MUSEO D’OLTREMARE 26 GIUGNO 2010

L’uomo, essere, essenza immateriale, organismo complesso, materico come la pietra, sfuggente come l’acqua e l’aria, costretto dagli infiniti legacci della realtà imperante, obbligato per intima necessità a costruire un proprio mondo, a renderlo mutevole, voluttuoso;
l’uomo, incline, per sua propria natura, a piegare la realtà, ricondotta per prove ed errori a minuscole gocce oleose galleggianti sull’imperscrutabile mare della conoscenza;
l’uomo, piegato al potere dei vincoli, alle regole della fisica, alle costrizioni della reciprocità.Uomo e ancora uomo, artefice del proprio futuro, edificatore della propria consistenza, libero di enfatizzare l’effimero, di valorizzare l’esterno, di cullarsi in false suggestioni, di costruire mondi adatti a pochi, di ignorare gli indifesi, emarginare gli svantaggiati.
Ma anche uomo capace di progettare un mondo possibile, di coltivare la bellezza come sentimento unificante, di render conto delle emozioni, degli intimi stati dell’animo, di creare condizioni di vita adatte ai più, di proteggere gli indifesi, accompagnare gli svantaggiati.

Su questi presupposti nasce l’istallazione per il premio Archiprix 2010, l’uomo con i limiti imposti da una consistenza dettata dalle leggi della fisica, portato ad adeguare i propri
sensi al limitato contesto della propria sopravvivenza, ma al contempo concepito con la capacità di astrarre, liberandosi dai ferrei lacci della materia, è portato per sua propria natura ad adeguare il mondo visibile alle proprie aspirazioni interiori, alla ricerca di una “felicità” agognata eppur mai pienamente raggiunta.

L’ambiente di vita antropizzato – il costruito – diviene quindi il nuovo involucro all’interno del quale, scavalcando i più ristretti limiti corporei, l’essenza dell’uomo, l’Io, è costretto a muoversi e ad agire.
L’individuo è posto di nuovo al centro del suo Universo fatto di acqua, terra e fuoco, e dal quale dipende, oltre la propria sussistenza, il benessere fisico e psichico.
Da qui discende che la qualità della vita non può essere ridotta a mero principio idealistico e a tratti utopico, ma a impegno quotidiano impregnato del duro lavoro di tutti gli attori che, volontariamente, si sono assunti l’incarico e la responsabilità di condurre la società dell’uomo verso uno standard di sviluppo sempre più improntato al benessere collettivo mai disgiunto dalla conservazione dell’ambiente.
Diviene chiaro, allora, il riferimento costante, nell’istallazione di Archiprix 2010, alla presenza dell’uomo che invade e pervade lo spazio non solo con la presenza fisica, ma anche con la propria emotività, le proprie sensazioni, le proprie paure.Si potrebbe dire che, nella mostra, l’uomo, nella sua interezza fisica e spirituale, accompagni, fiducioso, i progetti che gli architetti del domani sapranno realizzare, concretizzando quel nuovo umanesimo che sappia unire e armonizzare l’amore per l’uomo, con le sue necessità fisiche e spirituali, e l’ambiente di vita, la natura, richiamando e sottolineando, al contempo, le responsabilità che essi hanno assunto nei confronti del pianeta intero.

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