L’ascensore come investimento artistico
Testo L. Servadio
Se il vetro è il materiale principe dell’ascensore di oggi, dal vetro si potranno trarre le migliori virtù. Queste sono la trasparenza che significa “leggerezza” agli occhi di chi guarda; significa apertura alle immagini e al transito della luce; significa respiro e libertà. Da tempo è passata l’epoca dell’ascensore riposto nei vani di risulta accanto alla struttura portante dell’edificio, nascosto alla vista come fosse antiestetico. Oggi l’ascensore è il simbolo stesso dell’assialità verticale dell’edificio, è un potenziale “cannon lumière”, è l’asse cartesiano “z” che aggiunge una dimensione nuova all’edificio. E se il vetro è la cifra di questa nuova logica, allora del vetro occorre esplorare tutti i registri espressivi, tutte le potenzialità estetiche. C’è una lunga esperienza in proposito: quella delle vetrate artistiche, che sono da secoli complemento primario dell’architettura, nel momento di incontro tra espressione artistica e luce. La Progetto Arte Poli è un realtà riconosciuta sia a livello nazionale che internazionale che opera nel settore artistico da oltre cinquant’anni.
Definitivamente tolto dal suo ruolo meramente strumentale, l’ascensore diventa occasione creativa, momento che qualifica l’edificio e aggiunge un “plus” di valore estetico. In questa sede aziendale a Modena, la vetrata verticale è elaborata con sensibilità cromatica in uno slancio che accarezza il cielo.
Nelle foto, pareti verticali in vetro soffiato realizzate da Progetto Arte Poli, per il corpo ascensore di un’azienda privata a Modena.
Il filo conduttore che ispira l’attività dell’azienda è quello della bottega d’arte rinascimentale, basato cioè su un alto artigianato che si esprime attraverso la manualità di professionisti cresciuti affiancando il Maestro Albano Poli. Il vetro, la cui anima è la luce che attraversandolo genera colori e forme, non ha finito la sua storia con le grandi vetrate delle cattedrali gotiche: il suo futuro è in nuove frontiere che la Progetto Arte Poli esplora ogni giorno. Come fosse la parete vetrata di un piccolo grattacielo che si erge al centro dell’edificio di un’importante azienda privata di Modena, il vano ascensore qui illustrato interpreta al meglio la sua funzione non solo tecnica ma anche di elemento architettonico di primo piano. Il corpo dell’edificio è lineare e si sviluppa su due livelli segnati dai fascioni orizzontali poggianti sulle pareti laterali. In tal modo l’architettura realizza un gioco di contrasto e incontro: di collaborazione tra la struttura muraria e le pareti trasparenti. Queste restano arretrate e definiscono i luminosi spazi interni, dai quali si attiva un continuo scambio visivo con l’esterno attraverso le vetrature orizzontali. Il corpo ascensore fornisce un’anima di verticalità all’insieme: impernia i due livelli, ne segna il baricentro, si eleva al di sopra della quota di copertura per slanciare verso l’alto il costruito, di per sé appiattito nella dimensione della lunghezza. Data l’importanza radicale del vano ascensore, e in esso della vetrata che apre all’esterno la struttura muraria che lo incornicia, ecco la scelta che fornisce un “quid” in più di valore estetico. Oltre alla razionale dimensionalità del disegno architettonico, si apre lo spazio per un intervento artistico. E la vetrata diventa colore, gesto creativo, invenzione, messaggio. Illuminata da dentro, nella notte è più di un segno: è un canto di allegria, una danza gioiosa, un elemento di vita.
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