Un giovane architetto genovese, Sergio G. Ratto, è riuscito a “muovere” molto scenograficamente L’attico si trova in un palazzo medioevale a cui è stata rifatta la facciata nel 1840, in occasione dello sventramento
L’intervento ha tolto molti divisori e i cannicciati che nascondevano il tetto a capriate, guadagnando spazio in verticale e creando un soppalco e un nuovo piano dove disporre le camere da letto. Parlando della ristrutturazione, l’architetto Ratto ci ha detto che le travi del tetto, non essendo in vista, nell’800 erano state dipinte col rosso antiruggine compromettendo la superficie del legno.“Negli anni ‘80 avevo deciso, secondo il gusto del momento, di dipingerle in nero; oggi invece, che siamo portati a cromatismi più tenui, le ho ridipinte di bianco. Il nero crea un sistema di contrasti che va seguito e che porta a un interno piuttosto drammatico; oggi si preferiscono atmosfere più soft e rilassanti, con molto bianco e i colori pastello. Qualcosa in nero è comunque rimasto per sottolineare certe separazioni: gli infissi delle finestre, i contorni delle porte e i battiscopa così verniciati risultano cornici perfettamente neutre che staccano meglio.
La volontà del progettista, tesa all’esaltanzione di nuovi valori di luce e leggerezza tipici dell’architettura d’interni degli ultimi anni, è stata raggiunta attraverso l’uso del bianco e del grigio (i colori della adiacente facciata della Cattedrale) e di pochi accenni di colore che, sottolineando setti murari che continuano nei tre piani, conferiscono all’ambiente una matrice costruttivista.” La tendenza che qui si segue è quella di sottolineare col colore la struttura architettonica; il colore ha sempre una valenza decorativa, ma serve anche a mettere in evidenza gli incastri strutturali. Così avviene per la parete azzurrina dove si apre il portale e per la parete curva giallina; in entrambi i casi i colori sono naturali, dovuti all’aggiunta di polveri di marmo che danno un cromatismo piacevolmente tenue.
Un altro elemento di chiara matrice costruttivista è sicuramente la scala aerea del soggiorno. “E’ come una scultura godibile da ogni lato. Non è stato facile costruirla così, con un basamento che ha un paio di raggierelunghe un metro inserite nella gettata del pavimento per assicurarne l’equilibrio. E’ complicata anche perché la scala in basso si gira verso destra. E’ stata costruita da un fabbro su un disegno a dimensione 1:1; la parte centrale, che è uno scatolato curvo, è stata lavorata come una carrozzeria d’auto: dopo averla modellata, stuccata, lisciata e verniciata, la si è trasportata in casa già finita, in un solo pezzo.” Gli chiedo perché nella nuova ristrutturazione sono stati messi alcuni gradevoli mobili antichi. “Avendo fatto il pavimento in listoni di legno doussié, ho trovato che il legno chiama legno e che questi mobili si adattavano perfettamente.
Mobili e quadri antichi vivono in uno spazio neo costruttivista; Volendo mettere solo mobili moderni era meglio avere un pavimento in pietra o marmo non lucidati, oppure le nuovissime proposte in vetroresina. Invece ho preferito questi mobili dell’800, poco importanti ma sufficientemente integri da avere una patina.” E la situazione in terrazzo? “L’appartamento è circondato da tre terrazzi: uno a lato della cucina è verandato, con una vetrata che lo protegge d’inverno e che d’estate si apre; l’altro, aperto, ha un pergolato sotto cui si pranza durante la bella stagione; il terzo viene usato come stenditoio. In occasione del G8 questo terrazzo, illuminato da torce, è stato trasmesso dalla televisione in diretta. Qui eravamo nella zona rossa e non poteva entrare proprio nessuno.”
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