Trasformare senza cambiare

Un rustico recuperato nella zona di Courmayeur. Un semplice fienile costruito per le necessità agricole trasformato in un’abitazione “open space” su vari livelli.

A simple hayloft built for farming needs has been transformed into an open-space home on various levels

Progetto dell’architetto Andrea Vecchi
Servizio di Luisa Carrara
Foto di Athos Lecce
Testo di Walter Pagliero

Una semplice casa alpina, costruita con pietra e legni locali, mediante pochissimi interventi è diventata un’elegante seconda casa per rilassarsi e godere la montagna nei week-end e nei periodi di vacanza. Ma attenzione: il concetto di eleganza non è legato alla “griffe” dell’architetto, non è quello ricco o addirittura opulento delle case cortinesi, ma è da collegare allo spirito giansenista dei torinesi doc, che non ritengono chic coprire e dimenticare le ristrettezze della casa contadina, ma preferiscono viverci dentro con un minimo di comfort (se è poco visibile) aggiungendo solo qualche mobile di famiglia dal sapore gozzaniano. Questo è quello che deve apparire, il costo per ottenerlo conta poco.

Gli interventi sulla parte lignea sono stati molti e radicali (come la costruzione dell’abbaino) ma, come si dice nei romanzi gialli, il delitto è perfetto e non rimangono tracce o cicatrici. Questo è potuto avvenire grazie all’impiego sistematico di legno di recupero, dopo averlo ripulito e reso omogeneo a quello preesistente. I mobili sono quelli di famiglia, provenienti da situazioni diverse da quella contadina, che danno un segno forte di appartenenza culturale.
Work on the wooden part has been both considerable and radical (such as the construction of the dormer window) but no trace or sign of the work carried out can be seen. This is thanks to the systematic use of salvaged wood, which is cleaned and made to look the same as the existing wood. The family furniture comes from contexts that are different to that of a peasant life; this provides a stong impression of cultural belonging. The simplest of changes have converted this Alpine house, built using local stone and wood, into an elegant holiday home for a relaxing weekend break in the mountains during the holiday season. Yet here the concept of elegance is not associated to the architect’s name, and has little to do with the wealth and opulence found in the houses of Cortina, rather it is associated to the Jansenist spirit of real Turinese, who do not believe in hiding the simplicity of the country house but prefer to live with it while adding some degree of comfort (if it is not too visible) and some items of family furniture.

L’ambiente più spettacolare è quello a doppia altezza del soggiorno, che gode di una grande vetrata che sostituisce la precedente oscura parete.

Due divani messi ad angolo, uno rosso violetto e l’altro bianco con disegni etnici, conchiudono piacevolmente lo spazio del camino. Un camino tutt’altro che appariscente, anzi un semplice buco nel muro sormontato da un travone ritrovato in sito. Sotto la bocca vi è una bassa tavola di pietra grezza, ed è lì che si organizza il fuoco, forse come nelle capanne dei primi homo sapiens. E la passione per la caccia dev’essere rimasta la stessa, anche se a testimoniarla vi è un raffinato archibugio e le corna di cervo attorno alla lampada sul tavolo da pranzo. Un cervo che sulle grandi corna sorregge molte candele è una scultura decorativa che ricorda antiche saghe nordiche. La fascina di lunghi stecchi per il fuoco legati al centro è un tocco di praticità contadina.

That is how it should appear, the cost is of little issue. Two sofas placed in the corner, one purple and the other white with ethnic motifs, provide a pleasurable enclosure to the fireplace. This fireplace is everything but conspicuous, being just a simple hole in the wall with a mantelpiece made using a large wooden beam found on site. Beneath the opening there is a small stone platform for the fire, possibly similar to what was used by early man. The passion for hunting must have remained the same, judging by the elegant harquebus and the deer antlers around the lamp over the dining room table. A deer that has candles at the tips of its large antlers recalls ancient nordic sagas. The bundle of long sticks tied together in the middle adds a touch of countryside practicality.

La luce piove dall’alto grazie all’apertura di lucernari e al moderno trattamento a “spazio aperto” dei due livelli abitativi.

La cucina, come molti altri mobili di legnodi questo arredo, è opera di un artigiano locale, Matteo Carel di Courmayeur, che da sempre interpreta fedelmente le tipologie e le tradizioni locali.
The kitchen, together with a lot of the other furniture in wood, has been made by a local craftsman from Courmayeur, Matteo Carel, who has always faithfully reproduced local styles.

La struttura diventa un fatto decorativo

Se il secondo piano viene pensato come un soppalco parziale che lascia libera la vista della struttura portante, le chiusure e le aperture che si alternano al suo interno creano un continuo gioco di prospettive che moltiplicano una spazialità che all’origine era molto ristretta. Questo fatto modifica nella sostanza la realtà della casa contadina e la trasforma in un momento contemplativo, non più attivo. Lo testimonia il fatto che la zona dove più viene attuato l’open space è anche quella arredata con sedute e mobili tipici dei momenti di relax, cioè con divani e poltrone. La cucina, invece, che dovrebbe essere un luogo di quotidiano lavoro, è appartata e chiusa da pareti di legno che ne impediscono la vista. Insomma, questa è diventata una casa che contempla se stessa, oltre a far contemplare il paesaggio attraverso le grandi finestre.

È una costruzione con molto legno che invita alla salita e alla scoperta, segue cioè il punto di vista dell’alpinista: Andare sempre più in alto per dominare quel che sta, anche psicologicamente, più in basso. È una concezione più legata allo spirito del turista che a quello del contadino. In questa immagine un esempio di realizzazione raffinata e elegante: si tratta del recupero e del restauro di una casa con legno antico, riportato all’antico splendore; La Trentina.

La zona pranzo con boiserie in legno di cirmolo è pensata come un caldo e luminoso spazio variamente fruibile

In Edicola

Nelle foto: s’intravede da diversi punti di vista una specie di pensatoio, un luogo molto scenografico attrezzato per la meditazione, la lettura e la conversazione non salottiera. I divani e le poltrone sono decisamente comodi ma non lussuosi e i tessuti che li ricoprono hanno disegni semplici o ripresi dal folclore tradizionale. Il resto è solo legno patinato.
Left and right, one can see from various viewpoints a sort of holy of holies, a welcoming area in which to gather one’s thoughts, read, or debate. The sofas and armchairs are very comfortable but not luxurious, and the fabrics that cover them have simple motifs, some of which have been borrowed from traditional folklore. The rest is just wood with a patina.

La parte alta della casa, quella originariamente adibita a fienile, è stata lasciata il più possibile com’era, con le sue tramezze che avevano il compito di sorreggere l’erba tagliata e seccata, riposta qui con l’aiuto dei forconi. È rimasto tutto talmente autentico che si ha ancora la sensazione di sentire il pungente ma gradevole odore del fieno. Di nuovo c’è l’arredo, fatto sì di comode sedute, ma accostate a una vecchia slitta usata come tavolino, pelli di animali utilizzate come tappeti e uno storico paio di sci con i suoi pericolosi puntali, gli obsoleti attacchi Kandahar e relative racchette di bambù cinese. In questo interno si sente un grande attaccamento al passato, a un “come eravamo” vissuto con nostalgia e precisione documentaria, e traspare da tutti i dettagli il piacere (un po’ mania) di convivere con documenti di un tempo recente sentito già come mitico. È evidente che alla base di tutto ciò c’è un fatto culturale: la preferenza dei piemontesi colti per l’understatement, che è il contrario dell’esibizione del proprio status sociale e che tende, nelle
forme e nei simboli, a una vera semplicità monacale, senza per questo rinunciare al comfort e alla funzionalità razionale. La ragionevolezza sì, il lusso no.

L’abbaino

In una casa tutto considerato piccola assistiamo a una moltiplicazione dello spazio grazie al disporsi variamente d
i piani ortogonali (i pavimenti, i tramezzi parziali) e piani obliqui (le due falde del tetto a capanna interrotte dall’inserto degli abbaini). È un labirinto, visivo ma anche di percorsi, creato da travi e pannelli di legno che sostengono, dividono e spezzettano lo spazio. Questa è architettura nel senso più alto del termine, ma ha un’origine artigianale, popolare, spontanea. L’importante è stato riconoscerne i valori spaziali e materici, valorizzandoli con gli apporti della modernità, la luce soprattutto. A questo punto sono intervenuti gli abbaini: prima non c’erano, ma essendo eseguiti con vecchi materiali di recupero, si sono inseriti perfettamente nel contesto, aggiungendo a un interno già interessante altra luce e ulteriore complessità spaziale. Alla base del “sistema abbaino” c’è una tecnica antica che risale al tardo impero romano, quando il soffitto a forma di botte veniva intersecato da volte più piccole per prendere luce da finestre aperte sulle pareti e rifletterla verso il basso. Era il sistema delle “volte a crociera”. Mentre nell’architettura religiosa queste volte sono continuate a lungo, nell’architettura civile si sono ben presto trasformate in un sistema più semplice di soffitti piatti e tetti a due falde. Ma il bisogno di illuminare i sottotetto ha fatto ripensare a quelle antiche prese di luce, cercando di tradurle nel nuovo linguaggio architettonico, in particolare in quello gotico.

Ed ecco che, a partire dal ‘200, sui ripidi tetti dei castelli nordici si assiste allo spuntare di finestrelle molto decorate, protette da un piccolo tetto a due falde che spunta dal grande tetto di copertura; con un gioco di volumi che ben si addice a quello stile fiorito fatto di continue proliferazioni quasi vegetali. Utilizzato anche nel periodo rinascimentale e barocco, l’abbaino ha poi dominato l’ottocento per illuminare i guardaroba, le stanze della servitù e per dare luce agli studi dei pittori bohèmien.

Ora è prepotentemente tornato di moda per esigenze immobiliari; perché, aprendo vari abbaini nei sottotetti, si riesce a moltiplicare facilmente lo spazio abitabile nelle case di città. Una moda che ha coinciso con quella del ricercatissimo “attico con superattico”. (nell’immagine un esempio di Velux).

The upper part of the house, originally used as a hayloft, has been left more or less as it was, with its partitions that were used to prop up the cut and dried grass, arranged using pitch forks. Everything has remained so authentic that one still has the feeling one can smell the strong yet pleasant scent of hay. The furniture is new, with comfortable seating arrangements, but this has been placed alongside an old sledge that has been converted into a table, animal skins used as rugs, and an old pair of skis complete with sticks, Kandahar fittings, and matching snowshoes in Chinese bamboo. With documentary precision, this interior is very much associated with the past, to a nostalgic ‘way we used to be’, and all the details point to the pleasure of living with documents of a not-sodistant past that are nevertheless already considered to be legendary.

La zona notte con pavimenti e soffitti in legno di abete è un caldo e luminoso spazio ben sfruttato, dove il legno patinato si alterna con un intonaco rigorosamente bianco.

Le porte, tutte rigorosamente di recupero, hanno una struttura in legno massello e le specchiature in abete gradevolmente patinato. Il colore del legno è rigorosamente lo stesso per le porte, per le travi e per i pavimenti.
The doors, all salvaged, hence the patina, have a solid wood structure with panels in fir wood. The colour of the wood is the same as that of the beams and the floors.

La zona notte è naturalmente più chiusa e protetta, ci sono delle porte che dividono gli spazi e all’occorrenza si trasformano in ante per gli armadi. Sono porte dalle maniglie curiose, che ricordano gli uffici che nell’800 stavano di fianco alle fabbriche, oppure le austere vecchie scuole di campagna. Le vicende dolceamare del romanzo “Cuore” (era il 1886) sembrano proprio accadute tra questi usci patinati dal tempo: sono riflussi della memoria che possono accendersi ogni qual volta si riutilizzano infissi di recupero che trasportano dentro di sé pezzi di vita vissuta. Ma al posto dei banchi qui ci sono grandi letti coperti da vaporosi piumini, che fanno pensare a una vita meno stentata e inibita di quella di allora.

I bagni, che oggi rispetto a un tempo si sono moltiplicati, hanno rubinetti e lavandini modernissimi, comodi asciuga-salviette e una allegro accenno di decorazione: quadrature e cornici eseguite con piastrelle in un caso, liberi festoni composti con sassi di fiume colorati in un altro. Sono decorazioni “povere” in carattere con il resto dell’arredamento. Il carattere degli esterni è rimasto ancora più fedele alle origini: le pietre sono tutte diseguali e pazientemente assemblate, il tetto è rigorosamente quello in scisto grigio, tipico della zona, nella stessa tonalità delle pietre a vista.

I tetti d’ardesia

Nella tradizione delle alpi centro-occidentali, dall’alta liguria fino alla valtellina, il tetto d’ardesia è di prammatica e contribuisce a comporre un’architettura tutta grigia molto affine al panorama di queste valli. Fa da contrappunto a questa raffinata monocromia l’altro elemento usato per gli esterni: i grandi tavelloni di legno massiccio che tamponano le pareti non portanti.

Diventa una soluzione ottimale per abitazioni alpine, perché mantiene fresca la casa nelle stagioni estive e la protegge durante le stagioni più fredde, tenendola al riparo anche dalle infiltrazioni d’acqua e dai rischi di rottura per il gelo. Il tetto in ardesia unisce alle doti di resistenza e durata nel tempo quelle di eleganza e gradevolezza estetica, conosciuto e apprezzato fin dall’antichità. International Slate Company

It is clear that a cultural element lies at the bottom of it all: the preference on the part of learned Piedmontese for understatement, the contrary of the ostentation of one’s social status, which tends towards monastic simplicity with regards forms and symbols, without however forgoing comfort or rational functionality: reasonableness yes, luxury no. The night area is, needless to say, more closed and protected. There are doors that separate the spaces and where required turn into large wardrobes. These doors have interesting handles that are reminiscent of old austere country schools or offices which in the 19th century were located next to factories. These doors with their patina of time tell a story.

Le foto degli esterni documentano la sostanziale omogeneità con gli interni sia nello stile, sia nei materiali: la pietra a vista dei muri portanti e le assi di massello delle tamponature.
The photographs of the exteriors illustrate how they use the same style and materials as those used indoors: unpainted load-bearing stone walls, and solid wooden planks for the plugging. Every time one reutilises these emblems of the past, memories come flooding back. Here instead of benches there are large beds covered with light duvets that show how life today is less strained and less inhibited than it used to be. The bathrooms, of which there are more today than there used to be, have modern taps and washbasins, practical towel driers, and lively decorations consisting of frames made using tiles on the one hand, and festoons made using coloured river pebbles on the other. These are simple decorations that fit in well with the rest of the furniture. The character of the exterior has remained even more true to its origins: stones are all uneven and have been painstakingly assembled, the roof is that of grey shale, typical of the region, and of the same tonality as the unpainted stone.

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