultimi giorni di Gesù.

 

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