Vivere a più dimensioni nel Nido del Falcone

Antichi edifici recuperati e restaurati con materiali naturali e salubri, una tenuta dove tutto quanto viene coltivato è biologico, un maneggio per imparare l’equitazione conoscendo il cavallo: tutto questo e ancor di più è l’agriturismo Nidodelfalcone, tra Orvieto e Cetona.

Old buildings restored using natural materials, ‘green’ faming and horse riding at the Nido del Falcone holiday farm between Orvieto and Cetona.

Progetto: arch.Bruno Dorigo
Servizio di: Daniela Cerri;
Foto di: Francesco Morgana
Testo: dott. arch. Roberto Summer

Nidodelfalcone, nelle colline dell’Umbria che lambiscono la Toscana, tra Orvieto, Cetona, Città della Pieve, a pochi chilometri da Montepulciano e Chiusi, è un agriturismo concepito con criteri particolari, quelli di vivere lentamente, assaporando i piaceri della semplicità, riflettendo sui valori autentici, camminando a piedi per gustare le vere bellezze della natura, imparando l’equitazione per comunicare col cavallo. Da qui discendono la tenuta di 20 ettari coltivati biologicamente a uliveto, vigneto, bosco e pascolo per cavalli allo stato semibrado, da qui nasce il recupero degli antichi edifici condotto con un attento restauro delle peculiarià architettoniche e utilizzando le tecniche della tradizione costruttiva locale e i materiali naturali e salubri, dalla calce, al mattone, al legno alla pietra, recuperandoli il più possibile dagli edifici stessi o rivitalizzandoli con oli, balsami e cere naturali; da qui nasce l’utilizzo dell’energia solare per
produrre acqua calda sanitaria e contribuire al riscaldamento, da qui nasce il riutilizzo dell’acqua piovana che cade sui tetti per alimentare l’irrigazione della tenuta, dopo essere stata raccolta in grandi cisterne.

Nelle foto: La piscina, progettata dall’arch. Dorigo, come la ristrutturazione di tutto il complesso, ha una forma semplice che ben si inserisce nel contesto degli edifici d’epoca e del paesaggio agreste.

The pool, designed by architect Dorigo, as with the rest of the complex, has a simple shape that fits in well with the context of the period building and the rural landscape.

The Nido del Falcone holiday farm is a place in which to enjoy a gentle and slow way of life in which to savour the pleasures of simplicity, contemplating life while enjoying the beauty of the surrounding landscape either on foot or horseback. The farm holding has some twenty thousand hectares with olive groves, vineyards, woods, and semi-wild
pastures for the horses. Here you will find buildings that have been restored with careful attention to the architectural features, and using traditional local building techniques and natural materials such as lime, brick, wood, and stone. As far as possible, these materials have been salvaged from the buildings themselves, the wood being revitalized using oils, balms, and natural waxes. Rainwater is collected from the roofs and used to irrigate the holding after having been collected in large cisterns.

Nelle foto: un bel pergolato di linea semplicissima per le colazioni estive.
Ancora uno scorcio della piscina. Le pietre, i coppi, le porte e le finestre danno sapore.

Shown here, a nice and simple portico for summer luncheons.
Another view of the pool. On this page, the stones, tiles, doors and windows add style.

In Edicola

PER SAPERNE DI PIÙ
La malta denominata “bastarda”, è un composto a base di malta e altri elementi: una mescolanza di uno o più leganti (cemento, gesso, ecc… la più usata è: la malta di cemento, composta da cemento a lenta presa e sabbia con resistenza
meccanica.

Il complesso degli edifici è molto articolato: abbiamo una casa colonica cinquecentesca, probabilmente costruita sopra una tomba etrusca, con torre colombaria, la stalla, la grande cucina con camino e le abitazioni per cinque famiglie,
che ora si è trasformata in tre alloggi per vacanze e in cui la stalla è diventata un salone per freschi convivi estivi, con un portico che ombreggia gli spazi di riunione nelle calde giornate agostane. Abbiamo la Villa Cerqualto (alte querce), un
tempo modesta casa rurale e ora villa per vacanze, ove vivere come le grandi famiglie di un tempo fra arredi appartenuti a un’antica casata aristocratica e romantiche atmosfere e dalle cui finestre panoramiche si gode un panorama
incantevole; qui l’antico forno da pane, ricordo di un passato di autosufficienza alimentare, diventa centro di ogni occasione conviviale. Troviamo poi la Vecchia Posta, restaurata per le occasioni di vita aggregata tutti insieme o per le degustazioni di vini o dei cibi genuini preparati nella cucina. Infine c’è un edificio, diviso in quattro alloggi con vista sulla Valdichiana e Città della Pieve, originario del Cinquecento e ampliato nel 1756, con grande forno a legna, oggi utilizzato per cucinare saporiti arrosti, e con il vecchio lavatoio trasformato in una comoda rinfrescante piscina. E forse è proprio questa grandissima semplicità il massimo della raffinatezza, la ricchezza più sublime del nostr
o tempo.

Le antiche pietre tornano a vivere alla luce del sole e a risplendere
come quando erano state messe insieme dall’anonimo capomastro di secoli fa.

Le antiche pietre

Gran parte del materiale costruttivo originario di questi edifici, insieme ai laterizi, è costituito dalle pietre che in campagna erano usate sia per questione di praticità (erano subito disponibili, e anzi dal dissodamento dei campi se ne ricavavano in abbondanza) sia per un fattore di solidità, visto che con loro si costruivano case che resistevano ai secoli.

Dopo tanto tempo, però, il punto debole dei muri di pietra è la malta, che, più soggetta ai fenomeni di umidità sia per risalita capillare dal terreno sia per pioggia a stravento, tende a sfaldarsi e a perdere la sua capacità di coesione: occorre allora togliere tutte le
parti non più agglomerate e sostituirle con malta fresca, composta di sabbia, acqua e
calce (solo eccezionalmente va aggiunto il cemento, con cui si ottiene la malta
bastarda), badando bene di colmare perfettamente le fughe tra una pietra
e l’altra e di stilarne bene la superficie.

The building complex is very well laid out. There is a sixteenth century farmhouse, probably built above an Etruscan tomb, with a dovecote, stable, large kitchen with fireplace, and lodgings for five families, which has now been transformed into three holiday lodgings. The stable has been converted into a cool summer living room with a portico that provides shade during the hot August days. Villa Cerqualto (tall oaks), once an unassuming country house, is
now a holiday villa where one can live in the fashion of the extended families of times gone by, surrounded by old furniture from a stately home; the windows look onto an enchanting landscape, all of which creates an absorbing and romantic atmosphere. Here the old bread oven, reminiscent of times when self-sufficiency was the norm, has become a focal point for get-togethers. Then there is the Vecchia Posta, restored for large gatherings of family and friends on special occasions, or for the tasting of wine and genuine food prepared in the kitchen. Finally, there is a building that has been divided into four apartments with a view of the Valdichiana and the city of Pieve. It dates to the sixteenth century and has a large wood-burning oven, today used for cooking delicious roasts, and a wash house that has now been converted into a comfortable refreshing swimming pool. All said, perhaps this no-frills simplicity is the epitome
of elegance, and the greatest luxury of today.

Il fascino di questi ambienti è inimitabile,
come la sensazione che si prova a vivere qui tra mille esperienze vive.

Un camino di mattoni che brucia allegramente la legna del bosco, una madia che ospita le squisitezze preparate dal cuoco, una scala di mattoni che conduce a quel posto intimo e segreto, la camera così fresca e riposante, la stalla che torna a nuova vita per ricoverare i cavalli e sellarli per la lezione…

A brick fireplace burns wood from the forest; a bread chest with specialities prepared by the cook; a brick staircase that leads to the cosy hideaway of a cool and restful bedroom; the stable is used once again to provide shelter for the horses and to saddle up for the lesson.

MURATURE IN PIETRA:

Negli agglomerati civili l’uso del sasso si è protratto dal Medioevo sino alla metà di questo secolo, rivelandosi particolarmente diffuso quando, per problemi di reperibilità e di trasporto, poteva essere concorrenziale rispetto al laterizio. Tra i paramenti lapidei che la tradizione edilizia ci ha tramandato, quello in sassi non lavorati è certamente il più
povero; non esiste infatti “sfido” di materiale, ed i sassi venivano scelti nelle zone circostanti, curando di selezionare una pezzatura che, pur nella sua disomogeneità, rientrasse in certi standard fissati, per le dimensioni più grandi, da problemi
di trasporto. Di un livello superiore e di maggiore resistenza sono i muri eseguiti con sassi spaccati. In questo caso venivano scelte pietre venate, in modo che un colpo di mazza le potesse aprire a metà; tutte e due le parti venivano impiegate nel paramento, con una posa accurata, ridurre gli interstizi ed ottenere un piano sufficientemente rettificato.

La tecnica più diffusa per la costruzione degli edifici, generalmente non superiori ai due piani, consisteva nel c
reare muri a forte spessore, rastremati verso l’alto; in generale è dato osservare che lo spessore del muro alla base è di un decimo dell’altezza totale, e che si assottiglia in corrispondenza dei solai. Le dimensioni possenti di questi muri spesso traggono in inganno gli operatori che debbono programmare un intervento; non è raro infatti che siano vuoti al loro interno, oppure riempiti con materiale incoerente. Le ragioni di queste soluzioni vanno ricercate, oltre che nel risparmio di materiale, nella possibilità di distribuire il grande peso su un’area maggiore; infatti sovente ci si meraviglia di come queste strutture siano prive di adeguate fondamenta. Quando queste ultime erano realizzate, venivano curate maggiormente rispetto al muro di elevazione; spesso era impiegata calce in abbondanza, scarsa nel resto della costruzione, se non addirittura assente. L’importante compito della ripartizione dei carichi attribuito alle fondazioni, determinava in alcuni casi l’esecuzione di alcune fila di mattoni sui quali procedere con la più povera muratura in sassi. Mentre la posa in opera dei mattoni segue schemi seriali, quella del sasso richiede una particolare attenzione per assemblare al meglio elementi di forme e dimensioni diverse. I sassi sono posizionati con cura in modo da ridurre al minimo l’impiego di calce, limitata ai soli punti di appoggio. Sovente venivano poste assi, od anche travi di legno inglobate nel muro, aventi funzione di piani di appoggio e per tenere legata la struttura funzione ottenuta anche inframezzando uno o più filari di mattoni.
Nel lavorare accanto a questi muri occorre fare molta attenzione nelle demolizioni o integrazioni parziali, in quanto i sassi sono solo appoggiati, e toglierne uno vuol dire interessare i circostanti. Dal 700 ai nostri giorni il sasso perde la peculiarità di muratura povera, per assumere nell’edilizia civile un valore prevalentemente decorativo. Nei nostri centri a struttura medievale, si notano spesso case a schiera intonacate nel loro prospetto principale, rivolto verso la via larga, mentre nel prospetto sui vicoli stretti il sasso era lasciato a vista. La diversa destinazione del paramento deve essere rispettata: scoprire a vista i sassi precedentemente intonacati per conferire all’edificio un presunto aspetto di rusticità, è scorretto allo stesso modo che intonacare i sassi segnatamente a vista. E’ importante mantenere le murature in sasso superstiti, troppo spesso abbattute senza una precisa giustificazione, se non altro come testimonianze spesso pregevoli delle antiche tecniche costruttive e delle radici storiche alle quali siamo legati. Per le integrazioni e il ripristino vanno impiegati in generale tecniche tradizionali di cuci e scuci; le carotature non sono realizzabili, le iniezioni di malta possono essere efficaci in muri non a secco e con cavità limitate.

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