UNA CITTÀ CHE SI PUÒ TOCCARE

Il progetto sociale come episodio di cultura

La Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia dall’aprile 2009, al piano terra della prestigiosa sede del Palazzo dei Vescovi, ha dato ospitalità a una sezione di museo tattile dedicata alla storia della nostra città. In questo apposito spazio (che grazie all’intelligente e funzionale progetto dell’architetto Alessandro Suppressa, è divenuto anche accesso alle strutture museali dello stesso Palazzo) formato da un piccolo ambiente rettangolare e da un corridoio, sono stati sistemati i modelli in scala dei principali monumenti presenti in Piazza del Duomo: Cattedrale – insieme e facciata – Palazzo Comunale – insieme e facciata – Battistero – insieme – ,  inoltre è presente anche la riproduzione della chiesa della Madonna dell’Umiltà. Va detto che per realizzare l’insieme dei monumenti è stata usata una scala minore rispetto a quella adottata per le facciate e i relativi modelli hanno la particolarità di essere smontabili.

 Tale soluzione può permettere di poter ispezionare, a vista o tattilmente, la forma planimetrica dei vari piani. Quindi, mentre la scala minore offre una definizione molto sintetica – si evidenziano le strutture principali, perché altrimenti non sarebbe consentito – i modelli delle facciate al contrario, essendo in una scala maggiore, si presentano molto definiti e ricchi di dettagli e quindi permettono, a chi li ispezioni, di rendersi conto dei caratteri tipologici dell’insieme, della conformazione delle aperture, quanto delle peculiarità stilistiche del monumento.

Opportunamente poi, sono stati predisposti dei campioni di materiali utilizzati per la realizzazione degli edifici presenti in Piazza del Duomo: marmo bianco di Carrara, serpentino verde di Prato, pietra serena, intonaco. Inoltre, è mostrato anche un campione di pietra forte,  tipica pietra di colore avana, utilizzata per la costruzione di moltissimi monumenti storici fiorentini e presente a Pistoia nella chiesa del Tau. A interessare ulteriormente il visitatore non vedente, i responsabili del museo hanno esposto anche la testa in marmo di una scultura romana del 140 circa d.C. rappresentante una Faustina Maggiore (l’Imperatrice Annia Galeria, consorte dell’Imperatore Antonino Pio). Lo scopo? Quello di consentire la conoscenza tattile di un reperto importante della  cultura artistica nazionale e di poter “toccare con mano” la fisionomia – alterata dal tempo – di un importante reperto archeologico; cosa che non è consueta nei musei tattili dal momento che le sculture sono presenti sotto forma di calco in gesso. Il tutto è corredato da sintetiche didascalie per qualsiasi visitatore, ma in particolare per gli ipovedenti; così il font – in stampatello – è stato scelto fra quelli più leggibili e le spaziature ben distanziate consentono una vista immediata e chiara dei testi,  agevolata anche dal fatto che si è deciso di scrivere il carattere in bianco su fondo rosso mattone intenso. Soluzione fra le più efficaci, a detta degli esperti, che consente a un ipovedente di effettuare al meglio la possibile lettura.
  Ovviamente  è presente anche la stessa informazione in alfabeto Braille, oltre a una planimetria del museo, il cui perimetro è ben evidenziato da un sostanziale rilievo e, sempre a rilievo, ma con pigmentazione ruvida, vi è indicato anche il percorso che potranno effettuare i non vedenti. Dunque, una sezione di museo tattile con tutte le caratteristiche didattiche, pratiche e documentali che sono richieste dagli esperti di settore. Ma non solo, l’architetto Suppressa ha fatto realizzare una soluzione ambientale di ottima fattura estetica e dalle caratteristiche funzionali disciplinate con rigore e pertinenza.
 Una volta entrati nell’ingresso ci rendiamo conto come l’architetto abbia saputo dialogare con le strutture antiche del Palazzo: volte, vecchie strutture in mattoni e parti in pietra facciavista, quanto con le più recenti finiture come l’ intonaco patinato. Inoltre, non  ha potuto sottovalutare la presenza, nello stesso ambiente, della Pomona, la mirabile scultura di Marino Marini. Ebbene Suppressa ha deciso di intervenire con una sorta di concertazione, sia rispetto alla dea romana dei frutti, quanto con l’ambiente stesso, proponendo una struttura leggera, quasi “immateriale”, costruita essenzialmente in legno di acero e composta da una parte “introduttiva”, riservata al banco della reception e da una seconda parte, già sezione del museo tattile.Nella prima è presente un volume dalla forma vettoriale, che invita ad accedere agli ambienti successivi, la cui “irregolarità” morfologica lo caratterizza come un oggetto di design minimalista. Intelligente, poi, la soluzione di aver posto una mensola in perspex sopra questo bancone, la quale, pur fungendo da piano di appoggio,  allo stesso tempo integra efficacemente l’effetto “guida” dell’insieme; mensola sollevata e sorretta da cilindri – sempre dello stesso materiale trasparente – che seguendo l’andamento del solido, tramite opportune inclinazioni giunge, nella parte terminale, quasi a fasciarlo a concluderlo con grazia ed eleganza. Queste semplici accortezze del progettista ci rivelano come lo studio attento delle relazioni formali, della loro configurazione, tenga presente i presupposti di una felice euritmia che, non sempre ben controllata, nel design odierno, porta a soluzioni dissonanti, anziché armoniche. Tutto ciò ci dà la testimonianza di come Suppressa compia anche una scelta di campo, tenendosi distante dalle performances più spericolate e, in contrapposizione, si leghi piuttosto alla linea della tradizione, che da Giovanni Michelucci passa attraverso i progetti d’interni di Giovanni Battista Bassi. Due figure carismatiche che Suppressa ha sempre tenuto presenti nel definire la sua poetica progettuale.
La seconda parte, quella del museo, si articola seguendo lo sviluppo planimetrico dell’ambiente e si interrompe laddove la muratura antica è lasciata in vista. Tale connubio dà luogo a delle pause formali che accentuano il contrasto dell’insieme e in tal modo rendono esteticamente piacevole la fruizione percettiva di chi percorra quello spazio. Come ben sa l’architetto, l’armonia nasce proprio dal contrasto – almeno questa è l’eredità lasciata dalla cultura classica – e quindi egli ne fa un uso ricorrente, soprattutto rapportando gli spazi vuoti con quelli pieni, gli andamenti verticali con quelli orizzontali e le linee oblique sono messe in contrapposizione; così come ha scelto il colore chiaro e luminoso dell’acero e lo ha contrapposto all’intensità profonda e scura del colore utilizzato per caratterizzare i supporti in metallo.Tutto questo nel rispetto della funzione denotativa e connotativa dei vari elementi dell’insieme: strutture portanti distaccate dalla parete, pannelli con mensola ad angolo acuto – “inginocchiata”, come si usa dire – predisposta per accogliere le informazioni in alfabeto Braille, “tavoli” espositori dei modelli, realizzati in metallo e legno la cui progettazione accurata vale la pena di descrivere nel dettaglio. La  parte in metallo costituisce l’ossatura del “tavolo”: un tubolare di sezione rettangolare, molto ridotto nello spessore così da risultare più leggero visivamente,  forma una u rovesciata che dà luogo a due sole gambe e, al contempo, è utilizzata per servire da base e da fondale per i modelli tramite una lastra a forma di diedro. Tale struttura certo non avrebbe potuto stare in piedi, per cui era necessario prevederne l’ancoraggio. Suppressa ha risolto il problema facendo realizzare una struttura, sempre a forma di u rovesciata, però in legno di acero, e l’ha collocata in opposizione a quella in metallo, fissandovela. In tal modo la stabilità è ottenuta perché la parte in legno funziona sia da supporto per il testo in Braille quanto da doppie gambe – quelle mancanti – per il “tavolo”. Quindi ne viene fuori un oggetto di design molto interessante, di fatto, un’invenzione! Inoltre, tale proposta, assolve anche il compito di consentire a una
persona handicappata, che visiti il museo in carrozzina, di avere lo spazio sufficiente per avvicinarsi ai modelli senza trovare ostacoli.Dunque alla “consistenza alleggerita” del bancone della reception, compresa  la struttura attrezzata che gli sta dietro, si contrappone la parte museale decisamente “inconsistente e aerea”. Emergono le strutture dipinte dei pannelli con le indicazioni/guida e quelle a forma di diedro che ospitano i modelli, l’ossatura dei “tavoli”, lo zoccolo come base delle pareti lignee e la linea materica in rilievo, tracciata sul pavimento, che funge da indicatore di percorso per i non vedenti; il tutto rigorosamente dipinto dello stesso rosso. Ma come si può notare, queste emergenze sono formate da andamenti lineari e da superfici; il volume è generato dalla struttura lignea e data la peculiarità dell’acero, esso risulta addirittura “impalpabile”. Quindi, Suppressa, ha previsto una “gabbia spaziale” nella quale, i vuoti oggettivi e quelli indotti, prevalgono sui pieni e in tal modo ne risulta un esito percettivo assai semplificato, che amplia lo spazio ridotto dell’ambiente e lo qualifica nella sua purezza estetica.
 Altra soluzione di sicuro interesse riguarda il passaggio dall’ambiente rettangolare al successivo, il corridoio che porta alla zona museale del Palazzo dei Vescovi e l’accesso al percorso archeologico attrezzato. Suppressa ha mantenuto coerentemente le stesse caratteristiche cromatiche e lo stesso tipo di materiali ma non solo, con intelligenza, ha cercato di ampliare lo spazio disponibile realizzando, tramite la struttura in acero, due nicchie lungo il percorso, che ospitano i pannelli con le indicazioni esplicative e i campioni di materiale. Inoltre, in corrispondenza del passaggio tra i due ambienti, a segnarne la continuità, ha posto un volume a forma di parallelepipedo, interrotto nella parte centrale, dove, sulla base, ha fatto collocare la scultura della Faustina Maggiore. Ne risulta un percorribilità guidata di notevole livello funzionale e, al contempo, si evidenzia un fluire spaziale – pur nelle condizioni di ristrettezza – costituito da pieni e da vuoti ritmati secondo un armonico accordo che rende l’insieme accogliente e piacevole. Un “riposante” dialogo architettonico, si può dire che sia stato il movente perseguito dal nostro Suppressa, il quale non è la prima volta che ha espresso a livelli di notevole riscontro, tramite le forme, i materiali e il colore, la sua poetica progettuale (moltissimi sono i suoi esempi di architettura d’interni sia civili che religiosi) fatta essenzialmente di significati emblematico/simbolici e di efficacia  funzionale. Tutto questo senza cadere nel compiaciuto formalismo, né senza perdere di vista il compito principale di un architetto che è quello di sapere, senza virtuosismi di sorta, configurare sistemi spaziali organici come il crescere di una pianta. Dando luogo, cosi facendo, a uno sviluppo di interazioni che, appunto, sono in grado di permettere il dialogo tra il fruitore e l’ambiente, come di realizzare episodi che non solo sono utili alla società, ma  risultano anche prerogativa culturale.
LA RISPOSTA A UN’ESIGENZA
Quando l’Assessore alla Cultura della Provincia di Pistoia mi ha rappresentato l’esigenza
di dare una collocazione al Museo Tattile La città da toccare, importante progetto nato dalla collaborazione di Provincia, Regione, Fondazione Caripit e Università di Firenze, che da qualche tempo non aveva più uno spazio espositivo adeguato, ho ritenuto importante individuare una soluzione a questo problema.
La scelta dell’antico Palazzo dei Vescovi di Pistoia è stata dettata dalla volontà di inserirlo in un contesto già musealizzato, per integrarlo con le altre realtà presenti nell’edificio.
L’Arch. Alessandro Suppressa ha splendidamente interpretato le rinnovate esigenze di tutto il complesso.

Dr. Gabriele Zollo, Presidente
Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia
Museo tattile La città da toccare a Pistoia
Progetto: Arch. Alessandro Suppressa con Arch. L. Bonacchi e Arch. C. Giusti
Coordinamento museografico:
D.ssa Manuela Geri (Provincia di Pistoia)
D.ssa Cristina Tuci (Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia)

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