Livelli fluidi e comparti dinamici si intersecano nei percorsi verticali. Progetto Giancarlo Marzorati Entrando nel multisala si ha come l’impressione di essere pervasi dalla quintessenza cinematografica. Un vestito su
Nelle foto: Planimetria generale. Rendering dell’ampliamento del Multiplex Arcadia. Lo stesso porticato ad archi che circonda in toto il perimetro ellissoidale della pianta, sembra invitare il visitatore ad una sorta di meditazione, con i suoi giochi di luce e ombre che al tramonto creano effetti surreali. Qui l’arte del cinema riesce ad assurgere a una sfera maestosa, tale da suscitare ammirazione e rispetto. Lo spazio interno è complesso, con il suo
Il movimento dell’ascensore è sottolineato da due tagli di luce sulla parte superiore ed inferiore della cabina a foggia di tronco di cono. Attorno ad esso si sviluppa un scala elicoidale che sembra costituirne la scia naturale. Anche l’importanza dei percorsi diagonali, che permettono all’utente di percepire appieno la trasformazione dell’architettura ai vari livelli non è stata tralasciata. Così vengono inserite delle sca- le mobili rivestite in acciaio lucido che riflettono i giochi di luce presenti nell’atrio.
Cinque sale, quattro elementi e l’unione di essi. Così vengono metaforicamente chiamate le sale del cinema Arcadia. Ai lati dello sviluppo longitudinale troviamo la sala Fuoco, la sala Acqua, la sala Aria e la sala Terra, magistralmente progettate per una visione, un’ergonomia ed un’acustica perfette. In testa troviamo la sala Anergia, quasi fosse un’unione simbolica dei quattro elementi. La sala più grande d’Europa, in cui uno schermo avvolgente largo più di venti metri crea un effetto a dir poco disarmante sullo spettatore. Non a caso è stata eletta da registi del calibro di George Lucas per la proiezione in digitale delle anteprime della sua maestosa saga fantascientifica di “Star- Wars”.
Nelle foto: Visione esterna del Multiplex Arcadia. Le travi in c.a. convogliano nella colonna centrale del trasporto verticale. Ma il cinema non si accontenta e vuole evolvere e crescere. Così il progettista confeziona un nuovo abito, adatto alle nuove cerimonie tecnologiche e digitali del ventunesimo secolo. Una propaggine altrettanto maestosa si rivela in una restituzione digitale di un nuovo progetto. Una propaggine che termina con una sala sferica in cuilo schermo diventa momento di rivelazione delle nuove tecnologie quadridimensionali di proiezione. Uno dei rapporti più dialogici con l’architettura che il progettista abbia mai instaurato.
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