OLTRE L’ARCHITETTURA


ARCHITETTURA COME “SPERIMENTAZIONE” DI STRUTTURE EFFIMERE

servizio di Caterina Parrello, architetto

La Fondazione La Biennale di Venezia, presieduta da Paolo Baratta, ha inaugurato l’11. Mostra Internazionale di Architettura dal titolo: Out There: Architecture Beyond Building, diretta da Aaron Betsky.
Secondo Aaron Betsky, l’11. Mostra si orienta verso un’architettura oltre il costruire per affrontare i temi centrali della nostra società. Invece di edifici, presenta installazioni realizzate da architetti che hanno risposto allo stimolo di Betsky raccogliendone la sfida. Betsky indica “quello che dovrebbe essere un fatto ovvio: l’architettura non è “il costruire”. L’architettura deve andare oltre gli edifici perché gli edifici non sono una realtà sufficiente. Sono grandi e dispendiosi
accumuli di risorse naturali difficilmente adattabili alle condizioni sempre mutevoli della vita moderna. Eppure l’architettura è bella – dice Betsky – può collocarci nel mondo come nessun’altra arte è in grado di fare. Può farci sentire a nostro agio nella realtà moderna.”

1. “Recycled Toys Furniture”, Greg Lynn (Leone d’Oro per la migliore installazione)
2. Il progetto del gruppo MAD office presentato a Uneternal City.
3. Il progetto del gruppo Stefano Boeri sulle città ecosostenibili, presentato al Padiglione Italia ai Giardini.
4. Un’installazione di “Roma Interrotta”.
5. Un’installazione “La Parola prima dell’Architettura” a S. Francesco alla Vigna.

La Biennale di quest’anno intende, dunque, invitare alla riflessione ed incoraggiare l’immaginazione; vedere se l’architettura, attraverso la ricostruzione, la decostruzione e la deformazione, possa offrire forme concrete
e immagini seduttive. L’11. Mostra presenta pertanto, articolandosi nelle aree espositive del Padiglione Italia ai Giardini e dell’Arsenale, installazioni, manifesti d’intento, scenari utopici. Questi sono esperimenti realizzati qui per lo scopo specifico della mostra: ricercare forme per cui l’architettura rinnovi sé stessa, lo spazio in cui viviamo, la nostra esistenza. Se all’Arsenale il visitatore incontra 23 installazioni, al Padiglione Italia scopre il lavoro sperimentale di 55 studi internazionali e una ricognizione dei Masters of the Experiment.

LA CONSEGNA DEI LEONI

Leone d’Oro per la migliore Partecipazione nazionale alla Polonia (Padiglione ai Giardini) Hotel Polonia. The Afterlife of Buildings Progetto di Nicolas Grospierre, Kobas Laksa

Leone d’Oro per il miglior progetto di installazione della Mostra Internazionale a Greg Lynn Form (Usa, espone alle Corderie dell’Arsenale in Installations) Recycled Toys Furniture

Leone d’Argento per promettenti giovani architetti della Mostra Internazionale al gruppo cileno Elemental (espongono ai Giardini in Experimental Architecture) Alla cerimonia di premiazione e inaugurazione dell’11. Mostra, che ha avuto luogo il 13 settembre a Venezia al Teatro Piccolo Arsenale, sono stati inoltre consegnati:

il Leone d’Oro alla carriera a Frank O. Gehry (nella foto con il Presidente della Biennale Paolo Baratta e Sandro Bondi, Ministro dei Beni Culturali).

il Leone d’Oro Speciale per uno storico dell’architettura a James S. Ackerman
nel Quinto Centenario della nascita di Andrea Palladio.

Le Corderie presentano installazioni di grandi dimensioni che non sono prototipi di edifici, ma rappresentano modi sempre nuovi di interrogarci sull’architettura e su come è possibile sentirsi “a casa” nel mondo.
I partecipanti della sezione Installations sono: Asymptote, Atelier Bow Wow, Barkow Leibinger Architects, Nigel Coates, Coop Himmelb(l)au, Diller Scofidio+Renfro, Droog Design+Kesselkramer, Vicente Guallart, Frank O. Gehry, Zaha Hadid, Ante Liu, Greg Lynn, M-A-D, Massimiliano Fuksas, MVRDV, Penezic e Rogina, Philippe Rahm, Matthew Ritchie in collaborazione con Aranda/Lasch e Daniel Bosia/ARUP AGU, Kramervanderveer, Thonik e UNStudio.

Se Out There: Architecture Beyond Building è l’invito di Aaron Betsky a riflettere su una dimensione dell’architettura al di là degli edifici, lo stesso invito vale per il modo in cui guardiamo alla città. Non a caso la Mostra prosegue alle Artiglierie dell’Arsenale con due esposizioni su Roma: Roma Interrotta e Uneternal City. La prima è promossa dagli
Incontri Internazionali d’Arte ed è la riproposizione di quello che è stato un progetto innovativo ideato da Piero Sartogo nel 1978, al quale parteciparono 12 grandi architetti internazionali invitati a configurare una “Nuova Roma” intervenendo sul nucleo storico della città. La seconda esposizione è Uneternal City che, a trent’anni da Roma
Interrotta, chiama dodici studi di architettura – italiani, europei, statunitensi e asiatici – a verificare il tema generale sotteso all’intera mostra di Aaron Betsky, applicandolo questa volta alle periferie della Capitale. Dodici gli
studi coinvolti: Centola & Associati, Delogu Associati, Giammetta &Giammetta, Labics, n!studio, Nemesi Studio, t – studio, BIG – Bjarke Ingels Group (Danimarca), Clark Stevens – New West Land Company (Usa), Koning Eizenberg Architecture (Usa), MAD Office (Cina), West 8 Urban Design & Landscape Architecture (Olanda).

Ai Giardini, all’interno del Padiglione Italia, “va in scena” la sperimentazione. La mostra ha tre anime diverse: Masters of the Expe
riment che rappresenta l’influsso dei linguaggi sperimentali più espressivi degli ultimi decenni, Experimental Architecture, dove si indaga sul nuovo modo di fare architettura e di intervenire nella realtà urbana e Upload City, ove si offre uno sguardo virtuale al possibile sviluppo futuro attraverso l’uso della rete.

A cura dell’architetto Francesco Garofalo, il Padiglione Italiano alle Tese delle Vergini dell’Arsenale propone il tema “L’Italia cerca casa” con l’obiettivo di fornire a istituzioni e committenti dei modelli per la riflessione.
L’interessante visione della casa con progetti di sviluppo che riguardano tessuti urbani esistenti, recupero di aree edificabili con costi sostenibili e alta qualità progettuale sembrerebbe avere il merito di suggerire una prima risposta all’invito di Betsky a ragionare sui problemi. In epoca di “bolla immobiliare” e di instabilità globale innescata dalla crisi americana dei mutui subprime, Garofalo pone il tema dell’abitare come “questione operativa centrale della nostra cultura architettonica”, raccontata tra passato, presente e futuro in una mostra innovativa con videoclip, mappe, progetti e installazioni: dagli alloggi popolari degli anni ‘30 al “piano casa” degli anni ‘80, dal boom edilizio al trading immobiliare, dal caro affitti ai mutui facili degli anni ’90, fino alla “casa possibile”per il XXI secolo.
Da segnalare tra gli eventi collaterali alla Biennale , la mostra “La Parola prima dell’Architettura” presso il chiostro di San Francesco alla Vigna, curata dalla Di Baio Editore attraverso la rivista Chiesa Oggi architettura e comunicazione.

 

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