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Quando un camino d’epoca, magnifico nel suo carattere ornamentale, deve anche svolgere la funzione pratica di scaldare l’ambiente, può trovarsi inadeguato per le sue eccessive proporzioni, che fanno si che il calore si disperda più nella canna fumaria che distribuirsi nel locale: in questo caso, senza alterare la superba estetica del camino, riducendone il focolare con “incamiciature” alquanto brutali, si possono soddisfare pienamente le esigenze funzionali inserendo nella bocca del focolare una stufa, che in sintonia con l’aspetto generale sarà in grado di soddisfare il fabbisogno di calore col suo elevato rendimento.
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Storia del fuoco
“… Siamo in Germania, nel 16° secolo. L’abitazione è al primo piano: c’è una stanza più grande delle altre, con finestre vetrate, il soggiorno che confina con la cucina e una stanza da letto (qui le finestre non hanno vetri, tanto non è riscaldata). Nel soggiorno c’è una stufa: è una sporgenza che corrisponde ad una rientranza nella cucina (il camino non si è ancora diffuso da quelle parti) trova la sua strada verso l’esterno passando da alcune aperture nel soffitto e da lì attraverso il tetto di paglia. Questo ha i suoi vantaggi: protegge dai tarli le travi e dagli insetti le granaglie e la frutta secca conservate in solaio. Ma torniamo al soggiorno; c’è un tavolo, due sedie, una cassapanca e una panca addossata alla stufa: quando un bambino è malato lo si fa dormire lì, perché stia più caldo. In cucina, oltre a una madia e uno sgabello, c’è qualche pentola di ferro e di rame, contenitori di terracotta, un setaccio, un coltello, un ceppo, un recipiente per l’acqua, legna da ardere e, sopra il fuoco, una specie di griglia su cui appoggiare pentole e padelle. La camera da letto ha solo un letto su cui dorme tutta la famiglia e una cassapanca con la biancheria. Frida si alza per prima (è anche l’ultima a coricarsi), si copre più che può, indossando il corpetto imbottito, e si muove a tentoni nel buio delle prime ore della fredda giornata invernale. Va in cucina per attizzare il fuoco, accende il lucignolo e preparare la colazione. Oggi Frida è sfortunata: il fuoco si è spento del tutto e le braci sono fredde. Bisogna riaccenderlo, e non è cosa facile. Tastando sulla mensola cerca la pietra focaia e il pezzo di acciaio. Li trova, assieme all’esca e alle stecchette; con le mani intirizzite comincia a batterli l’uno contro l’altro per fare sprizzare le scintille accanto all’esca, che però stenta ad accendersi: forse è umida. Continua a battere, e finalmente una scintilla l’accende. Frida sta pronta ad avvicinare la stacchetta di legno con la punta intinta nello zolfo, che inizia a bruciare con vigore: costano, quelle stecchette, e tanto; bisogna cercare di usarne il meno possibile. Con quella finalmente può accendere il fuoco e il lucignolo. Nello stesso modo si accendeva il fuoco ben prima del tempo dei Romani: solamente lo zolfo sulla punta della stecca, fatta da sempre di lino bruciacchiato o di muschio secco o di legno fradicio, era un’innovazione relativamente recente per la sua epoca. …”
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