Salvaguardia del nostro territorio

La Fondazione ProVinea "Vita alla Vite di Valtellina" ONLUS è stata costituita nel 2003 per volontà dei produttori associati al Consorzio di Tutela dei Vini di Valtellina con lo scopo di tutelare, senza fini di lucro, il territorio, il paesaggio
e l’ambiente viticolo terrazzato della provincia di Sondrio, dove si sviluppa una delle aree viticole terrazzate di montagna più estese d’Europa.

Ne parliamo con
il Dott. Domenico Triacca e con
il Dott. Sandro Faccinelli,
Presidente e Direttore della Fondazione ProVinea
"Vita alla Vite di Valtellina" ONLUS
Domenico Triacca
Sandro Faccinelli

Le sue attività mirano alla salvaguardia ed al mantenimento del versante viticolo terrazzato valtellinese in considerazione del suo eccezionale valore paesaggistico, ambientale, storico ed economico. ProVinea riunisce al suo interno enti pubblici e privati, istituti di ricerca, associazioni di categoria, viticoltori e produttori di vino, e fa di questa caratteristica il suo elemento peculiare. L’obiettivo più ambizioso di ProVinea è la candidatura dei terrazzamenti vitati valtellinesi per l’inclusione nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO. Scopo ultimo dell’iniziativa è l’ottenimento del riconoscimento del "valore eccezionale ed universale" del paesaggio viticolo della Valtellina in base ai criteri di selezione previsti dalla Convenzione Internazionale sulla protezione del Patrimonio Mondiale Culturale e Naturale, uno maggiori strumenti legali internazionali per la protezione del patrimonio culturale e naturale.

QUESTO PROGETTO È FRUTTO DELLA COLLABORAZIONE DI:

– Fondazione ProVinea “Vita alla Vite di Valtellina” ONLUS
– Consorzio di Tutela dei Vini di Valtellina
– Banca Popolare di Sondrio
– Vitale-Novello &Co. Srl nelle persone del Prof. Marco Vitale (Presidente) e del
Dott. Stefano Zane
– Prof. Luigi Zanzi (Università di Pavia) in particolare per il capitolo sul Valore culturale
– Prof. Guglielmo Scaramellini, titolare della cattedra di Geografia presso l’Università Statale di Milano e Prof.ssa Nella Credaro, cultrice di Storia economica della Valtellina, in particolare per il capitolo sul Valore paesaggistico ed ambientale

Il 21 12 2005 ProVinea, congiuntamente alla Provincia di Sondrio quale ente pubblico territoriale di riferimento, ha inviato al Ministero per i Beni e le Attività Culturali la documentazione necessaria per la presentazione della domanda affinché la zona dei vigneti terrazzati del versante Retico della Valtellina venga inclusa nella lista propositiva italiana ai fini della successiva inclusione nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO, quale "Paesaggio culturale evolutivo e vivo". L’iniziativa annovera tra i suoi promotori il fondamentale supporto della Banca Popolare di Sondrio, istituto di credito locale e radicato nel territorio attento alle esigenze del settore primario provinciale, quale segno di grande interesse da parte del settore economico locale per i terrazzamenti.

”Valtellina … valle circondata d’alti e terribili monti.
Fa vini potentissimi e assai”
Leonardo da Vinci

Nell’ambito dell’attuazione della Legge n. 102 del 2 maggio 1990 la Provincia di Sondrio ha istituito un fondo di rotazione dell’importo di 4.500.000 _ destinato a finanziare interventi preventivi di manutenzione del versante Retico terrazzato, assegnando a ProVinea il compito di promuovere l’iniziativa e curare l’istruttoria delle domande per accedere al fondo di rotazione.

FORMIGONI HA PRESENTATO LA CANDIDATURA DEI “VIGNETI VALTELLINA” A PATRIMONIO MONDIALE UNESCO
SALA GONFALONE, PALAZZO DELLA REGIONE

SONO INTERVENUTI:
Roberto Formigoni, Presidente della Giunta regionale
Viviana Beccalossi, Vicepresidente e Assessore all’Agricoltura
Fiorello Provera, Presidente della Provincia di Sondrio
Piero Melazzini, Presidente e Consigliere delegato della Banca Popolare di Sondrio
Domenico Triacca, Presidente della Fondazione Provinea
Marco Vitale, Economista d’Impresa e Presidente Comitato
Scientifico Fondazione Provinea

Foto di Elio Della Ferrera

Gli interventi ammessi a finanziamento sono:

sistemazione rampe di accesso ai terrazzamenti;
sistemazione scale e muri di sostegno;
ripristino di drenaggi e scoli di acque meteoriche;
pulizia di incolti.

UNA STORIA ANTICA
La sistemazione dei terreni in pendio mediante la costituzione di unità colturali terrazzate è un perfetto esempio di sistema agricolo intensivo, ovvero di un sistema colturale in cui l’incidenza delle lavorazioni sui costi di produzione è massima. La progressiva meccanizzazione dell’agricoltura, connessa alla ricerca di massimizzazione dei profitti, ed il concomitante calo della manodopera disponibile hanno di fatto relegato questo tipo di attività in posizione marginale, a causa della minore redditività. Questa estensivizzazione dell’agricoltura ha consentito di aumentare la vitalità economica del comparto, ma non è priva di conseguenze negative dal punto di vista ambientale e sociale. In Italia, la sistemazione dei terreni in pendio ha una lunga e gloriosa tradizione, che ha portato alla creazione di ecosistemi agricoli affascinanti e di grandissima rilevanza anche dal punto di vista paesaggistico e della tutela ambientale. Gli esempi più noti sono quelli della costiera amalfitana, delle colline toscane e liguri, della zona etnea. Tali comprensori, oltre ad ospitare le attività produttive agricole che li hanno di fatto modellati, sono divenuti nel tempo famosi proprio per la bellezza del paesaggio che è parte integrante della loro spiccata vocazione turistica.

Nel comparto viticolo, che per superfici coinvolte ed indotto è uno dei più importanti dell’agricoltura italiana, le aree terrazzate montane di maggiore estensione si trovano nelle Cinque Terre in Liguria, in Valle d’Aosta, nell’Alto Canavese in Piemonte e in Valtellina. Quest’ultima, con i suoi circa 1000 ettari, rappresenta la più grande area viticola terrazzata di montagna in Italia ed in Europa è preceduta, come estensione, unicamente dal Douro portoghese e dal Vallese svizzero. Si tratta di realtà scarsamente incisive dal punto di vista economico ma di fondamentale importanza ambientale. L’unità colturale viene definita terrazzo e presenta forma il più possibile regolare, pendenza trasversale e spesso anche longitudinale. Esso viene delimitato da muri verticali, oppure leggermente spostati a monte rispetto alla verticale, che possono essere sostenuti con malta o a secco. Nel primo caso la tenuta è migliore, ma ci possono essere rischi di accumulo di acque meteoriche e conseguenti problemi di stabilità. La tipologia a secco è assolutamente preponderante in ambito valtellinese; la buona pendenza e la natura dei suoli, sciolti e sabbiosi, diminuiscono i rischi di stabilità sopra accennati e rendono solitamente superflua la scolina (zona di accumulo e infiltrazione delle acque di scorrimento superficiale).

Qualora le unità colturali siano delimitate da scarpate si parla invece di ciglionamento. Anche questa sistemazione si adatta a pendenze notevoli (fino al 35 – 40%); la scarpata è in genere ricoperta da una cotica erbosa permanente. Il raccordo tra i terrazzi è più agibile e di norma percorribile
anche da piccoli mezzi motorizzati, quindi questa sistemazione consente una sia pur parziale meccanizzazione che riduce le ore di lavoro necessarie dalle 1200 – 1500 all’ettaro e all’anno per il terrazzamento vero e proprio a circa 700. I filari dei vigneti valtellinesi sono impiantati pressochè esclusivamente a rittochino (andamento perpendicolare alle curve di livello).

Tale scelta era legata alla perfetta esposizione dell’uva e all’attenuazione del vigore vegetativo che va a tutto
vantaggio della qualità del prodotto finale. Negli ultimi anni sono stati realizzati alcuni impianti di nuova concezione, con ciglionamento del versante e filari a girapoggio (andamento il più possibile parallelo alle curve di livello); il contenimento del vigore vegetativo è in tal caso affidato alla competizione esercitata dal cotico
erboso. Al di là delle considerazioni tecniche, l’impatto visivoè, nei due casi, completamente diverso.
La vite europea, a seguito dell’arrivo della fillossera (un afide che distrugge l’apparato radicale) ha letteralmente rischiato di scomparire nel XIX secolo. La soluzione è stata individuata nell’innesto su vite americana, le cui radici resistono al parassita.

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